Ponte sull'Adda e destra meratese/1, Massimo Panzeri: auto sul San Michele, treni e tir in linea alla Gronda NordEst

Sull'annosa questione del nuovo ponte sul fiume Adda in sostituzione del San Michele abbiamo posto una domanda ai cinque consiglieri di centrodestra che siedono nell'Aula consiliare di Palazzo Tettamanti: Massimo Panzeri, Paola Panzeri, Alfredo Casaletto, Dario Perego e Franca Maggioni. Solitamente alle assemblee sul tema, molte con dietro un grande lavoro fatto di studio e proposte, in prima linea ci sono sindaci di centrosinistra: Paderno, Robbiate, verderio, Merate stessa. Come se anche questo tema, essenziale per l'economia del territorio, avesse una connotazione politica. Per ciò abbiamo voluto chiedere l'opinione di consiglieri in quota a Lega (Massimo e Paola Panzeri), Fratelli d'Italia (Casaletto) e Forza Italia (Perego e Maggioni). Due ex sindaci e due ex assessori che molto bene conoscono questa fascia di Brianza sud-orientale. Il primo a rispondere è stato l'ex sindaco Panzeri. Che ha messo sul piatto una proposta intermedia, davvero interessante che da un lato coniuga la necessità di scavalcare il fiume in tempi accettabili e dall'altro tutela il territorio lasciando un importante compito ancora al San Michele rimesso a nuovo. 
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ECCO LA DOMANDA
Gentile Consigliere
Come noto uno dei temi centrali del territorio è il nuovo ponte sull’Adda. Tre i progetti presentati da RFI di cui Regione Lombardia ha selezionato il primo che, in sintesi mira a realizzare il manufatto a una trentina di metri a sud dell’attuale, con doppia corsia e doppio binario. I sindaci dell’area hanno espresso forti perplessità sia dal punto di vista paesaggistico sia, soprattutto, dal punto di vista viabilistico a causa del previsto eccezionale flusso di traffico leggero, pesante e ferroviario. Qual è la sua posizione rispetto a questo progetto, sostenuto in prima persona dall’assessora alle infrastrutture di Regione Lombardia Claudia Maria Terzi?

E ECCO LA RISPOSTA DI MASSIMO AUGUSTO PANZERI
PONTE SULL’ADDA
Sollecitato dalla redazione sulla cosiddetta “questione ponte sull’Adda”, espongo la mia personalissima opinione in merito.
Una cosa, ormai, è certa: entro il 2030 il ponte San Michele chiuderà al transito. Lo ha stabilito RFI, proprietaria del manufatto. E a oggi, nonostante un dibattito che dura da almeno dieci anni, non si è ancora arrivati né a un progetto concreto né, tantomeno, a una visione condivisa su come affrontare il problema.
Al momento siamo di fronte a 3 ipotesi – e sottolineo ipotesi- di progetto, nessuna delle quali pare in grado di risolvere in modo soddisfacente le tante criticità in gioco: carico viabilistico, tutela del paesaggio e degli edifici esistenti e, non da ultimo, il diritto alla mobilità dei cittadini.
Personalmente, pur non avendo alcun potere decisionale, mi permetto di avanzare una proposta che, forse, potrà sembrare controcorrente, ma che ritengo capace di tenere insieme le diverse esigenze:
- acquisire da Rfi dell’attuale ponte San Michele, da parte di Regione Lombardia o in subordine dalle Provincie di Lecco e Bergamo
- riqualificare, in accordo con la Soprintendenza, il ponte in chiave moderna consolidandone la struttura per garantire il solo traffico veicolare leggero
chiudere al traffico ferroviario convertendo l’attuale sede dei binari ed il sedime ferroviario in pista ciclopedonale
- realizzare un nuovo attraversamento ferroviario potenziato, eventualmente affiancato da ponte per i mezzi pesanti a sud della centrale sull’Adda, in linea con il progetto Gronda NordEst (ancora oggi presente sul sito di RFI)
- mantenere le attuali stazioni ferroviarie di Paderno e Calusco seppur “scollegate”
- rilanciare la canditura Unesco per il ponte San Michele
Potrà sembrare una proposta stravagante, diranno irrealizzabile, ma credo che almeno rispetti meglio - a differenza delle altre in campo- tutte le esigenze: nessun traffico veicolare aggiuntivo, tutela e valorizzazione dei luoghi ma anche il diritto alla mobilità delle persone tra due territori, quello lecchese e quello bergamasco, che non possono rimanere separati da un fiume come secoli fa.
Una proposta forse imperfetta, ma almeno una base su cui ragionare.
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