Calco e "Artelab": mostra di Roberto e Alberto Brambilla
La terza esposizione del programma culturale promosso e organizzato dal comune di Calco, con il supporto dell’Associazione Artelab di Arlate, coincide con una mostra bipersonale dedicata a due figure profondamente radicate nel territorio comunale.
Roberto e Alberto Brambilla, padre e figlio, rappresentano l’emblema di un autentico passaggio di consegne: non solo generazionale e artistico, ma anche epocale. Se Roberto vive a cavallo di due secoli, Alberto nasce agli inizi del Novecento.


Nella mostra, che nel mese di ottobre anima il Polo Culturale di Arlate-Calco, questo passaggio si rende tangibile attraverso le immagini delle opere dei due artisti: scorci del paesaggio rurale e urbano dell’area calchese, fino ad arrivare alla Milano degli anni ’50 e ’60 ritratta da Alberto.

Il suo sguardo, tutt’altro che romantico, restituisce un mutamento d’orizzonte non solo visivo ma anche valoriale. Nelle sue opere la figura umana è quasi del tutto assente, a sottolineare la disumanizzazione di un ambiente ormai privo di presenze, simbolo dei profondi cambiamenti sociali e culturali dell’epoca.

Come sottolinea il critico d’arte Luca Nava, in entrambi gli artisti abita un inconsueto silenzio, in contrasto con il rumore che offende il corpo e l’anima di chi vive tanto la quiete della Brianza quanto la frenesia della Milano del boom economico.
Quel silenzio, quella sospensione del tempo che solo l’astrazione pittorica consente, diventa il viatico necessario per accostarsi e percepire la vita silente che, nelle loro opere, si rende manifesta.
Roberto e Alberto Brambilla, padre e figlio, rappresentano l’emblema di un autentico passaggio di consegne: non solo generazionale e artistico, ma anche epocale. Se Roberto vive a cavallo di due secoli, Alberto nasce agli inizi del Novecento.


Nella mostra, che nel mese di ottobre anima il Polo Culturale di Arlate-Calco, questo passaggio si rende tangibile attraverso le immagini delle opere dei due artisti: scorci del paesaggio rurale e urbano dell’area calchese, fino ad arrivare alla Milano degli anni ’50 e ’60 ritratta da Alberto.

Il suo sguardo, tutt’altro che romantico, restituisce un mutamento d’orizzonte non solo visivo ma anche valoriale. Nelle sue opere la figura umana è quasi del tutto assente, a sottolineare la disumanizzazione di un ambiente ormai privo di presenze, simbolo dei profondi cambiamenti sociali e culturali dell’epoca.

Come sottolinea il critico d’arte Luca Nava, in entrambi gli artisti abita un inconsueto silenzio, in contrasto con il rumore che offende il corpo e l’anima di chi vive tanto la quiete della Brianza quanto la frenesia della Milano del boom economico.
Quel silenzio, quella sospensione del tempo che solo l’astrazione pittorica consente, diventa il viatico necessario per accostarsi e percepire la vita silente che, nelle loro opere, si rende manifesta.
A.Va.