Merate: il “risotto per Gaza” fa il tutto esaurito in piazza
Un successo andato oltre le più rosee aspettative, complice la concomitanza di tanti fattori positivi.
Il bel tempo, l'intraprendenza di un folto numero di giovani volontari, la causa benefica e la bontà dei piatti serviti.


"Il gazebo per Gaza" ha sfornato centinaia di risotti che hanno fatto la felicità delle persone che hanno colto l'occasione per gustare la prelibatezza preparata dai "Cuochi bergamaschi" e contribuire così all'iniziativa, pensata e realizzata dalla giovane studentessa Maddalena Comi, con il supporto di tanti coetanei e l'appoggio dell'amministrazione comunale nella persona del consigliere Michele Magrin.


Sotto la torre sono stati allestiti sia lo spazio "fornelli" che quello "gambe sotto il tavolo". E da mezzogiorno, i piatti sono stati serviti uno dopo l'altro, sia per la consumazione in loco che per l'asporto.
Il perchè dell'iniziativa lo ha spiegato proprio Maddalena in un discorso proposto all'ascolto dei presenti:
Il bel tempo, l'intraprendenza di un folto numero di giovani volontari, la causa benefica e la bontà dei piatti serviti.


"Il gazebo per Gaza" ha sfornato centinaia di risotti che hanno fatto la felicità delle persone che hanno colto l'occasione per gustare la prelibatezza preparata dai "Cuochi bergamaschi" e contribuire così all'iniziativa, pensata e realizzata dalla giovane studentessa Maddalena Comi, con il supporto di tanti coetanei e l'appoggio dell'amministrazione comunale nella persona del consigliere Michele Magrin.


Sotto la torre sono stati allestiti sia lo spazio "fornelli" che quello "gambe sotto il tavolo". E da mezzogiorno, i piatti sono stati serviti uno dopo l'altro, sia per la consumazione in loco che per l'asporto.
Il perchè dell'iniziativa lo ha spiegato proprio Maddalena in un discorso proposto all'ascolto dei presenti:
Sarò onesta: da quando ho iniziato ad organizzare questa iniziativa ho sempre pensato che questo discorso sarebbe stato diverso, che mi sarei spesa in parole di elogio riguardo la meravigliosa impresa della Flotilla, o riguardo le imponenti manifestazioni pro-Palestina in tutta Italia. E invece voglio parlarvi di pace. La pace finalmente è stata raggiunta, gli accordi sono stati firmati. Una pace firmata mentre Trump si congratulava con Netanyahu per l’eccellente uso delle armi; una pace firmata mentre, insieme agli ostaggi israeliani, 2000 palestinesi venivano liberati, dopo giorni, mesi di incubi. Palestinesi che, uscendo dal carcere dopo torture indicibili, si ricongiungevano finalmente con i propri cari… i propri cari che venivano minacciati di punizione e arresti, se avessero festeggiato la loro liberazione… La pace. Eppure a Gaza il 78% degli edifici è distrutto, 50 milioni di tonnellate di macerie si riversano su tutta la striscia; secondo l’ONU saranno necessari 20 anni solamente per raccogliere tutte queste macerie, altri 60 anni serviranno invece per frantumarle e processarle; altri 80 infine per ricostruire le case e gli edifici. 160 anni di ricostruzione. 734 giorni di genocidio, 66 mila vittime, di cui 19 mila bambini: se andassimo a un funerale al giorno per ogni bambino morto a Gaza andremmo a funerali per i prossimi 50anni. La pace. A Gaza la pace non ha portato il silenzio, la luce manca, l’acqua pure e la gente continua a sopravvivere come in guerra, gli aiuti restano fermi al confine, mentre nella striscia si contano 450 morti di fame, tra cui 150 bambini. Questa non è pace, non può esserci pace in un territorio occupato, a malapena è definibile tregua. Eppure si percepisce già il sentore di questo tentativo di cancellare il genocidio, di oscurarlo, di lasciare che 66 mila nomi vengano ricoperti dalla polvere dell’ oblio. Ma non lasciamo che ci convincano a dimenticare 2 anni di genocidio, non lasciamoci ributtare nelle orribili sabbie mobili dell’indifferenza. “Per non essere complici di un mondo indifferente". Questo è il nostro motto, e questo è quello che oggi voglio dire a tutti quanti voi: non lasciate che un genocidio venga perpetrato davanti ai vostri occhi, non ascoltiamo quelle voci che dicono che non sarà questo piccolo gesto a fare la differenza. De Andrè diceva: “Se avete preso per buone le verità della televisione, anche se allora vi siete assolti, siete lo stesso coinvolti”. In questo mondo in cui spesso ci sembra che vincano l’egoismo e l’individualismo, vogliamo avere il coraggio di alzarci e di lottare per i nostri fratelli. Non lasciamo che il diritto internazionale venga violato davanti ai nostri occhi senza fare nulla, non chiniamo lo sguardo semplicemente perchè è più facile fare finta di non vedere, schieriamoci contro l’orrore che ci ha resi incapaci di provare empatia, rendiamoci voce di un popolo che è stato zittito, alziamo il nostro tono per ogni bambino a cui è stata strappata la voce. Non ascoltiamo la propaganda che ci convince che siamo innocenti, non ascoltate il perbenismo inutile di chi vuole continuare a crogiolarsi nella propria indifferenza e soprattutto non ascoltate chi davanti a un genocidio ha l’ardire di commentare dicendo: “ma il 7 ottobre…” Certamente il 7 ottobre è stato commesso un massacro orrendo, inaccettabile, che ha causato più di 1200 vittime. Ciò che è avvenuto quel giorno è un crimine che io, Maddalena Comi, condanno fermamente. Ma ciò non può, in alcun modo, giustificare un genocidio; quella violenza non può cancellare decenni di vessazioni avvenute prima del 7 ottobre, non può farci ignorare le grida di un popolo costretto a stare nel 15% del proprio territorio, non può farci ignorare tutti gli insediamenti coloniali israeliani illegali, o le vessazioni continue e sistematiche che i palestinesei per anni e anni hanno dovuto subire. Manifestiamo il nostro dissenso per un governo che ha chiuso gli occhi davanti a un genocido, che si impegna a dare 154 milioni di euro degli italiani per rafforzare la macchina bellica israeliana con cui Netanyahu sta sterminando migliaia di palestinesi. Quello stesso governo che però si rifiuta di pagare per il rimpatrio di quegli eroi che, davanti all’attuazione di un blocco navale illegittimo, hanno voluto provare a instaurare un canale umanitario con Gaza, mettendo a rischio la propria stessa vita… Com’è possibile che ci abbiano convinto a condannare loro, e non il governo israeliano? Com’è possibile che non vengano considerati eroi delle persone che rischiano la propria vita per arrivare ad aiutare un popolo condannato a morire sotto le bombe o per fame? Ed è inutile lavarsi le coscienze sostenendo che ci sono tonnellate di aiuti fuori da Gaza che aspettano solo di entrare. Sapete come avviene la distribuzione? Vengono chiamate delle famiglie in mezzo a zone isolate; nel silenzio della notte improvvisamente si sente uno sparo, e bisogna iniziare a correre, per un sacco di farina, e per la propria vita, mentre pallottole sparate da soldati israeliani trapassano le persone di fianco; e allora si corre disperatamente verso quel sacco di farina, si corre sui cadaveri di quelli che non sono stati abbastanza veloci. Questa non è una questione di schieramento politico, non si tratta di essere di destra o di sinistra, perchè quello che serve per schierarsi contro un genocidio non è l’orientamento politico, ma la capacità di empatia, il nostro essere semplicemente umani. Non si può pensare di costruire una Terra Santa per le prossime generazioni sulla fossa comune della precedente. E allora sogniamo una pace, una pace vera. E la sogniamo non come un’ingenua utopia, ma come un diritto di tutti, tutti noi esseri umani
