Calco: la 'Brianza di un tempo' rivive nelle poesie scritte in dialetto da Giancarlo Sala

sembrano ‘duri' ma non lo sono" ha spiegato. "La mia è anche una ‘rivendicazione sociale' per ricordare chi prima di me ha provato le mie stesse emozioni. Un modo per far rivivere le persone e i fatti". E di persone e fatti parlano infatti le sue creazioni, ma anche di luoghi, amori, situazioni vissute o semplicemente viste. Sono tantissime le poesie scritte da Giancarlo: "la prima, in dialetto, l'ho scritta a quattordici anni e ho vinto subito un concorso". Fortuna del principiante? Forse. Ma alla prima vittoria ne sono seguite tante altre, così come ricordano le numerose targhe presenti sulle mensole nella graziosa abitazione in Via Italia, proprio all'interno di un cortile a ringhiera che ricorda, neanche a farlo apposta, quelli di una volta. E sul caminetto dal salotto, tanti post-it: "scrivo appunti e li attacco lì. Ho anche un sacco di bigliettini sulla scrivania. Ci sono anche scontrini fiscali con scarabocchiata dietro qualche parola" ha raccontato Giancarlo. Sono più di 300 le poesie scritte dall'originale artista calchese: "tante altre le ho in ‘stand-by': sono lì, in attesa di venire fuori per la stesura completa. Altre invece le ho perse. Diciamo che sono un po' naif e disordinato" ha ammesso simpaticamente.
Giancarlo Sala di fronte ai suoi post-it
Appeso alla parete del soggiorno c'è anche un calendario con le sue poesie. "Dal 2002 ne produco uno ogni anno. Poi lo regalo a parenti, amici e a chi me lo chiede". Una sorta di promemoria annuale dunque. Ma Giancarlo le sue poesie non le scrive soltanto. Su richiesta si presta anche a leggerle nei bar o nei locali che glielo chiedono. Collabora inoltre con diverse associazioni locali, con la biblioteca di Calco, con alcune riviste ed è iscritto al circolo letterario Pickwick di Besana Brianza. Uno scrittore quindi a "tuttotondo" con un passato anche come dj a Rovagnate e Bellusco e come attore nella compagnia teatrale del paese. "Qualche volta mi è stato chiesto di fare il giudice in alcuni concorsi. Ho accettato per cortesia ma non mi piace molto valutare le poesie degli altri. Un paio di amici mi hanno invece chiesto di scrivere poesie per le loro fidanzate ma tutti e due poi sono stati lasciati. Mi sa che per queste cose non porto molta fortuna" ha riconosciuto divertito."La pistola che ho puntato alla testa si chiama poesia" si legge su un cartoncino appoggiato sopra il lettore dvd. Sono parole di Alda Merini ma, scambiate due parole con Giancarlo Sala, potrebbero tranquillamente riferirsi a lui.
Litanei e Rusari (dedicata alla madre Marisa)
Deent al too rusari
Imparà a dutrina
Fa de litanei e dialètt
Te casciavet deent tùcc
Sònt, malaa, e muribùnd
Te scultavi e rispundevi
(cumè riusivi)
L'era dura stàt adrè
I too litanei eren memòri
Menòri di too tèmp
Staii frècc e cùrt carezà
Dal vènt de masc
Adès che te senti puoè
Dee ul too rusari
Pruarò a regurdass
I misteri del Calvari
E ancà se te lè sempèr savù
Che mee e ùl rosari
Sèm mai sta amis
Stasira un Ave Maria
Nèl too latèn
Te la disi
Per sentèt amò
In cusina
Che te continue la desina
Giancarlo Sala
Cardègh de pajaa
Cardègh de pajaa
Vegi che savèven de stala
Cùnt setà i nost vècc
Sèmper intent a cuntala
Induè cùun umiltà
Ul bagaj scultava
La vus del pà
Induè i dònn giustàven culzètt
Tut lis e strepenà
Ma anc'amò noeuf
Per vèss cambià
L'hoo vista ier
Prunta per vèss brusada
L'ultima cadrega impajada
La tentazzion l'era de ciapala
Netala, giustala, infèn lustrala
Ma poue hoo pensà
Slvala l'era un poo
Cumè cundanala a vif un teemp urmai malaa
Chel g'haa poue bisogn
Di cardegh impaiaa
E soo turnà
A vardà i cardèch
De sta inutel società.
Giancarlo Sala