Osnago: Padre Damiano racconta il "suo" Libano
Nella serata di lunedì 27 ottobre, a partire dalle 21.00, presso il centro parrocchiale di Osnago si è svolto l’incontro “La voce dei popoli, testimonianze di pace dal medio oriente" durante il quale padre Damiano Puccini ha approfondito, tramite la propria esperienza, il contesto di crisi economica, umanitaria e sociale del Libano.

Padre Puccini da ormai più di 20 anni coordina l’associazione con sede a Damour, in Libano, “Oui pour la vie” che si occupa di dare sostegno alle persone povere e vulnerabili appartenenti a qualunque fede religiosa e provenienza. In particolare le sue attività si risolvono nella preparazione di circa 400 pasti al giorno per i poveri, un ambulatorio per i test sanitari, oltre che una scuola. Padre Damiano e i suoi collaboratori, nonostante il contesto difficile in cui si trovano ad operare, portano avanti ogni giorno la loro missione ispirandosi a valori cristiani ricevendo tuttavia sostegno anche da laici, missionari di diversa fede e frequentemente da enti come la Caritas, unendo così l’impegno per la pace e la solidarietà tra le diverse comunità colpite da guerra, povertà e crisi economica.

Questa iniziativa rientra nella tradizione del centro culturale per ottobre, essendo questo il mese della missione, durante il quale il centro parrocchiale cerca di dare voce a persone provenienti da situazioni storiche complesse, come il Libano contemporaneo; per dare un contesto alla situazione di crisi in cui versa si sottolinea che la popolazione è composta per il 50% da rifugiati bisognosi di qualunque genere di prima necessità, è però “importante non usare esclusivamente il contesto della guerra che blocca ogni forma di progresso e sviluppo-ci tiene a precisare Padre Puccini- il Libano è infatti un luogo unico, definito come il paese dell’eterna primavera grazie alla sua particolare conformazione territoriale che gli dona una straordinaria fertilità, nonostante esso sia circondato dal deserto”, questa caratteristica fa da sfondo alla lunga storia del territorio, nel quale comunità cattoliche e altre minoranze politiche e sociali hanno lasciato una traccia importante, con diverse correnti interne, dimostrando come il Libano, nonostante le difficoltà, continui a essere un esempio di convivenza e resilienza. Si può dire dunque che questo paese è da sempre stato un vero e proprio mosaico e crocevia di popoli: prima i Fenici, un popolo di commercianti che l’ha utilizzato come base per i propri scambi, i quali hanno poi ceduto il passo ai cartaginesi e agli antichi romani, passando successivamente all’Impero Ottomano, fino alla sua indipendenza dopo la prima guerra mondiale. Espressione di questa sua peculiare caratteristica è senz’altro la sua forma di governo, ossia la Repubblica Parlamentare che vede le proprie cariche statali divise secondo criteri religiosi e comunitari: ad esempio il Presidente dev’essere cristiano, il Primo Ministro sunnita e il Presidente del Parlamento sciita, in modo tale che ogni comunità abbia una rappresentanza equa all’interno degli enti pubblici.

È proprio in questo contesto così culturalmente variegato che padre Damiano e la sua associazione si muovono “La nostra opera si fonda sulla convinzione che la missione non è solo assistenza materiale, ma anche un cammino di pace che nasce dal rispetto reciproco e dalla capacità di ascolto” spiega ai presenti, l’idea è che l’aiuto concreto debba essere accompagnato da un messaggio di speranza "Dio non ti abbandona", ha ripetuto spesso durante il suo intervento, sottolineando la dimensione spirituale della solidarietà. Sottolinea nel suo discorso anche come la convivenza tra cristiani e musulmani nella terra dei cedri sia possibile proprio grazie a un equilibrio costituzionale e sociale che si basa sulla rappresentanza paritaria e il riconoscimento delle diversità “Io stesso ho assistito a episodi toccanti di unità, come le celebrazioni condivise tra le comunità religiose e la nascita di iniziative comuni per la pace all’interno di una società frammentata da divisioni e conflitti” rammenta.

“Un tratto significativo della mia missione è la dimensione umana del lavoro, mio e dei volontari: visitare case, alleviare le sofferenze materiali, ma anche coltivare la calma interiore e la speranza” conclude Puccini, ponendo attenzione agli sforzi di portare alle persone in difficoltà il messaggio che la dignità e la forza interiore possono nascere anche nelle condizioni più complicate, attraverso piccoli gesti quotidiani fatti con cuore e pazienza.
Concludendo non può che sorgere una riflessione spontanea, ossia che la storia del Libano, intrecciata con la missione di uomini come Padre Damiano Puccini e l’impegno di comunità resilienti, insegna che anche nei luoghi dove la guerra e la crisi sembrano dettare legge, è possibile coltivare la pace, la solidarietà e la speranza.
La missione di Padre Damiano e della sua associazione, così come l’impegno di tanti altri, è dunque un faro che illumina il cammino di tutti coloro che desiderano credere in un futuro di giustizia e fraternità, nonostante le difficoltà, ispirando alla coltivazione, nelle nostre comunità e nelle nostre vite, la perseveranza nella convivenza, il rispetto per la diversità, e la forza di una speranza che non si arrende mai, perché la pace vera nasce dal basso e cresce quando ci si incontra, ascoltando e amando. Solo così il messaggio di pace e convivenza che il Libano porta con sé potrà risuonare oltre i suoi confini, come seme per un mondo più umano e solidale.

Padre Puccini da ormai più di 20 anni coordina l’associazione con sede a Damour, in Libano, “Oui pour la vie” che si occupa di dare sostegno alle persone povere e vulnerabili appartenenti a qualunque fede religiosa e provenienza. In particolare le sue attività si risolvono nella preparazione di circa 400 pasti al giorno per i poveri, un ambulatorio per i test sanitari, oltre che una scuola. Padre Damiano e i suoi collaboratori, nonostante il contesto difficile in cui si trovano ad operare, portano avanti ogni giorno la loro missione ispirandosi a valori cristiani ricevendo tuttavia sostegno anche da laici, missionari di diversa fede e frequentemente da enti come la Caritas, unendo così l’impegno per la pace e la solidarietà tra le diverse comunità colpite da guerra, povertà e crisi economica.

Questa iniziativa rientra nella tradizione del centro culturale per ottobre, essendo questo il mese della missione, durante il quale il centro parrocchiale cerca di dare voce a persone provenienti da situazioni storiche complesse, come il Libano contemporaneo; per dare un contesto alla situazione di crisi in cui versa si sottolinea che la popolazione è composta per il 50% da rifugiati bisognosi di qualunque genere di prima necessità, è però “importante non usare esclusivamente il contesto della guerra che blocca ogni forma di progresso e sviluppo-ci tiene a precisare Padre Puccini- il Libano è infatti un luogo unico, definito come il paese dell’eterna primavera grazie alla sua particolare conformazione territoriale che gli dona una straordinaria fertilità, nonostante esso sia circondato dal deserto”, questa caratteristica fa da sfondo alla lunga storia del territorio, nel quale comunità cattoliche e altre minoranze politiche e sociali hanno lasciato una traccia importante, con diverse correnti interne, dimostrando come il Libano, nonostante le difficoltà, continui a essere un esempio di convivenza e resilienza. Si può dire dunque che questo paese è da sempre stato un vero e proprio mosaico e crocevia di popoli: prima i Fenici, un popolo di commercianti che l’ha utilizzato come base per i propri scambi, i quali hanno poi ceduto il passo ai cartaginesi e agli antichi romani, passando successivamente all’Impero Ottomano, fino alla sua indipendenza dopo la prima guerra mondiale. Espressione di questa sua peculiare caratteristica è senz’altro la sua forma di governo, ossia la Repubblica Parlamentare che vede le proprie cariche statali divise secondo criteri religiosi e comunitari: ad esempio il Presidente dev’essere cristiano, il Primo Ministro sunnita e il Presidente del Parlamento sciita, in modo tale che ogni comunità abbia una rappresentanza equa all’interno degli enti pubblici.

È proprio in questo contesto così culturalmente variegato che padre Damiano e la sua associazione si muovono “La nostra opera si fonda sulla convinzione che la missione non è solo assistenza materiale, ma anche un cammino di pace che nasce dal rispetto reciproco e dalla capacità di ascolto” spiega ai presenti, l’idea è che l’aiuto concreto debba essere accompagnato da un messaggio di speranza "Dio non ti abbandona", ha ripetuto spesso durante il suo intervento, sottolineando la dimensione spirituale della solidarietà. Sottolinea nel suo discorso anche come la convivenza tra cristiani e musulmani nella terra dei cedri sia possibile proprio grazie a un equilibrio costituzionale e sociale che si basa sulla rappresentanza paritaria e il riconoscimento delle diversità “Io stesso ho assistito a episodi toccanti di unità, come le celebrazioni condivise tra le comunità religiose e la nascita di iniziative comuni per la pace all’interno di una società frammentata da divisioni e conflitti” rammenta.

“Un tratto significativo della mia missione è la dimensione umana del lavoro, mio e dei volontari: visitare case, alleviare le sofferenze materiali, ma anche coltivare la calma interiore e la speranza” conclude Puccini, ponendo attenzione agli sforzi di portare alle persone in difficoltà il messaggio che la dignità e la forza interiore possono nascere anche nelle condizioni più complicate, attraverso piccoli gesti quotidiani fatti con cuore e pazienza.
Concludendo non può che sorgere una riflessione spontanea, ossia che la storia del Libano, intrecciata con la missione di uomini come Padre Damiano Puccini e l’impegno di comunità resilienti, insegna che anche nei luoghi dove la guerra e la crisi sembrano dettare legge, è possibile coltivare la pace, la solidarietà e la speranza.
La missione di Padre Damiano e della sua associazione, così come l’impegno di tanti altri, è dunque un faro che illumina il cammino di tutti coloro che desiderano credere in un futuro di giustizia e fraternità, nonostante le difficoltà, ispirando alla coltivazione, nelle nostre comunità e nelle nostre vite, la perseveranza nella convivenza, il rispetto per la diversità, e la forza di una speranza che non si arrende mai, perché la pace vera nasce dal basso e cresce quando ci si incontra, ascoltando e amando. Solo così il messaggio di pace e convivenza che il Libano porta con sé potrà risuonare oltre i suoi confini, come seme per un mondo più umano e solidale.
I.M.























