Merate, dr.sa Cerreti (DDA): "Attenti a certi bar, la mafia si nutre di consenso sociale"

Con grande partecipazione di cittadini e Autorità, l’auditorium comunale “G. Spezzaferri” di Merate ieri sera ha ospitato un nuovo appuntamento di “Percorsi di Legalità”, il ciclo di incontri promosso dal Comune in collaborazione con l'Associazione Libera e Avviso Pubblico. Protagonista della serata, la dottoressa Alessandra Cerreti, magistrato della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano, intervistata dal referente di Libera, Alberto Bonacina.
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Ad introdurre la serata, come sempre, l'assessore con delega alla Legalità Patrizia Riva, che ha apprezzato particolarmente la presenza di studenti e insegnanti del Liceo Agnesi: “ringrazio la dottoressa Cerreti per il lavoro che fa quotidianamente, ma in particolare per il lavoro che fa nel divulgare il pensiero di lotta alla mafia. Siamo convinti come amministrazione che la cosa importante sia parlarne, conoscere e educare”.
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Patrizia Riva, Alberto Bonacina e la dottoressa Alessandra Cerreti

In prima fila il comandante della Stazione dei Carabinieri di Merate Edonio Pecoraro, il tenente Gianluca Mazzei (comandante della Compagnia della Guardia di Finanza di Cernusco Lombardone), il presidente dell'Ordine degli Avvocati di Lecco Elia Campanelli e il sindaco di Merate Mattia Salvioni. Quest'ultimo, chiamato sul palco per i saluti istituzionali, ha voluto collegarsi alla 42esima assemblea Anci presieduta proprio nella giornata di ieri dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “il Presidente era con tutti noi sindaci a testimoniare il fatto che siamo in prima linea insieme allo Stato alla lotta per la Legalità”.
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Il Prefetto Paolo Giuseppe Ponta

Quindi la parola è passata al Prefetto Paolo Giuseppe Ponta, che ha accolto con entusiasmo lo spirito della serata: “Non ha senso parlare di sicurezza e di ordine pubblico se prima non si forma nella cittadinanza, a partire dagli amministratori locali, una vera cultura della Legalità” ha detto, auspicando su tutto il territorio un fronte comune per la lotta alla criminalità organizzata: “la mafia è sempre più subdola: spara molto meno, ma traffica per entrare nell'economia legale. Serve oggi più che mai creare una cultura della legalità”.
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Oggi procuratore presso la direzione distrettuale antimafia, la dottoressa Alessandra Cerreti, originaria di Messina, divenne magistrato nel 1997, prese il primo incarico come giudice del lavoro presso il Tribunale di Milano, dove ricoprì poi anche il ruolo di GIP. Nel 2009 si trasferì a Reggio Calabria, dove, prima in Procura e poi per la DDA, si occupò di indagini importanti (come l'operazione All Inside che portò agli arresti nella cosca Pesce di Rosarno). In quel contesto si fece anche carico di raccogliere le testimonianze per fondamentali collaboratori di giustizia, fra cui Giuseppina Pesce, poi anche Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Montari. Dal 2015 fa parte della direzione distrettuale antimafia di Milano, dove ora sta portando avanti il maxi processo Hydra.
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“Serve un cambio di passo culturale” ha spiegato il magistrato, interrogata dal Alberto Bonacina su quali fossero i caratteri delle indagini milanesi “in Lombardia vi è una scarsa consapevolezza del fenomeno”. Eppure, il territorio Lombardo, per ragioni storiche differenti, si è fatta culla per ogni genere di mafia, da Cosa Nostra, alla 'Ndrangheta, fino alla Sacra Corona Unita. In un contesto economico florido, come quello del Nord Italia e in particolare Milano, la malavita ha trovato terreno fertile: “un certo livello economico imprenditoriale e professionale addirittura a volte la cerca perchè “offre dei servizi””.
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Ogni tipo di organizzazione criminale di stampo mafioso, ha continuato il magistrato, si evolve con il tempo, cercando di intercettare i bisogni della società, al fine di trarne sempre più guadagno.
“La mafia si nutre di consenso sociale, di gente che gli chiede favori” ha ammonito la dottoressa Cerreti “bisognerebbe imparare a non frequentare più certi bar quando si inizia a vedere brutta gente, a non stringere più certe mani”. Soprattutto in un contesto “piccolo”, come i paesi della Provincia di Lecco, il pm della DDA ha esortato il singolo cittadino a fare il primo passo nella lotta alle mafie, con un piccolo, ma estremamente importante atto di coraggio: “basta, banalmente, cominciare a isolarli: senza il consenso diventano dei banali criminali, come tutti gli altri”.
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Ma la domanda è: quali sono gli indicatori che ci possono suggerire quando iniziare a voltare le spalle ad un certo ambiente? “Iniziamo a sospettare di colui che non ha un lavoro così tanto ben remunerato, ma ostenta. Ancor di più quando a piccoli e medi imprenditori in difficoltà viene presentato “l'amico che può aiutare””.
La serata si è conclusa con le domande e curiosità dalla platea, poi il monito finale della dottoressa Cerreti: “il cambiamento passa attraverso tutto ciò che ci siamo detti questa sera: dall'invito del signor Prefetto a fare rete, fino ad arrivare a un percorso motivazionale interiore del singolo. Ognuno di noi ha un ruolo che, nel proprio piccolo, ogni giorno può osservare”.
F.F.
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