Lomagna: suor Geneviève, una vita a servire gli ultimi
Domenica 14 dicembre la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Lomagna era gremita di parrocchiani di tutte le età, riuniti per celebrare la giornata di comunità e prepararsi insieme all’arrivo del Natale.
Durante la Santa Messa è stato consegnato il premio Kenbe Fem, istituito in memoria di Suor Luisa, originaria di Lomagna e tragicamente uccisa nel 2022 ad Haiti, dove era missionaria presso il centro Kay Chal, dedicato all’accoglienza e all’educazione dei bambini delle periferie di Port-au-prince. Il premio, destinato a coloro che testimoniano il Vangelo attraverso una vita spesa accanto agli ultimi, è stato quest’anno assegnato a suor Geneviève Jeanningros, piccola sorella di Gesù, appartenente alla stessa congregazione di sorella Luisa e unita a Papa Francesco da un legame di profonda amicizia.
Durante l’omelia, Don Andrea Restelli ha invitato i fedeli a riflettere sull'importanza di trovare il proprio posto nel mondo e di trasformare le difficoltà in esperienze di vita: «Nessuno – ha sottolineato – guarderà quante volte siamo inciampati o abbiamo commesso errori, ma se quello che abbiamo imparato è diventato vita vera». Un invito a non misurare il proprio valore in base ai successi o agli insuccessi, ma a vivere in pienezza i doni ricevuti, facendo della fede un’esperienza concreta e quotidiana.
Al termine della celebrazione, suor Geneviève ha condiviso con i presenti la sua storia, fatta di dedizione e vicinanza agli ultimi. Nata 82 anni fa, ha trascorso oltre 56 anni della sua vita accanto ai giostrai del Luna Park di Ostia Lido, vivendo con loro nelle roulotte e imparando dalla loro quotidianità l'importanza dell’accoglienza senza barriere. «Ciò che mi ha colpita maggiormente - ha raccontato - è stata la loro apertura verso gli altri. Lì ho imparato che amare significa prima di tutto aprirsi al prossimo».
Il suo racconto ha toccato anche il legame con Papa Francesco, nato nel drammatico contesto della dittatura argentina. La mancata partecipazione delle alte gerarchie ecclesiastiche ai funerali di due religiose francesi la ferì profondamente, spingendola a scrivere una lettera alla Chiesa. La risposta immediata del futuro papa, all’epoca provinciale dei gesuiti, segnò l’inizio di rapporto di fraternità e ascolto duraturo, consolidato negli anni attraverso l’impegno comune per una Chiesa vicina ai poveri e a chi soffre.
La sua testimonianza insegna cosa significa vivere la comunità in maniera autentica, mettendo gli altri al centro della propria vita e trasformando ogni gesto di vicinanza in un atto concreto di amore e solidarietà.
Durante la Santa Messa è stato consegnato il premio Kenbe Fem, istituito in memoria di Suor Luisa, originaria di Lomagna e tragicamente uccisa nel 2022 ad Haiti, dove era missionaria presso il centro Kay Chal, dedicato all’accoglienza e all’educazione dei bambini delle periferie di Port-au-prince. Il premio, destinato a coloro che testimoniano il Vangelo attraverso una vita spesa accanto agli ultimi, è stato quest’anno assegnato a suor Geneviève Jeanningros, piccola sorella di Gesù, appartenente alla stessa congregazione di sorella Luisa e unita a Papa Francesco da un legame di profonda amicizia.
Durante l’omelia, Don Andrea Restelli ha invitato i fedeli a riflettere sull'importanza di trovare il proprio posto nel mondo e di trasformare le difficoltà in esperienze di vita: «Nessuno – ha sottolineato – guarderà quante volte siamo inciampati o abbiamo commesso errori, ma se quello che abbiamo imparato è diventato vita vera». Un invito a non misurare il proprio valore in base ai successi o agli insuccessi, ma a vivere in pienezza i doni ricevuti, facendo della fede un’esperienza concreta e quotidiana.
Al termine della celebrazione, suor Geneviève ha condiviso con i presenti la sua storia, fatta di dedizione e vicinanza agli ultimi. Nata 82 anni fa, ha trascorso oltre 56 anni della sua vita accanto ai giostrai del Luna Park di Ostia Lido, vivendo con loro nelle roulotte e imparando dalla loro quotidianità l'importanza dell’accoglienza senza barriere. «Ciò che mi ha colpita maggiormente - ha raccontato - è stata la loro apertura verso gli altri. Lì ho imparato che amare significa prima di tutto aprirsi al prossimo».
Il suo racconto ha toccato anche il legame con Papa Francesco, nato nel drammatico contesto della dittatura argentina. La mancata partecipazione delle alte gerarchie ecclesiastiche ai funerali di due religiose francesi la ferì profondamente, spingendola a scrivere una lettera alla Chiesa. La risposta immediata del futuro papa, all’epoca provinciale dei gesuiti, segnò l’inizio di rapporto di fraternità e ascolto duraturo, consolidato negli anni attraverso l’impegno comune per una Chiesa vicina ai poveri e a chi soffre.
La sua testimonianza insegna cosa significa vivere la comunità in maniera autentica, mettendo gli altri al centro della propria vita e trasformando ogni gesto di vicinanza in un atto concreto di amore e solidarietà.
F.Ri.