''Progetto Rondine'': Cecilia e il suo 4° anno di Liceo in un contesto molto speciale
Un progetto poco conosciuto nonostante abbia una grande valenza sia culturale che umana: è il Progetto Rondine e a raccontarlo è Cecilia Conca, 17enne di Osnago che questa esperienza la sta vivendo in prima persona. Semplificando molto è la frequenza del quarto anno di liceo in un contesto molto speciale, in cui studiano e convivono ragazzi e ragazze di tutta Italia spinti da una forte motivazione sociale, accanto a studenti di età maggiore provenienti da tutto il mondo e in particolare da contesti di guerra.
Lo studentato internazionale o World House, da cui si sviluppa la cittadella della Pace, è il cuore del Progetto Rondine ed esiste dal 1998. Più recente invece la creazione di classi di studenti italiani che frequentano il quarto anno e di cui, come dice Cecilia, i più grandi sono come i “fratelli maggiori”.
“Ci sono ragazzi russi e ucraini, palestinesi e israeliani, provenienti dal Kosovo o dal Mali”, racconta la studentessa che, prima di aderire al progetto, ha frequentato il Liceo Bertacchi Scienze Umane di Lecco, dove tornerà poi per la frequenza dell’ultimo anno. “Con i fratelli più grandi abbiamo avuto momenti di incontro, abbiamo pranzato insieme in una cena internazionale con piatti tipici, alcuni di loro che non possono tornare al Paese d’origine vengono ospitati dai miei compagni per le feste natalizie. Con loro si è creato un legame molto bello”.
Ma a livello pratico, come è organizzata la realtà dal punto di vista scolastico?
“La mia classe è composta da 26 studenti, di cui 17 femmine e 9 maschi. Siamo tutti studenti liceali ma di diversi indirizzi, quindi abbiamo alcune ore di lezione in comune, per esempio per italiano, storia, inglese, religione, e altre ore in cui ci dividiamo per le materie specifiche di ciascun indirizzo. A livello burocratico ci appoggiamo al liceo Redi di Arezzo, da cui provengono anche i docenti”.
Se pensate però alle lezioni tradizionali di tipo frontale, siete fuori strada. Intanto perché durante le ore di indirizzo i gruppi sono ridotti e poi perché il metodo Rondine si basa su presupposti totalmente diversi. “Lo studente deve essere attivo, con gli insegnanti c’è molto dialogo e confronto. C’è un forte legame con l’attualità e con la nostra vita”.
Questi aspetti sono presenti soprattutto durante le ore pomeridiane che riguardano tre aspetti: abitare sé stessi, verso il terzo millennio e vocazione professionale. Qui entrano in gioco anche docenti universitari, psicologi e professionisti di vari settori, oltre che gli stessi studenti della World House. “Siamo seguiti da un tutor di riferimento sia durante le ore curricolari che in quelle pomeridiane. C’è un forte senso di comunità sia con i docenti che con il tutor, si creano rapporti che ti aiutano a conoscere te stesso tramite gli altri. Con loro senti di poterti fidare, di essere al sicuro”.
Tutto questo ovviamente ha un costo piuttosto elevato e Cecilia ha potuto usufruirne grazie a tre borse di studio: della Fondazione Bpm, della Fondazione Cariplo e del Fondo Portaverta. Nella selezione dei partecipanti è molto importante la motivazione ma anche il legame con il territorio. Durante il percorso si viene infatti sollecitati a realizzare un progetto a impatto sociale che risponda a bisogni concreti di coesione sociale dei diversi luoghi del nostro Paese. “È un’esperienza unica, che consiglio tantissimo, perché aumenta la consapevolezza di te stessa e dell’ambiente in cui vivi”, afferma Cecilia. “Certo occorre ‘scomodarsi’, perché non è facile vivere insieme a persone provenienti da luoghi diversi e che inizialmente non conosci”.
Intanto si sta pensando di realizzare una Sezione Rondine presso il liceo scientifico Agnesi di Merate. “Stiamo verificando la possibilità di attivare una sezione Rondine al liceo di Merate, ci sono insegnanti interessati ma naturalmente nel caso sarà poi la dirigenza dell'istituto a decidere”, riferisce Paolo Strina di Portaverta e Progetto Osnago. “A gennaio faremo un collegamento in videoconferenza con Giovanni Rossi, che è il referente per i contatti con le scuole della Sperimentazione Nazionale e referente per il Corso di Formazione Docenti e Tutor per Rondine”.
Il Progetto Rondine è stato presentato martedì 16 a Osnago presso Spazio Aperto da Cecilia Conca, in presenza, e con Giovanni Rossi in videocollegamento.
Lo studentato internazionale o World House, da cui si sviluppa la cittadella della Pace, è il cuore del Progetto Rondine ed esiste dal 1998. Più recente invece la creazione di classi di studenti italiani che frequentano il quarto anno e di cui, come dice Cecilia, i più grandi sono come i “fratelli maggiori”.

Ma a livello pratico, come è organizzata la realtà dal punto di vista scolastico?
“La mia classe è composta da 26 studenti, di cui 17 femmine e 9 maschi. Siamo tutti studenti liceali ma di diversi indirizzi, quindi abbiamo alcune ore di lezione in comune, per esempio per italiano, storia, inglese, religione, e altre ore in cui ci dividiamo per le materie specifiche di ciascun indirizzo. A livello burocratico ci appoggiamo al liceo Redi di Arezzo, da cui provengono anche i docenti”.
Se pensate però alle lezioni tradizionali di tipo frontale, siete fuori strada. Intanto perché durante le ore di indirizzo i gruppi sono ridotti e poi perché il metodo Rondine si basa su presupposti totalmente diversi. “Lo studente deve essere attivo, con gli insegnanti c’è molto dialogo e confronto. C’è un forte legame con l’attualità e con la nostra vita”.
Questi aspetti sono presenti soprattutto durante le ore pomeridiane che riguardano tre aspetti: abitare sé stessi, verso il terzo millennio e vocazione professionale. Qui entrano in gioco anche docenti universitari, psicologi e professionisti di vari settori, oltre che gli stessi studenti della World House. “Siamo seguiti da un tutor di riferimento sia durante le ore curricolari che in quelle pomeridiane. C’è un forte senso di comunità sia con i docenti che con il tutor, si creano rapporti che ti aiutano a conoscere te stesso tramite gli altri. Con loro senti di poterti fidare, di essere al sicuro”.
Tutto questo ovviamente ha un costo piuttosto elevato e Cecilia ha potuto usufruirne grazie a tre borse di studio: della Fondazione Bpm, della Fondazione Cariplo e del Fondo Portaverta. Nella selezione dei partecipanti è molto importante la motivazione ma anche il legame con il territorio. Durante il percorso si viene infatti sollecitati a realizzare un progetto a impatto sociale che risponda a bisogni concreti di coesione sociale dei diversi luoghi del nostro Paese. “È un’esperienza unica, che consiglio tantissimo, perché aumenta la consapevolezza di te stessa e dell’ambiente in cui vivi”, afferma Cecilia. “Certo occorre ‘scomodarsi’, perché non è facile vivere insieme a persone provenienti da luoghi diversi e che inizialmente non conosci”.
Intanto si sta pensando di realizzare una Sezione Rondine presso il liceo scientifico Agnesi di Merate. “Stiamo verificando la possibilità di attivare una sezione Rondine al liceo di Merate, ci sono insegnanti interessati ma naturalmente nel caso sarà poi la dirigenza dell'istituto a decidere”, riferisce Paolo Strina di Portaverta e Progetto Osnago. “A gennaio faremo un collegamento in videoconferenza con Giovanni Rossi, che è il referente per i contatti con le scuole della Sperimentazione Nazionale e referente per il Corso di Formazione Docenti e Tutor per Rondine”.
Il Progetto Rondine è stato presentato martedì 16 a Osnago presso Spazio Aperto da Cecilia Conca, in presenza, e con Giovanni Rossi in videocollegamento.
A.Vi.























