Osservazioni su un alunno: l'ASST Brianza invia un modulo alla scuola, tra i campi da compilare c'è la domanda, razza? La risposta, come disse Einstein nel 1933 in USA, "umana"
Oggi, fine ottobre 2025, per la professione e le responsabilità che mi competono, ricevo dall’ASST Brianza un modulo di osservazione su un alunno della mia scuola. Tra i campi che mi si richiede di compilare c’è quello sulla “razza”. Sì, avete letto bene: “razza”.
Il modulo in questione, il “Teacher’s Report for Ages 6-18” è stato elaborato nientepopodimeno che dall’Università del Vermont nel 2001, tradotto in Italia nientepopodimeno che dall’Istituto Scientifico E. Medea nello stesso anno.
Secondo l’aneddotica storica, quando Albert Einstein arrivò negli Stati Uniti per fuggire alle persecuzioni razziali, tra le domande nella procedura di accettazione c’era anche quella sulla razza: “A quale razza appartiene?”, gli fu chiesto. “Alla razza umana”, si dice abbia risposto, ma era il 1933 (cinque anni dopo a Trieste Mussolini emanava le leggi razziste – perché bisogna chiamarle per quello che furono, altro che “razziali” – nel ’35 a Norimberga Hitler si era portato avanti da par suo).
È già di per sé ridicolo che nel 2001 fior fior di medici (medici!) abbiano pensato che il termine “razza” potesse essere accettabile, ma riceverlo su un modulo inviatomi da dei medici (lo ripeto: medici!) nel 2025 è offensivo, lessicalmente sciatto, culturalmente pericoloso, se non rivelatore.
Il modulo in questione, il “Teacher’s Report for Ages 6-18” è stato elaborato nientepopodimeno che dall’Università del Vermont nel 2001, tradotto in Italia nientepopodimeno che dall’Istituto Scientifico E. Medea nello stesso anno.
Secondo l’aneddotica storica, quando Albert Einstein arrivò negli Stati Uniti per fuggire alle persecuzioni razziali, tra le domande nella procedura di accettazione c’era anche quella sulla razza: “A quale razza appartiene?”, gli fu chiesto. “Alla razza umana”, si dice abbia risposto, ma era il 1933 (cinque anni dopo a Trieste Mussolini emanava le leggi razziste – perché bisogna chiamarle per quello che furono, altro che “razziali” – nel ’35 a Norimberga Hitler si era portato avanti da par suo).
È già di per sé ridicolo che nel 2001 fior fior di medici (medici!) abbiano pensato che il termine “razza” potesse essere accettabile, ma riceverlo su un modulo inviatomi da dei medici (lo ripeto: medici!) nel 2025 è offensivo, lessicalmente sciatto, culturalmente pericoloso, se non rivelatore.
Mi è stato suggerito, da un caro amico, trattarsi di uno dei tanti problemi di traduzione dovuti all’omofonia tra termini inglesi e italiani: in inglese esiste la parola “race” che noi traduciamo con “razza”, ed “ethnicity” con “etnia” ma non abbiamo una parola per tradurre "breed", che in inglese significa, appunto, “razza”.
In tutti i casi, considerando l’alunno in questione di cui, per ovvie ragioni di privacy, oscuro il nome, avrei dovuto scrivere “razza bianca caucasica, quindi superiore”.
Ma c’era poco spazio e, nel dubbio, ho copiato Einstein.
Spero che all’ASST l’informazione sia utile.
Stefano Motta























