Salvate il soldato Salvioni

Nel campo di battaglia (figurato, si intende), del consiglio comunale si ridisegnano le gerarchie della maggioranza. La Riva fa la sindachessa ombra, il capogruppo si crede il sergente Foley di Ufficiale e Gentiluomo. Nel frattempo, Salvioni suona la campanella e spera nella Croce Rossa. Il consiglio comunale si è riunito e, come da tradizione, soporifero e privo di contenuti anche grazie ad una minoranza peggiore della minoranza che oggi ahinoi, bivacca in maggioranza. Al vertice del comando operativo la Riva, ormai sindachessa in pectore, distribuisce ordini e sorrisi sarcastici. Accanto a lei, la vice sindaca, che per distrazione o mossa tattica ha chiamato la collega “consigliera”, sancendo la nascita di un nuovo genere politico: il passivo-aggressivo istituzionale. Ma la vera guerra di potere si combatte altrove. A dettare tempi e modi del gruppo di maggioranza è il master and commander del consiglio, Sergente “Foley” Sellitto, che gestisce interventi, sospensioni, e probabilmente anche il menù del buffet post-seduta. Un Vannacci in sedicesimi. Gli altri seduti di fianco e dietro sono dei cartonati inanimati. Nessuno respira senza il suo cenno, tranne forse il microfono, che ogni tanto cede per pietà. E in fondo al fronte, solo e accompagnato da una segretaria comunale, c’è lui: il soldato Salvioni, inconsapevole e solitario. A volte ricorda Bonelli, a volte ricorda l’ispettore Clouseau. Armato solo di campanella e pazienza, risponde alle minoranze su temi di seconda mano, con un repertorio di risatine isteriche che ormai fanno scuola nelle accademie del nervosismo. Si mormora che il Ministero della Difesa stia cercando un sergente Miller disposto a salvarlo, ma finora nessuno ha accettato la missione. L’ultimo volontario, dopo aver ascoltato la registrazione spezzatino della seduta, avrebbe chiesto il trasferimento… in un consiglio di condominio, dove dice che “almeno lì si parla di cose serie”. 
Argo 
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