10 dicembre 2011
Circa dieci anni fa ebbi la fortuna di iniziare una proficua collaborazione con la redazione della rivista "Famiglia in dialogo", Direttore un Padre Monfortano di Treviglio, Padre Pietro Burrascano. Mi chiese di parlare del Natale nella mia famiglia e io scrissi le righe che propongo per questo 10 dicembre. A questo racconto devo ormai aggiungere altri 10 anni di ricordi, ma per non appesantire il lettore che aspetta di leggere qualcosa di "leggero" e godibile, ecco il racconto dei Natali di una parte di vita.
I MIEI NATALI
Ci sono Natali tristi e Natali gioiosi, nel corso della nostra vita. Qualche volta incappiamo in certi periodi che con i loro eventi conflittuali, rovinano le Feste oppure le rendono più felici di quanto ci aspettassimo.
I miei Natali ormai raggiungono un numero considerevole di anni e a questo punto è quasi possibile fare un bilancio e capire se la vita mi ha offerto più gioia o più malinconia durante queste festività annuali.
Si possono anche dividere in senso verticale e formare così una griglia sulla quale mettere stelline o lacrimucce e creare un grafico luminoso e opalescente.
Ed ecco nel mio grafico immaginario i Natali bambina, le feste di Capodanno da adolescente, dove si aspettava con trepidazione che il Natale passasse in fretta, i Natali da sposa, da mamma, i Natali coi figli adulti.
Non posso dimenticare nel mio schema natalizio, il rapporto con altri membri della famiglia, durante certi Natali. E allora aggiungo il Natale con la famiglia della mia mamma, il Natale coi miei nonni, quello coi suoceri e il Natale da suocera.
E' un variopinto e fantasmagorico grafico quello che lentamente si visualizza nella mia mente e i ricordi si possono appendere con fili d'oro e d'argento simboleggiandoli con tettucci ricoperti di neve, con bambole di celluloide, con trenini elettrici o casette della Barbie.
I regali hanno sempre avuto una parte importante, fin dall'infanzia, anche se ai nostri giorni sono diventati una lotta allo spreco, un'offesa alla povertà e una corsa sfrenata ad un consumismo ingiustificato.
In famiglia si ironizza per la mia mania del riciclo, ed ogni anno i miei figli scommettono sull'anno nel quale la carta del loro pacchetto è nata. Chiedo sempre loro di non strapparla e di slegare, quando possibile, i nastri, per poterli riutilizzare. A volte temo di essere patetica, ma tutto questo mi la coscienza di occidentale che non sa cosa vuol dire essere povero; credo, con questi piccoli risparmi, di contribuire in favore dell'ambiente in cui viviamo.
Ma tirando le somme dei miei Natali, quelli che ricordo con grande gioia e tanta nostalgia, sono quelle fredde mattinate, durante le quali si sentivano arrivare bisbigli dalla camera dei bambini e dopo qualche minuto li sentivo scendere dai loro lettini caldi, infilare velocemente le ciabattine e correre nel soggiorno per cercare sotto l'albero i loro pacchetti.
Babbo Natale era arrivato durante la notte (quante nottate a incartare pacchetti!) e loro, appena svegli, non resistevano alla tentazione di correre a guardare cosa aveva portato. Ancora non era l'alba e nella casa era ancora freddo. Si portavano la copertina e si accoccolavano sul tappeto del salotto dopo aver diviso diligentemente i pacchi coi loro nomi.
Mio marito ed io uscivamo in silenzio dal buio della nostra camera e ci fermavamo nella cornice della porta per contemplare questo splendido quadretto. Si stava abbracciati per scaldarci e qualche volta abbiamo anche tentato di lamentarci per l'ora, ma senza esito o vago senso di colpa. L'eccitazione dell'apertura dei pacchi superava qualsiasi desiderio di sonno e i bambini avevano gli occhi che brillavano mentre scoprivano questo o quel dono che desideravano da tempo.
Tutto finiva in poco tempo, ma quegli attimi di gioia sono rimasti impressi nella memoria di ogni membro della famiglia.
Ogni tanto, ancora adesso che sono adulti, ricordiamo con grande gioia quel bellissimo periodo.
I nostri figli non hanno voluto perdere l'abitudine di scartare i pacchi natalizi come si faceva allora. L'ingenuità di bambini non c'è più, ma è rimasto il desiderio di condividere questo piacere con la famiglia e il rito che ci accomuna lo teniamo vivo nelle nostre tradizioni. Qualche volta cerchiamo di imporci un ridimensionamento delle scelte, facendole diventare mirate e non casuali. Cerchiamo, oggi, di suggerire questo o quel regalo per l'uno o per l'altro, evitando sprechi o acquisti inutili. A volte proponiamo noi stessi un oggetto che vorremmo o un desiderio accantonato.
Ma il regalo più bello che ho avuto da questi Natali non è il pacco, l'oggetto, ma il momento in cui noi genitori incartiamo, scriviamo i nomi dei bambini su ogni pacco, cuciniamo i piatti della tradizione; oppure il momento in cui scartiamo i regali, vediamo la gioia dei loro occhi e ci sentiamo grati per quello che la vita ci ha donato. E ogni anno tutto si ripete, e anno dopo anno, ci ritroviamo a commentare: "Ti ricordi?..."
Rubrica natalizia a cura di Franca Oberti
I MIEI NATALI
Ci sono Natali tristi e Natali gioiosi, nel corso della nostra vita. Qualche volta incappiamo in certi periodi che con i loro eventi conflittuali, rovinano le Feste oppure le rendono più felici di quanto ci aspettassimo.
I miei Natali ormai raggiungono un numero considerevole di anni e a questo punto è quasi possibile fare un bilancio e capire se la vita mi ha offerto più gioia o più malinconia durante queste festività annuali.
Si possono anche dividere in senso verticale e formare così una griglia sulla quale mettere stelline o lacrimucce e creare un grafico luminoso e opalescente.
Ed ecco nel mio grafico immaginario i Natali bambina, le feste di Capodanno da adolescente, dove si aspettava con trepidazione che il Natale passasse in fretta, i Natali da sposa, da mamma, i Natali coi figli adulti.
Non posso dimenticare nel mio schema natalizio, il rapporto con altri membri della famiglia, durante certi Natali. E allora aggiungo il Natale con la famiglia della mia mamma, il Natale coi miei nonni, quello coi suoceri e il Natale da suocera.
E' un variopinto e fantasmagorico grafico quello che lentamente si visualizza nella mia mente e i ricordi si possono appendere con fili d'oro e d'argento simboleggiandoli con tettucci ricoperti di neve, con bambole di celluloide, con trenini elettrici o casette della Barbie.
I regali hanno sempre avuto una parte importante, fin dall'infanzia, anche se ai nostri giorni sono diventati una lotta allo spreco, un'offesa alla povertà e una corsa sfrenata ad un consumismo ingiustificato.
In famiglia si ironizza per la mia mania del riciclo, ed ogni anno i miei figli scommettono sull'anno nel quale la carta del loro pacchetto è nata. Chiedo sempre loro di non strapparla e di slegare, quando possibile, i nastri, per poterli riutilizzare. A volte temo di essere patetica, ma tutto questo mi la coscienza di occidentale che non sa cosa vuol dire essere povero; credo, con questi piccoli risparmi, di contribuire in favore dell'ambiente in cui viviamo.
Ma tirando le somme dei miei Natali, quelli che ricordo con grande gioia e tanta nostalgia, sono quelle fredde mattinate, durante le quali si sentivano arrivare bisbigli dalla camera dei bambini e dopo qualche minuto li sentivo scendere dai loro lettini caldi, infilare velocemente le ciabattine e correre nel soggiorno per cercare sotto l'albero i loro pacchetti.
Babbo Natale era arrivato durante la notte (quante nottate a incartare pacchetti!) e loro, appena svegli, non resistevano alla tentazione di correre a guardare cosa aveva portato. Ancora non era l'alba e nella casa era ancora freddo. Si portavano la copertina e si accoccolavano sul tappeto del salotto dopo aver diviso diligentemente i pacchi coi loro nomi.
Mio marito ed io uscivamo in silenzio dal buio della nostra camera e ci fermavamo nella cornice della porta per contemplare questo splendido quadretto. Si stava abbracciati per scaldarci e qualche volta abbiamo anche tentato di lamentarci per l'ora, ma senza esito o vago senso di colpa. L'eccitazione dell'apertura dei pacchi superava qualsiasi desiderio di sonno e i bambini avevano gli occhi che brillavano mentre scoprivano questo o quel dono che desideravano da tempo.
Tutto finiva in poco tempo, ma quegli attimi di gioia sono rimasti impressi nella memoria di ogni membro della famiglia.
Ogni tanto, ancora adesso che sono adulti, ricordiamo con grande gioia quel bellissimo periodo.
I nostri figli non hanno voluto perdere l'abitudine di scartare i pacchi natalizi come si faceva allora. L'ingenuità di bambini non c'è più, ma è rimasto il desiderio di condividere questo piacere con la famiglia e il rito che ci accomuna lo teniamo vivo nelle nostre tradizioni. Qualche volta cerchiamo di imporci un ridimensionamento delle scelte, facendole diventare mirate e non casuali. Cerchiamo, oggi, di suggerire questo o quel regalo per l'uno o per l'altro, evitando sprechi o acquisti inutili. A volte proponiamo noi stessi un oggetto che vorremmo o un desiderio accantonato.
Ma il regalo più bello che ho avuto da questi Natali non è il pacco, l'oggetto, ma il momento in cui noi genitori incartiamo, scriviamo i nomi dei bambini su ogni pacco, cuciniamo i piatti della tradizione; oppure il momento in cui scartiamo i regali, vediamo la gioia dei loro occhi e ci sentiamo grati per quello che la vita ci ha donato. E ogni anno tutto si ripete, e anno dopo anno, ci ritroviamo a commentare: "Ti ricordi?..."
Rubrica natalizia a cura di Franca Oberti
