Olgiate: 24 famiglie assistite dalla Caritas Parrocchiale. Il "quadro" nel report annuale

Anche quest’anno la Caritas della Parrocchia Maria Madre della Chiesa di Olgiate Molgora ha diffuso il report annuale che offre una panoramica chiara rispetto alla situazione di povertà in paese, che lo stesso gruppo cerca di ‘combattere’ ogni giorno offrendo sostegno concreto. 
Attualmente il gruppo Caritas parrocchiale sostiene 24 famiglie, per un totale di 74 persone che vivono situazioni di fragilità economica e sociale. La povertà, come viene ricordato nel documento, non coincide soltanto con la mancanza di denaro. Essere poveri significa avere meno accesso all’istruzione, a servizi sanitari adeguati, a opportunità economiche, lavorative e persino relazionali. È una condizione che limita il futuro e riduce la libertà di scelta di chi la vive. I dati raccolti dalla Caritas permettono di delineare un quadro chiaro della popolazione che si rivolge al servizio, offrendo uno spaccato umano preciso della realtà locale.
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La maggior parte delle persone assistite ha un’età lavorativa (18-59 anni): il 56% rientra in questa fascia, segno evidente di come oggi la povertà non sia più legata solo alle categorie tradizionalmente considerate più vulnerabili. Subito dopo si trovano gli studenti (4-17 anni), che rappresentano il 29% del totale, mentre i neonati (0-3 anni) costituiscono il 7% e gli anziani (70-74 anni) l’8%. 
Questi numeri descrivono una povertà soprattutto giovane e familiare, che coinvolge nuclei con figli piccoli e genitori che, nonostante siano nel pieno della vita lavorativa, non riescono a raggiungere una condizione economica stabile. Le persone più giovani seguite dal servizio sono tre bambine di pochi mesi, due senegalesi e una peruviana. All’estremo opposto dell’età figura una signora italiana di 73 anni. La famiglia con più componenti è nigeriana ed è formata da due genitori con tre figli piccoli, tutti in età scolare.
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Solo due delle ventiquattro famiglie assistite invece sono italiane. La grande maggioranza è composta da nuclei di origine peruviana – la comunità numericamente più rappresentata con 26 persone – seguita da quella senegalese (21 persone). A queste si aggiungono famiglie nigeriane, ucraine, rumene e somale. Si tratta quindi di una realtà variegata, fatta di provenienze culturali e storie differenti che si ritrovano, però, ad affrontare difficoltà simili. 
Molti sono arrivati in Italia da poco tempo e, nella maggior parte dei casi, risiedono a Olgiate Molgora da meno di cinque anni. Questo dato evidenzia quanto la povertà, in paese, sia spesso legata alle prime fasi del processo migratorio, quando l’inserimento lavorativo e sociale è ancora instabile.
Nonostante la recente presenza sul territorio, una larga parte degli stranieri assistiti dimostra un forte desiderio di integrazione. Circa il 77% delle persone dichiara di sentirsi italiano, almeno in parte, pur mantenendo il legame con le proprie origini. È il segno di una volontà autentica di appartenere alla comunità locale, nonostante gli ostacoli quotidiani. Esiste, tuttavia, una minoranza che racconta esperienze di difficoltà o di discriminazione, indicando come l’integrazione non sia mai un percorso semplice né automatico, ma un cammino che richiede tempo, dialogo e politiche di inclusione efficaci.
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Uno dei problemi più ricorrenti emersi dal report riguarda il mancato riconoscimento dei titoli di studio conseguiti nei Paesi d’origine. Molte persone che in patria avevano una formazione e spesso anche un’esperienza professionale qualificata, in Italia si trovano costrette ad accettare lavori saltuari, poco qualificati e scarsamente retribuiti. Il risultato è una forma di “lavoro povero”, che, pur garantendo qualche entrata, non permette di uscire dalla condizione di bisogno. Questo fenomeno si ripercuote inevitabilmente sul benessere dei nuclei familiari, rendendo difficile costruire un futuro stabile per sé e per i propri figli, nonostante l’impegno e la volontà di risollevarsi.
Di fronte a queste necessità, la Caritas parrocchiale continua a organizzare raccolte alimentari e iniziative solidali aperte alla comunità, come la tradizionale raccolta di Avvento che, domenica dopo domenica, raccoglie generi alimentari essenziali destinati alle famiglie assistite. La parrocchia invita chiunque lo desideri a contribuire non solo con donazioni materiali, ma anche dedicando tempo, competenze o anche solo una “spesa” in più quando possibile. Ogni piccolo gesto si trasforma in un aiuto concreto e in un segnale importante di vicinanza.
La fotografia che emerge dai dati non è dunque soltanto una sequenza di numeri, ma il ritratto vivo di una comunità fatta di persone, culture, storie familiari spesso molto giovani, che chiedono sostegno mentre cercano, con fatica, di costruire una vita dignitosa sul territorio in cui vivono. È anche il racconto di una realtà parrocchiale che sceglie di non voltarsi dall’altra parte ma di accompagnare chi si trova, temporaneamente o stabilmente, in una situazione di fragilità.
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E.Ma.
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