Giorni difficili

Da tempo stiamo vivendo in una situazione generale molto complicata e difficile da interpretare per le persone normali che sempre hanno dedicato la loro vita al lavoro, allo studio, all’educazione ed al rispetto delle normali regole e le Istituzioni democratiche preposte alla nostra tutela.

La maggior parte delle persone si è resa conto di una sostanziale impotenza delle proprie volontà e capacità di influire rispetto ai poteri e livelli istituzionali preposti ad assumere decisioni efficaci che possano incidere nelle scelte di chi ci dovrebbe rappresentare, favorendo un distacco di credibiloità.

Le grandi ed estese manifestazioni che si sono svolte in queste ultime settimane in Italia ed in Europa assai partecipate in particolare dai giovani studenti, contro il massacro genocida del popolo palestinese, rappresentano bene la chiave di lettura di una risposta democratica importante rivolta ai complici ritardi dei Governi occidentali ed alle forze politiche progressiste che da sempre si richiamano alla pace.

Non era più tollerabile questo massacro inumano che ogni giorno da due anni si perpetuava impunemente davanti ai nostri occhi senza che nessuno fosse in grado di fermarlo. 

Nella Storia, rimarrà una esperienza criminale compiuta dall’estrema destra sionista israeliana con la nostra silente complicità, auguriamoci conclusa con la fine dei bombardamenti a tappeto nella striscia di Gaza e la liberazione degli ostaggi rapiti da Hamas il 7 Ottobre 2023.

Non vi sarà alcuna pace senza il coinvolgimento diretto dei due popoli, con la fine dell’occupazione israeliana, ed il reciproco riconoscimento dei due Stati per i due popoli, la farsa posta in essere alla Knesset in Israele ed a Sharm el Sheikh in Egitto da Trump, non potrà essere risolutiva.

L’attenzione generale ora è rivolta alla guerra fratricida in Ucraina e la necessità di porvi fine.

L’attore primario è sempre Trump, gli Stati Uniti, ispiratori e finanziatori di tale guerra condotta per procura dall’Ucraina per conto dei guerrafondai, delle èlites Occidentali, dovranno riconoscere il loro fallimento politico e la loro sconfitta sul piano militare contro la Russia di Putin.

Sarà per noi, un passaggio non facile ammettere la sconfitta, tuttavia necessaria per porre fine ad una guerra che non doveva nemmeno essere pensata ed aizzata con troppa superficialità, i signori della guerra hanno prevalso sui pacifisti.

Il riarmo generalizzato richiesto o imposto dai Governi e dalla NATO, va in una direzione contraria, lo si vuole chiamare un piano difensivo europeo, in realtà, già dalla manovra economica in discussione nei vari Parlamenti, impone rinunce e tagli alle spese sociali per destinarle agli armamenti

Fa ben sperare la decisione assunta da Trump, di negare la presenza militare diretta degli USA in Ucraina con i potenti missili a lunga gittata, tale gravissimo atto richiesto da Zelenski, avrebbe significato autorizzare la Russia di colpire direttamente gli Stati Uniti.

Auguriamoci che i colloqui iniziati in Alaska, proseguiranno a breve a Budapest in Ungheria potranno conseguire risultati efficaci a cessare le azioni belliche, definire ambiti di convivenza e di sicurezza reciproci ed il rispetto delle loro prerogative storico culturali e linguistiche e religiose.

I Governi Europei con le nostre Istituzioni, potrebbero assumere un proprio ruolo protagonista, in alternativa al dissipare ulteriori risorse finanziarie al riarmo, consapevoli del fatto che la realtà è cambiata ed è utile per noi promuovere le nostre capacità creative da sempre apprezzate e riconosciute ed a loro necessarie.
Sergio Fenaroli
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