17 dicembre 2011
Ogni nazione ha le sue tradizioni dedicate al periodo natalizio. Non tutte coincidono con le date, quasi tutte hanno momenti intensi di religiosità, altre vivono il Natale con un momento di sosta dell'anno, durante il quale si possono avere più giorni consecutivi di riposo. Vorrei riportare qui una brevissima carrellata di certi festeggiamenti in luoghi più o meno lontani da noi. A volte, conoscere le abitudini degli altri, ci porta anche a comprenderli meglio e se dobbiamo "rinnovarci", in quanto cittadini del mondo, dobbiamo imparare a rispettare gli altri per quello che fanno, dicono, praticano, senza cadere nel servilismo.
La Provenza, con le sue antiche reminiscenze romane, propone ogni anno riti e ritualità inerenti il Natale e apre il periodo natalizio col période calendale, una fiera mercato provenzale di fine novembre ad Arles, una sorta di mercatini come a Bolzano. Ad Arles è in programma ogni anno il "Salone internazionale dei santonniers" (santonniers: fabbricanti di statuette per il presepio). Nelle famiglie si rivive l'usanza di realizzare la barbadée, mettendo e curando dal 4 dicembre (santa Barbara), patrona dei calderai, a Marsiglia) in tre germogliatori: semi di frumento, lenticchie e farro, che dovranno essere portati a germinazione per il giorno di Natale, in luogo tiepido e buio; dovranno rappresentare una ritornata potenza creativa dalla quale trarre presagi per l'anno a venire.
Nel mese di dicembre a Carpentras, nell'edificio in pietra della Charité, si espongono i santons, curiose statuine d'argilla originarie di Aubagne, nell'entroterra di Marsiglia.
Il 20 di dicembre è tradizione, nelle famiglie, di realizzare il presepe in casa e tutti i componenti della famiglia sono invitati a parteciparvi; in queste occasioni accese discussioni animano i preparativi per decidere le posizioni delle statuine, i materiali con cui realizzare i panorami e le posizioni delle luci. Gesù Bambino si adagerà nella mangiatoia solo la notte del 24 e i Re Magi compariranno solo il 6 gennaio. Fino al 2 febbraio si lascia il presepe costruito, dopodiché, con la Candelora, si ripone tutto quanto per l'anno seguente.
Per la vigilia si prepara il gros souper, prima della messa della mezzanotte.
E' composto da sette piatti che rappresentano i sette dolori della Vergine Maria, sono piatti di magro perché d'attesa, si usano tre tovaglie bianche, tre candelieri di altrettante candele bianche accese che vogliono esprimere il concetto di Trinità, accanto vanno sistemate le tre ciotole dei semi germogliati, la barbadée.
Un posto a tavola dovrà essere lasciato vuoto perché è considerato il "coperto del povero" in onore ai defunti; un grosso pane rotondo e dodici pagnottelle che vogliono rappresentare Gesù e i 12 Apostoli. Poi non possono mancare bottiglie di vino cotto che sarà bevuto dopo la messa e tredici dessert della tradizione. Il 13 è un altro riferimento mistico a Gesù e agli Apostoli. I dolci avranno come ingredienti: noci, mandorle, nocciole, marmellata di mele cotogne, torrone bianco, torrone al cioccolato, pere, fichi secchi, uva, melone bianco e gelatine di frutta, il tutto da gustare dopo la mezzanotte.
Inoltrandoci verso Oriente, lontani dalla visione consumistica occidentale, la festività è vissuta in maniera solenne e contemporaneamente intima. Sulle tavole il pesce offre un simbolo di continuità, di alleanza, vita e rinascita spirituale. Nella tradizione Maronita sono importanti gli scenari da presepe di Annaïa, località nota per la tomba di Keddis K'bir, il Grande Santo dei miracoli (padre Charbel, monaco dell'ordine libanese maronita vissuto nel XIX secolo). Da Damasco ad Aleppo, verso Latakia e Abu Kemal, al confine con l'Iraq, il Natale è atteso con tranquillità dai cristiani del posto, che sono sempre alla ricerca di rapporti sempre più solidali con tutti. La chiesa di Antiochia dei siri ortodossi lo ricorda unitamente alla Chiesa dei siri cattolici e alla Chiesa melchita cattolica nel giorno del calendario gregoriano, cioè il 25 dicembre, proprio come a Roma. Qualcuno abbozza un presepe, ispirato alle oasi e alle vie carovaniere simili a quelle che potrebbero avere percorso i Re Magi.
Il Natale Caldeo è celebrato con solenne semplicità il 25 dicembre, invece i seguaci dell'Antica Chiesa lo festeggiano il 7 gennaio, seguendo l'uso ortodosso.
In Iraq non vi sono abeti decorati, né presepi di tipo occidentale. Dopo le cerimonie religiose ci si abbraccia e ci si scambia gli auguri, in famiglia ci si scambiano i regali.
Nel Kerala si festeggia con la messa di mezzanotte del 25 dicembre e nei villaggi cristiani gli amici si scambiano vassoi colmi di frutta e dolci,. Le chiese offrono l'angolo del presepe o una rappresentazione della Sacra Famiglia, vengono addobbati gli alberi di banani. Nelle case cristiane vengono accese lampade e luci.
Il Natale Greco-Ortodosso, anch'esso con cadenza al 25 dicembre, è festeggiato con solennità tutta orientale, accanto al presepe e ai propri cari, anche con un albero addobbato. La notte della vigilia i ragazzi escono a cantare la calanda di augurio, di casa in casa, mentre nelle famiglie si impasta e cuoce il Christòpsomo, il "pane di Cristo" che verrà mangiato il giorno dopo, spezzato dal capo famiglia.
In Armenia si festeggia il 6 gennaio, in parallelo con l'Epifania, seguendo i dettami del Cristianesimo pre-calcedonese, antecedente cioè il Concilio del 451.
Galantpapa, Babbo Natale, e Zmerpapik, Papà Inverno portano i doni ai bambini.
Per i Russi-Ortodossi il Natale si celebra il 7 gennaio in chiese adorne e molto incensate. Per i fedeli rappresenta una giornata molto particolare. La liturgia natalizia è assai suggestiva e ricca di canti. Vengono decorati gli abeti all'aperto che testimoniano un culto domestico da sempre rinnovato. Il giorno della festività ci si incontra con amici e parenti e ci si scambiano i regali.
Preceduto da un periodo di digiuno di 40 giorni, il Natale Copto-Ortodosso succede al mese di dicembre, consacrato alla Madonna, raggiungendo il culmine nella festività vera e propria del 7 gennaio. Nel mese di dicembre ogni giorno viene ricordata la figura di una santa cristiana come simbolo dell'umanità in marcia verso Dio. Qualcuno azzarda un presepe in famiglia, ricco di spiritualità.
Gli etiopi ortodossi festeggiano il 7 gennaio, dodici giorni prima della festa di Timket (cioè l'Epifania) con cui si fa memoria del battesimo di Gesù nel Giordano. Nella liturgia etiopica il Natale non viene considerato come festa importante anche se la messa di mezzanotte è sempre solenne e festosa.
Più a Oriente ancora
Nelle Filippine, l'unico grande paese cattolico del Sud-Est asiatico, si possono trovare tanti riti tipici dell'occidente.
La messa si canta di buon mattino e viene chiamata la Misa de Gallo, e sarà celebrata durante i nove giorni che precedono il Natale. A mezzanotte del 25 si celebra la Noche Buena, la Notte Santa, poi tutti a casa, in allegria, a pranzare e aprire i regali sotto l'albero con parenti e amici.
Sicuramente abbiamo solo considerato la punta di un iceberg. Solo in Italia, a pochi chilometri di distanza, cambiano gli usi e i costumi, dunque, in giro per il mondo, chissà quante storie si potrebbero ascoltare. Concludo con un pensiero di Tagore:
Il Figlio del Padre
nasce nella nostra vita
il giorno in cui compiamo
una rinuncia
in nome della verità:
il giorno in cui
chiamiamo fratello
con amore vero
un altro uomo.
Questo è il Natale,
in qualsiasi momento avvenga.
Rubrica natalizia a cura di Franca Oberti
La Provenza, con le sue antiche reminiscenze romane, propone ogni anno riti e ritualità inerenti il Natale e apre il periodo natalizio col période calendale, una fiera mercato provenzale di fine novembre ad Arles, una sorta di mercatini come a Bolzano. Ad Arles è in programma ogni anno il "Salone internazionale dei santonniers" (santonniers: fabbricanti di statuette per il presepio). Nelle famiglie si rivive l'usanza di realizzare la barbadée, mettendo e curando dal 4 dicembre (santa Barbara), patrona dei calderai, a Marsiglia) in tre germogliatori: semi di frumento, lenticchie e farro, che dovranno essere portati a germinazione per il giorno di Natale, in luogo tiepido e buio; dovranno rappresentare una ritornata potenza creativa dalla quale trarre presagi per l'anno a venire.
Nel mese di dicembre a Carpentras, nell'edificio in pietra della Charité, si espongono i santons, curiose statuine d'argilla originarie di Aubagne, nell'entroterra di Marsiglia.
Il 20 di dicembre è tradizione, nelle famiglie, di realizzare il presepe in casa e tutti i componenti della famiglia sono invitati a parteciparvi; in queste occasioni accese discussioni animano i preparativi per decidere le posizioni delle statuine, i materiali con cui realizzare i panorami e le posizioni delle luci. Gesù Bambino si adagerà nella mangiatoia solo la notte del 24 e i Re Magi compariranno solo il 6 gennaio. Fino al 2 febbraio si lascia il presepe costruito, dopodiché, con la Candelora, si ripone tutto quanto per l'anno seguente.
Per la vigilia si prepara il gros souper, prima della messa della mezzanotte.
E' composto da sette piatti che rappresentano i sette dolori della Vergine Maria, sono piatti di magro perché d'attesa, si usano tre tovaglie bianche, tre candelieri di altrettante candele bianche accese che vogliono esprimere il concetto di Trinità, accanto vanno sistemate le tre ciotole dei semi germogliati, la barbadée.
Un posto a tavola dovrà essere lasciato vuoto perché è considerato il "coperto del povero" in onore ai defunti; un grosso pane rotondo e dodici pagnottelle che vogliono rappresentare Gesù e i 12 Apostoli. Poi non possono mancare bottiglie di vino cotto che sarà bevuto dopo la messa e tredici dessert della tradizione. Il 13 è un altro riferimento mistico a Gesù e agli Apostoli. I dolci avranno come ingredienti: noci, mandorle, nocciole, marmellata di mele cotogne, torrone bianco, torrone al cioccolato, pere, fichi secchi, uva, melone bianco e gelatine di frutta, il tutto da gustare dopo la mezzanotte.
Inoltrandoci verso Oriente, lontani dalla visione consumistica occidentale, la festività è vissuta in maniera solenne e contemporaneamente intima. Sulle tavole il pesce offre un simbolo di continuità, di alleanza, vita e rinascita spirituale. Nella tradizione Maronita sono importanti gli scenari da presepe di Annaïa, località nota per la tomba di Keddis K'bir, il Grande Santo dei miracoli (padre Charbel, monaco dell'ordine libanese maronita vissuto nel XIX secolo). Da Damasco ad Aleppo, verso Latakia e Abu Kemal, al confine con l'Iraq, il Natale è atteso con tranquillità dai cristiani del posto, che sono sempre alla ricerca di rapporti sempre più solidali con tutti. La chiesa di Antiochia dei siri ortodossi lo ricorda unitamente alla Chiesa dei siri cattolici e alla Chiesa melchita cattolica nel giorno del calendario gregoriano, cioè il 25 dicembre, proprio come a Roma. Qualcuno abbozza un presepe, ispirato alle oasi e alle vie carovaniere simili a quelle che potrebbero avere percorso i Re Magi.
Il Natale Caldeo è celebrato con solenne semplicità il 25 dicembre, invece i seguaci dell'Antica Chiesa lo festeggiano il 7 gennaio, seguendo l'uso ortodosso.
In Iraq non vi sono abeti decorati, né presepi di tipo occidentale. Dopo le cerimonie religiose ci si abbraccia e ci si scambia gli auguri, in famiglia ci si scambiano i regali.
Nel Kerala si festeggia con la messa di mezzanotte del 25 dicembre e nei villaggi cristiani gli amici si scambiano vassoi colmi di frutta e dolci,. Le chiese offrono l'angolo del presepe o una rappresentazione della Sacra Famiglia, vengono addobbati gli alberi di banani. Nelle case cristiane vengono accese lampade e luci.
Il Natale Greco-Ortodosso, anch'esso con cadenza al 25 dicembre, è festeggiato con solennità tutta orientale, accanto al presepe e ai propri cari, anche con un albero addobbato. La notte della vigilia i ragazzi escono a cantare la calanda di augurio, di casa in casa, mentre nelle famiglie si impasta e cuoce il Christòpsomo, il "pane di Cristo" che verrà mangiato il giorno dopo, spezzato dal capo famiglia.
In Armenia si festeggia il 6 gennaio, in parallelo con l'Epifania, seguendo i dettami del Cristianesimo pre-calcedonese, antecedente cioè il Concilio del 451.
Galantpapa, Babbo Natale, e Zmerpapik, Papà Inverno portano i doni ai bambini.
Per i Russi-Ortodossi il Natale si celebra il 7 gennaio in chiese adorne e molto incensate. Per i fedeli rappresenta una giornata molto particolare. La liturgia natalizia è assai suggestiva e ricca di canti. Vengono decorati gli abeti all'aperto che testimoniano un culto domestico da sempre rinnovato. Il giorno della festività ci si incontra con amici e parenti e ci si scambiano i regali.
Preceduto da un periodo di digiuno di 40 giorni, il Natale Copto-Ortodosso succede al mese di dicembre, consacrato alla Madonna, raggiungendo il culmine nella festività vera e propria del 7 gennaio. Nel mese di dicembre ogni giorno viene ricordata la figura di una santa cristiana come simbolo dell'umanità in marcia verso Dio. Qualcuno azzarda un presepe in famiglia, ricco di spiritualità.
Gli etiopi ortodossi festeggiano il 7 gennaio, dodici giorni prima della festa di Timket (cioè l'Epifania) con cui si fa memoria del battesimo di Gesù nel Giordano. Nella liturgia etiopica il Natale non viene considerato come festa importante anche se la messa di mezzanotte è sempre solenne e festosa.
Più a Oriente ancora
Nelle Filippine, l'unico grande paese cattolico del Sud-Est asiatico, si possono trovare tanti riti tipici dell'occidente.
La messa si canta di buon mattino e viene chiamata la Misa de Gallo, e sarà celebrata durante i nove giorni che precedono il Natale. A mezzanotte del 25 si celebra la Noche Buena, la Notte Santa, poi tutti a casa, in allegria, a pranzare e aprire i regali sotto l'albero con parenti e amici.
Sicuramente abbiamo solo considerato la punta di un iceberg. Solo in Italia, a pochi chilometri di distanza, cambiano gli usi e i costumi, dunque, in giro per il mondo, chissà quante storie si potrebbero ascoltare. Concludo con un pensiero di Tagore:
Il Figlio del Padre
nasce nella nostra vita
il giorno in cui compiamo
una rinuncia
in nome della verità:
il giorno in cui
chiamiamo fratello
con amore vero
un altro uomo.
Questo è il Natale,
in qualsiasi momento avvenga.
Rubrica natalizia a cura di Franca Oberti
