Cernusco: al via Autunno d’autore con “Senza dire una parola” di Emma Silviana Mauri
Nel tardo pomeriggio di sabato 15, la nuova sede del CPIA in Piazza Vittoria, a Cernusco, ha fatto da cornice a un incontro speciale: la prima presentazione di “Senza dire una parola”, raccolta di quindici racconti che segna l’esordio letterario di Emma Silviana Mauri. A dialogare con l’autrice è stata Maria Rachele Villa, della commissione biblioteca, che ha guidato il pubblico alla scoperta dei temi e delle origini dell’opera.

Originaria di Osnago, Mauri vanta un percorso ricco e variegato: insegnante privata all’Istituto San Carlo, poi impiegata nell’amministrazione comunale, ha sempre coltivato una profonda passione per la natura e la scrittura. Per anni si è dedicata allo studio della flora locale ed esotica e ha prestato servizio come Guardia Ecologica Volontaria nel Parco di Montevecchia e della Valle del Curone. Più di recente, il suo interesse si è spostato sugli insetti, osservandone con cura il ciclo vitale.
Pur avendo scritto racconti e persino un romanzo rimasto nel cassetto, “Senza dire una parola” nasce da testi rielaborati e completati dopo il pensionamento, grazie anche all’apprendimento dell’uso del computer come mezzo di scrittura. Raccontando le difficoltà incontrate nel trovare editori disposti a pubblicare la sua raccolta, non tanto per il contenuto, ma per via della formula scelta – spesso sottovalutata in Italia – l’autrice ha citato Alice Munro, premio Nobel, come esempio di riconoscimento internazionale di questa forma narrativa, degna dello stesso rispetto che il romanzo ottiene. La spinta a pubblicare, ha spiegato, è stata un “impulso interiore” e la convinzione che l’unico vero fallimento sia “non proporsi”. Scrivere, per lei, significa dare voce alle proprie idee e, come ricorda la prefazione di Roberto Saviano a “Lo straniero” di Camus, “dare voce al dolore degli altri”.

Il titolo della raccolta, “Senza dire una parola”, è il filo conduttore dei quindici racconti: un’espressione che ricorre in ogni testo e che esalta il valore del silenzio come spazio di pensiero e introspezione. “Anche ‘Lo sguardo’ sarebbe stato un titolo adatto”, ha aggiunto l’autrice, perché scrivere è come “aprire una finestra per far entrare la luce”.
Durante la presentazione, alcuni racconti sono stati analizzati nel dettaglio, rivelando la ricchezza delle tematiche che attraversano l’opera: l’identità personale e di genere, la disabilità, il rapporto con la natura, la critica alle convenzioni sociali, la fragilità delle relazioni, il peso dei pregiudizi, la solitudine, le migrazioni e le ingiustizie che segnano il nostro tempo. Sullo sfondo, un invito costante all’accettazione di sé, alla lotta contro l’ignoranza e alla ricerca di autenticità, con uno sguardo che sa cogliere la complessità dell’essere umano.

La presentazione si è chiusa con un messaggio chiaro: l’importante non è vendere, ma “sforzarsi di raccontare”. Un invito che il pubblico ha accolto con calore, in un incontro che ha saputo intrecciare letteratura, introspezione e impegno civile.

Originaria di Osnago, Mauri vanta un percorso ricco e variegato: insegnante privata all’Istituto San Carlo, poi impiegata nell’amministrazione comunale, ha sempre coltivato una profonda passione per la natura e la scrittura. Per anni si è dedicata allo studio della flora locale ed esotica e ha prestato servizio come Guardia Ecologica Volontaria nel Parco di Montevecchia e della Valle del Curone. Più di recente, il suo interesse si è spostato sugli insetti, osservandone con cura il ciclo vitale.
Pur avendo scritto racconti e persino un romanzo rimasto nel cassetto, “Senza dire una parola” nasce da testi rielaborati e completati dopo il pensionamento, grazie anche all’apprendimento dell’uso del computer come mezzo di scrittura. Raccontando le difficoltà incontrate nel trovare editori disposti a pubblicare la sua raccolta, non tanto per il contenuto, ma per via della formula scelta – spesso sottovalutata in Italia – l’autrice ha citato Alice Munro, premio Nobel, come esempio di riconoscimento internazionale di questa forma narrativa, degna dello stesso rispetto che il romanzo ottiene. La spinta a pubblicare, ha spiegato, è stata un “impulso interiore” e la convinzione che l’unico vero fallimento sia “non proporsi”. Scrivere, per lei, significa dare voce alle proprie idee e, come ricorda la prefazione di Roberto Saviano a “Lo straniero” di Camus, “dare voce al dolore degli altri”.

Il titolo della raccolta, “Senza dire una parola”, è il filo conduttore dei quindici racconti: un’espressione che ricorre in ogni testo e che esalta il valore del silenzio come spazio di pensiero e introspezione. “Anche ‘Lo sguardo’ sarebbe stato un titolo adatto”, ha aggiunto l’autrice, perché scrivere è come “aprire una finestra per far entrare la luce”.
Durante la presentazione, alcuni racconti sono stati analizzati nel dettaglio, rivelando la ricchezza delle tematiche che attraversano l’opera: l’identità personale e di genere, la disabilità, il rapporto con la natura, la critica alle convenzioni sociali, la fragilità delle relazioni, il peso dei pregiudizi, la solitudine, le migrazioni e le ingiustizie che segnano il nostro tempo. Sullo sfondo, un invito costante all’accettazione di sé, alla lotta contro l’ignoranza e alla ricerca di autenticità, con uno sguardo che sa cogliere la complessità dell’essere umano.

La presentazione si è chiusa con un messaggio chiaro: l’importante non è vendere, ma “sforzarsi di raccontare”. Un invito che il pubblico ha accolto con calore, in un incontro che ha saputo intrecciare letteratura, introspezione e impegno civile.
M.Pen.























