Cernusco: basta alla plastica nell'ambiente con Plastic Free
Nella serata di venerdì 14 novembre, la consulta ecologia ambiente e territorio e l’assessorato all’ambiente e allo sviluppo sostenibile hanno organizzato una serata con Barbara Cavanna, referente provinciale dell'associazione Plastic Free, per riflettere sul tema dell’inquinamento da plastica, delle conseguenze sulla salute e sulle buone pratiche per ridurlo.

L'assessore Andrea Passavanti ha aperto l'incontro sottolineando come negli anni '50, grazie agli studi di Giulio Natta sui polimeri, la plastica divenne un simbolo di progresso e innovazione, mentre oggi a causa del suo uso improprio, soprattutto per imballaggi e contenitori mono uso, si sia trasformata in un problema. L'associazione di volontariato ambientale Plasticfree è nata nel 2019 per contrastare l'eccessivo consumo ed espulsione della plastica nell'ambiente. “La dispersione di scarti sta causando un collasso degli oceani e della loro fauna, che scambia le tonnellate di rifiuti accumulati sui fondali marini e in superficie per cibo, provocando ogni anno la morte di circa 100.000 mammiferi marini, 1 milione di uccelli e 40.000 tartarughe” ha spiegato la referente.

L'ONU ha definito l'inquinamento da plastica come un fenomeno di pari di gravità al cambiamento climatico: la produzione di 1kg di plastica comporta l'emissione in atmosfera da 1,2 a 1,7 kg di anidride carbonica, con un tasso di produzione di 12 milioni di kg di plastica l'anno, il che significa un camion sversato in mare ogni minuto. Queste enormi quantità di rifiuti hanno provocato, già a partire degli anni '70, alla formazione negli oceani di sette isole di plastica, lunghe e profonde milioni di chilometri quadrati e praticamente impenetrabili.

Il Mar Mediterraneo non è estraneo a questo inquinamento, anzi, il WWF lo ha definito “Mare Plasticum”, e l'Italia figura come secondo paese, dopo l'Egitto, come causa di questo inquinamento, che porta ogni anno 570 mila tonnellate di nuove rifiuti, rappresentando un rischio ecologico significativo. Trattandosi di un materiale non degradabile, (il tempo di decomposizione stimato è fra i 100 e 1000 anni) la plastica prodotta negli anni '50 è in circolo ancora oggi, frammentata, magari sotto forma di micro plastiche, che vengono inconsciamente da uomini e animali.

La sovrapesca, che provoca l'abbandono in mare di enormi quantità di attrezzatura ittica pericolosa per la fauna e il trend del Fast Fashion, che prevede la produzione rapida ed economica di capi d'abbigliamento che seguono le ultime tendenze, con l'obiettivo di renderli accessibili a un vasto pubblico a scapito della qualità e della sostenibilità ambientale e sociale sono due grandi fattori di inquinamento. La maggior parte dei rifiuti tessili vengono spediti nel terzo mondo: nel Ghana ogni settimana arrivano 15 milioni di vestiti di scarto, una quantità impossibile da riutilizzare o smaltire.

A livello globale il riciclo della plastica si attesta al 24%, non rappresentando dunque una soluzione efficace a un problema che potrà essere risolto solamente con una riduzione del consumo. A Cernusco, il gestore del ciclo integrato dei rifiuti Seruso, grazie all'implementazione di un nuovo impianto è in grado di differenziare fino a 16 tipi di plastica, ha specificato Passavanti, il problema è che la maggior parte delle plastiche sono miscelate con additivi o cariche varie, che risultano quasi impossibili da riciclare rispetto al materiale puro. Difatti il trend di produzione della plastica continua ad essere in aumento proprio perché risulta difficile separare i diversi polimeri plastici e la plastica riciclata è meno performante, in questo modo la soluzione più conveniente economicamente rimane quella di produrne sempre di nuova.

A concludere Cavanna ha invitato i presenti ad applicare la regola delle “tre r”: riduci, riusa e ricicla, per portare un cambiamento tangibile e una riduzione di un inquinamento che se non verrà contenuto porterà a conseguenze ancora più drastiche in un futuro non così lontano.

Barbara Cavanna
L'assessore Andrea Passavanti ha aperto l'incontro sottolineando come negli anni '50, grazie agli studi di Giulio Natta sui polimeri, la plastica divenne un simbolo di progresso e innovazione, mentre oggi a causa del suo uso improprio, soprattutto per imballaggi e contenitori mono uso, si sia trasformata in un problema. L'associazione di volontariato ambientale Plasticfree è nata nel 2019 per contrastare l'eccessivo consumo ed espulsione della plastica nell'ambiente. “La dispersione di scarti sta causando un collasso degli oceani e della loro fauna, che scambia le tonnellate di rifiuti accumulati sui fondali marini e in superficie per cibo, provocando ogni anno la morte di circa 100.000 mammiferi marini, 1 milione di uccelli e 40.000 tartarughe” ha spiegato la referente.

L'ONU ha definito l'inquinamento da plastica come un fenomeno di pari di gravità al cambiamento climatico: la produzione di 1kg di plastica comporta l'emissione in atmosfera da 1,2 a 1,7 kg di anidride carbonica, con un tasso di produzione di 12 milioni di kg di plastica l'anno, il che significa un camion sversato in mare ogni minuto. Queste enormi quantità di rifiuti hanno provocato, già a partire degli anni '70, alla formazione negli oceani di sette isole di plastica, lunghe e profonde milioni di chilometri quadrati e praticamente impenetrabili.

Il Mar Mediterraneo non è estraneo a questo inquinamento, anzi, il WWF lo ha definito “Mare Plasticum”, e l'Italia figura come secondo paese, dopo l'Egitto, come causa di questo inquinamento, che porta ogni anno 570 mila tonnellate di nuove rifiuti, rappresentando un rischio ecologico significativo. Trattandosi di un materiale non degradabile, (il tempo di decomposizione stimato è fra i 100 e 1000 anni) la plastica prodotta negli anni '50 è in circolo ancora oggi, frammentata, magari sotto forma di micro plastiche, che vengono inconsciamente da uomini e animali.

La sovrapesca, che provoca l'abbandono in mare di enormi quantità di attrezzatura ittica pericolosa per la fauna e il trend del Fast Fashion, che prevede la produzione rapida ed economica di capi d'abbigliamento che seguono le ultime tendenze, con l'obiettivo di renderli accessibili a un vasto pubblico a scapito della qualità e della sostenibilità ambientale e sociale sono due grandi fattori di inquinamento. La maggior parte dei rifiuti tessili vengono spediti nel terzo mondo: nel Ghana ogni settimana arrivano 15 milioni di vestiti di scarto, una quantità impossibile da riutilizzare o smaltire.

L'assessore Andrea Passavanti
A livello globale il riciclo della plastica si attesta al 24%, non rappresentando dunque una soluzione efficace a un problema che potrà essere risolto solamente con una riduzione del consumo. A Cernusco, il gestore del ciclo integrato dei rifiuti Seruso, grazie all'implementazione di un nuovo impianto è in grado di differenziare fino a 16 tipi di plastica, ha specificato Passavanti, il problema è che la maggior parte delle plastiche sono miscelate con additivi o cariche varie, che risultano quasi impossibili da riciclare rispetto al materiale puro. Difatti il trend di produzione della plastica continua ad essere in aumento proprio perché risulta difficile separare i diversi polimeri plastici e la plastica riciclata è meno performante, in questo modo la soluzione più conveniente economicamente rimane quella di produrne sempre di nuova.

A concludere Cavanna ha invitato i presenti ad applicare la regola delle “tre r”: riduci, riusa e ricicla, per portare un cambiamento tangibile e una riduzione di un inquinamento che se non verrà contenuto porterà a conseguenze ancora più drastiche in un futuro non così lontano.
I.Bi.























