Retesalute: in tribunale le testimonianze sulla presunta diffamazione verso la Ronchi 

Sono due le contestazioni che, come argomentato nel corso della sua escussione davanti al giudice Martina Beggio, la dottoressa Anna Ronchi, allora responsabile amministrativa di Retesalute (periodo 2008-2018) ha mosso nei confronti dell’allora sindaco di Merate Massimo Panzeri, nonchè presidente dell’assemblea: avere asserito che ci fosse stato un versamento di denaro dal conto dell’azienda a quello personale e avere fatto il segno della mano, con le cinque dita che si chiudono a raggera, a indicare una “sparizione” di denaro.
Nulla di tutto ciò è accaduto, anzi. Una movimentazione di denaro c’è stata, ma in senso opposto: dal conto personale della Ronchi a quello di Retesalute per pagare gli stipendi nel momento di massima difficoltà in cui l’azienda versava. Denaro poi rientrato quando le casse sono tornate ad avere disponibilità di liquidi.
Si è aperta così l’udienza che vede imputato l’ex sindaco Massimo Panzeri accusato dalla ex dipendente Ronchi, di diffamazione per avere leso la sua immagine nel corso di una seduta dell’assemblea, andata “in onda” in quanto riprodotta in streaming sul canale del comune di Merate.
Dopo il rinvio a giudizio, il processo si è aperto con la presunta parte lesa che ha reso la sua versione dei fatti, ripercorrendo quei mesi particolarmente travagliati e sofferti per la municipalizzata che si occupa dell’erogazione dei servizi socio-sanitari per i soci.
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Anna Ronchi

In gravi difficoltà, l’ente si era trovato “scoperto” a livello di disponibilità poiché i comuni pagavano sottocosto i servizi che venivano erogati e spesso anche in ritardo giungevano le risorse dagli enti superiori. Nel luglio 2016 mancavano i fondi per il pagamento degli stipendi e la dottoressa Ronchi aveva deciso, in autonomia, di provvedere di tasca propria almeno temporaneamente, così da non lasciare i colleghi in difficoltà. “Ogni mese c’erano problemi nei pagamenti. Io ero il riferimento per i dipendenti che non avrebbero ricevuto lo stipendio e mi trovavo in difficoltà. Avevo chiesto all’azienda di aprire una linea di credito ma la proposta era stata negata con la motivazione degli interessi passivi che ci sarebbero stati da rifondere. Il problema era noto, ma non c’era la volontà di risolverlo. La vendita sottocosto dei servizi aveva provocato il disastro. Pensando che i miei colleghi a fine mese non avrebbero ricevuto lo stipendio, ho preso questa decisione da sola, non condivisa”. A luglio 2016 dal conto personale di Anna Ronchi era stato disposto un bonifico verso Retesalute di 25mila euro. Soldi poi rientrati, senza gli interessi maturati, nel mese di novembre quando l’azienda si trovava in condizioni finanziarie migliori.
Durante la seduta di consiglio comunale del giugno 2020 parlando delle vicende dell’azienda il sindaco Panzeri, secondo la dottoressa Ronchi, aveva parlato di una movimentazione di contabilità ma invertendo i fattori, dunque dalle casse dell’azienda a quelle personali e mimando poi la mano un gesto ritenuto inequivocabile e lesivo della sua immagine .
“Mi sono sentita chiamata in causa perché allora ricoprivo il ruolo di responsabile contabile, ero l’unica. Non è mai emerso in sede di giudizio che io abbia manipolato a mio uso e consumo sui conti dell’azienda e non vi sono stati movimenti nell’ordine indicato da Panzeri ma in quello inverso. Sono state operazioni contabili discutibili ma di certo non è stato rubato nulla”. 
Sottoposta a processo penale per falso in bilancio, Anna Ronchi era stata assolta. La Corte dei Conti aveva ravvisato errori nella redazione del bilancio ma, ha proseguito, “non sicuramente delle manipolazioni o dei trucchi per trarne vantaggio personale. Ho ricevuto un danno di immagine per quanto accaduto, oltre che ricadute in ambito lavorativo in un ente pubblico, non avendo potuto partecipare a concorsi in quanto c’era un processo pendente. Ho dovuto avviare percorso di sostegno per gestire l’ansia e la mia situazione personale”.
Incalzata dall’avvocato Elena Barra, difensore di fiducia di Panzeri, se dall’imputato avesse sentito parlare di operazioni per “tornaconto personale”, Anna Ronchi ha risposto negativamente ma ha specificato che si è parlato di versamenti da un conto corrente personale a quello aziendale, con un gesto della mano. 
“La Corte dei Conti ha dichiarato irregolarità contabili ma ha negato l’esistenza di danno erariale verso i comuni soci, rilevando invece un danno per via delle spese legali sostenute e quelle del collegio liquidatori, condannando così l’azienda e quattro persone al risarcimento”.
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Massimo Panzeri

Terminata l’audizione della presunta parte lesa, dimessasi volontariamente da Retesalute, attualmente direttore presso l’azienda consortile di Castellanza, è stata la volta dell’imputato presentarsi a cospetto del giudice per rispondere alle domande e chiarire la propria posizione.
L'ex primo cittadino ha così ricordato come nel corso del consiglio del 9 giugno avesse illustrato le "evidenze emerse in una precedente assemblea dei soci di Retesalute. Il nuovo CdA insediato aveva espresso forti preoccupazioni per perdite non correttamente rappresentate. E alla fine di tutto, dopo che il cda aveva incaricato dei consulenti, era emersa una perdita complessiva di 4 milioni di euro che non era stata rappresentata ai soci.
Il comune di Merate era il principale azionista e veniva chiamato a dover potenzialmente ricoprire tale perdita".
Viste le risultanze, Panzeri ha ricordato come l'ente da lui amministrato avesse deciso di commissionare individualmente una ulteriore analisi sui conti dell'azienda. La sera precedente il consiglio "incriminato", in una riunione era poi stata anticipata la relazione finale del dottor D'Aries, incaricato appunto da Merate per questa consulenza.
"I termini che ho usato" ha precisato Panzeri "sono contenuti nella relazione, seppur non in correlazione alla vicenda per cui sono imputato. Lo storno delle fatture era individuato in un apposito capitolo. Ai soci i bilanci venivano rappresentati in leggero utile ma poi sono emerse delle perdite. L'operazione per cui sono imputato appariva quantomeno anomala nella sua forma". E relativamente al gesto, Panzeri ha ammesso di avere "una gestualità accentuata, mi scuso forse ho fatto il gesto…".
Su richiesta dell'avvocato difensore, l'imputato ha poi ribadito di avere illustrato al consiglio sulle movimentazioni di cassa, i prelievi e i versamenti, evidenziando situazioni di cui i consiglieri non erano a conoscenza e rimarcando che quelle anomalie a bilancio erano il risultato della consulenza che poi sarebbe diventata di dominio pubblico. Non ho espresso considerazioni, mi sono limitato a rilevare quanto avevo avuto modo di leggere, specificando che il termine manipolazione era contenuto nella consulenza. Il mio è stato dunque un rilievo oggettivo sull'anomalia determinata dalle operazioni, la responsabile è la prima volta che la vedo. Ho fatto riferimento al responsabile finanziario dell'azienda, senza fare mai il nome. Soldi che vanno e soldi che vengono probabilmente l'ho detto ma ho fatto riferimento solo all'anomalia.
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Giunta da Campione d'Italia dove ora lavora e vive, la dottoressa Maria Vignola, al tempo segretaria comunale di Merate (per i 5 anni della legislatura Panzeri) ha ricordato come la seduta di consiglio comunale del 9 giugno avesse carattere straordinario, ed era videoregistrata essendo ancora periodo Covid.
Riferendosi a Retesalute, entrata in quell'assise a seguito della mozione di Più Prospettiva letta dal capogruppo Paolo Centemero, la dirigente ha ricordato come l'azienda presentasse anomalie, tali che nel 2019 si era scoperto un disavanzo di 4 milioni di euro. "Come Comune, per avere una oggettività più puntuale" avevamo incaricato il dottor D'Aries di fare una relazione sulla situazione di Retesalute". Una situazione affrontata poi in aula con toni pacati anche dalla stessa mminoranza. "Ricordo il passaggio dove Panzeri aveva parlato di manipolazioni gravi a seguito della relazione di D'Aries il quale aveva parlato di manipolazioni contabili. Il sindaco allora aveva anche contestato che si utiizzassero i soldi dell'attività d'ambito, che invece erano registrati come ricavi e dunque usati per pagare le spese oltre alle fatture stornate a fine anno e rimesse poi agli inizi dell'eservizio successivo. Nessuno accusava la responsabile di avere incassato denaro ma di avere utilizzato una gestione non propriamente regolare".
A chiudere l'udienza è stata l'escussione dell'allora consigliere di minoranza Roberto Perego, teste della difesa così come la dottoressa Vignola, che ha precisato come tra i due gruppi politici ci fosse una notevole divergenza di posizioni sulla società. "La maggioranza dei sindaci, sobillati dai segretari comunali, volevano la liquidazione. Noi dicevamo invece di non andare in liquidazione e di cercare una soluzione alternativa". Tra gli errori contabili evidenziali, ha ricordato Perego, c'era la confusione tra le due attività, quella d'ambito con i suoi finanziamenti e quella di fornitura dei servizi socio assistenziali ai comuni.
"C'erano fatture stornate a fine anno che poi ritornavano. Il bilancio era in positivo di pochi euro ma la situazione era diversa. Ma non c'erano appropriazioni. I servizi venivano pagati troppo poco, qui uno dei problemi.
Nessuno si è mai appropriato di alcunché e non ho sentito parlare di profitti personali. L'aspetto più critico era emerso quando la responsabile finanziaria per far quadrare i conti prelevò dal proprio conto personale circa 20mila euro, versandolo nei conti della società pubblica per pagare gli stipendi. Per poi farli rientrare qualche mese dopo. Nessuno si è fottuto i soldi, anzi qualcuno ce li ha messi dentro. Nessuno ha rubato in questa vicenda, come qualcuno voleva far intendere per ragioni politiche. Robbiani l'aveva buttata un po' in caciara, accusava il centrosinistra di aver fatto una cosa (Retesalute) che non stava in piedi...Panzeri usava molto la gestualità, ma nello specifico quella volta non ricordo…".
Conclusa la testimonianza di Perego, il giudice ha rinviato a dicembre per i testi residui e la discussione.
S.V.
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