Olgiate: tre artigiani per un Presepe in tema “nordico”
Il lavoro minuzioso di Giulio Ferrario, Lorenzo Mandelli e Giovanni Tavola torna anche quest’anno, presso l’oratorio di Olgiate Molgora a incantare il pubblico. Per questa edizione gli autori hanno scelto un suggestivo tema nordico, in cui la neve diventa l’elemento dominante dell’intera installazione. Una presenza ormai rara negli inverni reali, ma che nel presepe torna protagonista, ricreata con una cura e tecnica sorprendente. «È da un po’ di anni che non nevica – spiegano gli autori – e abbiamo deciso di riportarla almeno nel presepe». La neve è realizzata utilizzando un tessuto sintetico, sfilacciato e poi cosparso di una particolare polvere che, grazie all’effetto delle diverse lampadine, restituisce un incredibile realismo visivo.


Come da tradizione, ogni anno il presepe cambia completamente. Ogni dettaglio è frutto di studio, pazienza e passione: i mattoni delle case vengono incisi o incollati uno a uno, poi dipinti e sfumati per dare profondità e segni di usura. Lo sfondo verde dello stagno crea un gioco di riflessi capace di conferire profondità visiva all’intero paesaggio. Tra gli elementi più affascinanti spiccano la ruota del mulino e la macina, entrambe funzionanti grazie alla sola forza dell’acqua, messa in movimento da una pompa.


Quest’anno si è inoltre scelto di collocare la scena della Natività non nella classica stalla, ma in un ambiente più raccolto e familiare, per sottolineare il lato umano e quotidiano della nascita di Gesù. Ad accompagnare l’installazione c’è anche la musica, che contribuisce a rendere l'esperienza ancora più immersiva.

Dietro l’opera c’è un lavoro lungo mesi: il progetto prende avvio a settembre con la realizzazione di un modello in miniatura, utile per studiare proporzioni e volumi. Solo in un secondo momento si passa alla costruzione vera e propria, che avviene in un altro spazio: il presepe viene infatti montato, smontato e poi rimontato nella sede definitiva.
L’opera non si limita a rappresentare la Natività, ma racconta una storia fatta di tecnica, tradizione e continua ricerca, capace di rinnovarsi di anno in anno senza mai perdere la propria identità. I tre artigiani hanno affinato le loro competenze frequentando corsi a Bulciago, Lecco e Ponte San Pietro, passando dai livelli base a quelli avanzati.


Quello di quest’anno è un presepe speciale anche per un altro motivo: segna il ventesimo anniversario di questa esperienza, iniziata ai tempi del vecchio parroco. «All’inizio si lavorava quasi esclusivamente con il gesso», hanno spiegato. Con il tempo e l’esperienza, però, i materiali sono cambiati: oggi la struttura è realizzata principalmente in polistirolo e materiali leggeri, che permettono maggiore precisione e facilità di montaggio, senza rinunciare al realismo.


Un presepe che merita di essere osservato con attenzione, lasciandosi guidare dai dettagli: non solo per la qualità tecnica, ma per la passione che traspare in ogni elemento dell’opera.


Come da tradizione, ogni anno il presepe cambia completamente. Ogni dettaglio è frutto di studio, pazienza e passione: i mattoni delle case vengono incisi o incollati uno a uno, poi dipinti e sfumati per dare profondità e segni di usura. Lo sfondo verde dello stagno crea un gioco di riflessi capace di conferire profondità visiva all’intero paesaggio. Tra gli elementi più affascinanti spiccano la ruota del mulino e la macina, entrambe funzionanti grazie alla sola forza dell’acqua, messa in movimento da una pompa.


Quest’anno si è inoltre scelto di collocare la scena della Natività non nella classica stalla, ma in un ambiente più raccolto e familiare, per sottolineare il lato umano e quotidiano della nascita di Gesù. Ad accompagnare l’installazione c’è anche la musica, che contribuisce a rendere l'esperienza ancora più immersiva.

Dietro l’opera c’è un lavoro lungo mesi: il progetto prende avvio a settembre con la realizzazione di un modello in miniatura, utile per studiare proporzioni e volumi. Solo in un secondo momento si passa alla costruzione vera e propria, che avviene in un altro spazio: il presepe viene infatti montato, smontato e poi rimontato nella sede definitiva.
L’opera non si limita a rappresentare la Natività, ma racconta una storia fatta di tecnica, tradizione e continua ricerca, capace di rinnovarsi di anno in anno senza mai perdere la propria identità. I tre artigiani hanno affinato le loro competenze frequentando corsi a Bulciago, Lecco e Ponte San Pietro, passando dai livelli base a quelli avanzati.


Quello di quest’anno è un presepe speciale anche per un altro motivo: segna il ventesimo anniversario di questa esperienza, iniziata ai tempi del vecchio parroco. «All’inizio si lavorava quasi esclusivamente con il gesso», hanno spiegato. Con il tempo e l’esperienza, però, i materiali sono cambiati: oggi la struttura è realizzata principalmente in polistirolo e materiali leggeri, che permettono maggiore precisione e facilità di montaggio, senza rinunciare al realismo.


Un presepe che merita di essere osservato con attenzione, lasciandosi guidare dai dettagli: non solo per la qualità tecnica, ma per la passione che traspare in ogni elemento dell’opera.
F.Ri.























