Ponte/3, Casaletto: servono opere viarie complementari
Gentile Consigliere
Come noto uno dei temi centrali del territorio è il nuovo ponte sull’Adda. Tre i progetti presentati da RFI di cui Regione Lombardia ha selezionato il primo che, in sintesi mira a realizzare il manufatto a una trentina di metri a sud dell’attuale, con doppia corsia e doppio binario. I sindaci dell’area hanno espresso forti perplessità sia dal punto di vista paesaggistico sia, soprattutto, dal punto di vista viabilistico a causa del previsto eccezionale flusso di traffico leggero, pesante e ferroviario. Qual è la sua posizione rispetto a questo progetto, sostenuto in prima persona dall’assessora alle infrastrutture di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi?
Gentile Direttore,
Il tema della realizzazione del c.d. “Nuovo Ponte” tra le due sponde dell’Adda ha messo in luce una profonda e irrisolta tensione infrastrutturale del nostro territorio, soprattutto, in relazione alla storica carenza viabilistica lungo l’ordinata Sud – Nord (da Usmate Velate a Lecco) che si accompagna alla paventata necessità di potenziare la direttrice ferroviaria Seregno/Monza – Bergamo.
Se da un lato è ormai improcrastinabile l’intervento in ragione della decretata incapacità del Ponte San Michele di reggere il traffico veicolare e ferroviario, diciamo così, per raggiunti limiti d’età, dall’altro, è pressoché pacifica la preoccupazione che la nuova infrastruttura, sebbene modernamente volta al miglioramento del transito ferroviario e veicolare, possa comportare, inevitabilmente, un insostenibile incremento del traffico, peraltro già abbastanza congestionato, lungo una fragile e vecchia viabilità territoriale, caratterizzata da strade che si intersecano all’interno di un’area fortemente urbanizzata, che verrebbe ulteriormente attinta dal transito di mezzi pesanti – oggi notoriamente inibito lungo il ponte – che finirebbe per condannarla al collasso.
E’ comprensibile il sentiment comunitario emerso che auspica, quindi, un bilanciamento degli interessi contrapposti: da una parte la realizzazione di una moderna infrastruttura che elimini le restrizioni di velocità e massa assiale dell’attuale ponte, senza deturparne l'eccezionale valore paesaggistico e storico, dall’altra l'imperativo di non riversare traffico pesante insostenibile nei centri abitati.
Sotta tale ottica, rispondendo alla domanda posta, lo scenario migliore, a mio avviso, che possa contemperare tutte le esigenze in gioco, compresa quella della tutela paesaggistica del Ponte San Michele, sarebbe quella di realizzare la nuova infrastruttura mediante affiancamento a Nord dell’attuale ponte, atteso che non solo verrebbe salvaguardato il vantaggio paesaggistico delle vedute panoramiche del ponte storico "da e verso sud" – le viste ritenute più sensibili – ma ciò consentirebbe di spostare il nuovo ponte in un punto in cui l’impatto visivo sia mitigato dalla vicina ansa del fiume. Il “san Michele”, quindi, potrebbe diventare meta turistica, ovvero ponte dismesso ad uso culturale o ciclopedonale, valorizzandolo come patrimonio e nodo di mobilità dolce.
Quanto poi al flusso dei mezzi pesanti appare sin troppo evidente che la realizzazione del nuovo Ponte non consentirebbe comunque un accesso indiscriminato di “bisonti” e TIR lungo le tratte stradali cittadine della Brianza. Sotto tale ottica, la realizzazione urgente di uno Studio di Traffico di Area Vasta sul Meratese, inclusi i flussi del ponte di Brivio, potrebbe servire a programmare, contestualmente, opere viarie complementari (come la Variante Calusco–Terno) ove dirottare il transito del traffico pesante.
In conclusione, la soluzione definitiva non può essere un ponte isolato, ma un sistema integrato che tuteli l'entità lecchese e brianzola, preservando l’area leonardesca e risolvendo i nodi viabilistici in modo coerente con la pianificazione regionale.
Come in un delicato intervento di restauro, la nuova opera ferroviaria deve essere realizzata non per competere con il monumento esistente, ma per garantirgli un futuro funzionale e dignitoso, curando con precisione chirurgica le connessioni stradali per evitare che il corpo sano del Meratese venga soffocato dal traffico indotto.
Alfredo Casaletto
Come noto uno dei temi centrali del territorio è il nuovo ponte sull’Adda. Tre i progetti presentati da RFI di cui Regione Lombardia ha selezionato il primo che, in sintesi mira a realizzare il manufatto a una trentina di metri a sud dell’attuale, con doppia corsia e doppio binario. I sindaci dell’area hanno espresso forti perplessità sia dal punto di vista paesaggistico sia, soprattutto, dal punto di vista viabilistico a causa del previsto eccezionale flusso di traffico leggero, pesante e ferroviario. Qual è la sua posizione rispetto a questo progetto, sostenuto in prima persona dall’assessora alle infrastrutture di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi?

Il tema della realizzazione del c.d. “Nuovo Ponte” tra le due sponde dell’Adda ha messo in luce una profonda e irrisolta tensione infrastrutturale del nostro territorio, soprattutto, in relazione alla storica carenza viabilistica lungo l’ordinata Sud – Nord (da Usmate Velate a Lecco) che si accompagna alla paventata necessità di potenziare la direttrice ferroviaria Seregno/Monza – Bergamo.
Se da un lato è ormai improcrastinabile l’intervento in ragione della decretata incapacità del Ponte San Michele di reggere il traffico veicolare e ferroviario, diciamo così, per raggiunti limiti d’età, dall’altro, è pressoché pacifica la preoccupazione che la nuova infrastruttura, sebbene modernamente volta al miglioramento del transito ferroviario e veicolare, possa comportare, inevitabilmente, un insostenibile incremento del traffico, peraltro già abbastanza congestionato, lungo una fragile e vecchia viabilità territoriale, caratterizzata da strade che si intersecano all’interno di un’area fortemente urbanizzata, che verrebbe ulteriormente attinta dal transito di mezzi pesanti – oggi notoriamente inibito lungo il ponte – che finirebbe per condannarla al collasso.
E’ comprensibile il sentiment comunitario emerso che auspica, quindi, un bilanciamento degli interessi contrapposti: da una parte la realizzazione di una moderna infrastruttura che elimini le restrizioni di velocità e massa assiale dell’attuale ponte, senza deturparne l'eccezionale valore paesaggistico e storico, dall’altra l'imperativo di non riversare traffico pesante insostenibile nei centri abitati.
Sotta tale ottica, rispondendo alla domanda posta, lo scenario migliore, a mio avviso, che possa contemperare tutte le esigenze in gioco, compresa quella della tutela paesaggistica del Ponte San Michele, sarebbe quella di realizzare la nuova infrastruttura mediante affiancamento a Nord dell’attuale ponte, atteso che non solo verrebbe salvaguardato il vantaggio paesaggistico delle vedute panoramiche del ponte storico "da e verso sud" – le viste ritenute più sensibili – ma ciò consentirebbe di spostare il nuovo ponte in un punto in cui l’impatto visivo sia mitigato dalla vicina ansa del fiume. Il “san Michele”, quindi, potrebbe diventare meta turistica, ovvero ponte dismesso ad uso culturale o ciclopedonale, valorizzandolo come patrimonio e nodo di mobilità dolce.
Quanto poi al flusso dei mezzi pesanti appare sin troppo evidente che la realizzazione del nuovo Ponte non consentirebbe comunque un accesso indiscriminato di “bisonti” e TIR lungo le tratte stradali cittadine della Brianza. Sotto tale ottica, la realizzazione urgente di uno Studio di Traffico di Area Vasta sul Meratese, inclusi i flussi del ponte di Brivio, potrebbe servire a programmare, contestualmente, opere viarie complementari (come la Variante Calusco–Terno) ove dirottare il transito del traffico pesante.
In conclusione, la soluzione definitiva non può essere un ponte isolato, ma un sistema integrato che tuteli l'entità lecchese e brianzola, preservando l’area leonardesca e risolvendo i nodi viabilistici in modo coerente con la pianificazione regionale.
Come in un delicato intervento di restauro, la nuova opera ferroviaria deve essere realizzata non per competere con il monumento esistente, ma per garantirgli un futuro funzionale e dignitoso, curando con precisione chirurgica le connessioni stradali per evitare che il corpo sano del Meratese venga soffocato dal traffico indotto.
Alfredo Casaletto























