Il confronto serio si fa sui fatti

Buongiorno Signor Direttore e buon Natale Replica a un intervento del signor Emilio fans Meloniano Quando il confronto politico scivola nell’insulto ideologico, è segno che gli argomenti stanno finendo. Definire “comunista” chiunque osi criticare l’operato del Presidente del Consiglio non è solo offensivo, ma soprattutto rivelatore di una povertà culturale che nulla ha a che vedere con il dibattito democratico. La critica a un governo non è un atto di militanza ideologica: è un diritto costituzionale e un dovere civico. Liquidarla con un’etichetta novecentesca significa rinunciare al confronto sui fatti e rifugiarsi nello slogan, strumento tipico di chi non ha risposte nel merito. Sul tema dell’immigrazione, i numeri citati sugli sbarchi, pur formalmente corretti, vengono usati in modo fuorviante. Il calo rispetto al 2023 è noto, ma è dovuto in larga misura ad accordi con Paesi terzi finanziati dall’Italia e dall’Unione Europea, oltre a fattori geopolitici e stagionali. Tacciono invece dati altrettanto rilevanti: rimpatri ancora limitati, costi crescenti per i comuni, sistemi di accoglienza sotto pressione. Raccontare solo ciò che conviene non significa dire la verità, ma costruire una narrazione. Anche sul piano economico si continua a confondere la propaganda con l’analisi. Spread e rating non sono il termometro del benessere di un Paese. La riduzione dello spread è un fenomeno europeo, legato alle politiche della BCE e all’andamento dei tassi, non una medaglia da appuntare esclusivamente al governo di turno. Il ritorno all’avanzo primario e il rientro del deficit sono dati reali, ma ottenuti principalmente attraverso la compressione della spesa pubblica e la fine delle misure straordinarie post-Covid. Nel frattempo, sanità pubblica sottofinanziata, salari reali ancora inferiori ai livelli pre-2019 e diffusione del lavoro povero restano fatti certificati da ISTAT, INPS e Banca d’Italia. I numeri, a differenza degli slogan, non hanno colore politico. E soprattutto non cambiano se si insulta chi li legge e li interpreta. Dare del “comunista” a chi critica non rafforza un governo: ne mostra soltanto la fragilità difensiva dei sostenitori piu rumorosi.Il confronto serio si fa sui fatti. Il resto è solo rumore.
Buone feste
Piero
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