Domenica 19 ottobre – Church Pocket/84. Gabriele: l’angelo che porta buone notizie
La tecnologia ha reso, al nostro tempo, la notizia a portata di mano. Ricordare che esiste un angelo il cui compito è portare solo buone notizie sembra quasi provocatorio. È l’arcangelo Gabriele, il cui nome significa “Forza di Dio”. Nella Scrittura appare sempre come colui che annuncia eventi decisivi per la storia della salvezza. Lo incontriamo nel libro di Daniele, dove interpreta visioni e svela il senso dei tempi (Dn 8,16; 9,21). Lo ritroviamo nel Nuovo Testamento, quando annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista (Lc 1,19), e soprattutto quando entra nella casa di Nazaret per portare a Maria la notizia più grande: «Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,31). Dal punto di vista teologico, Gabriele non è solo un messaggero esterno.

È segno che Dio parla nella storia e che la sua parola non resta mai astratta, ma si fa annuncio concreto, rivolto a persone reali. In Maria si rivela che il messaggio divino non è un’idea da discutere, ma una vita da accogliere. Il “forza di Dio” diventa così non potenza militare, ma potere della Parola che cambia la realtà. Non è un caso che la tradizione cristiana abbia visto in Gabriele l’angelo delle grandi chiamate. Annuncia a Maria la vocazione unica della maternità divina, ma annuncia anche a ciascuno di noi che Dio chiama per nome. La sua missione ricorda che il Vangelo non è mai generico: è sempre indirizzato a qualcuno, è sempre buona notizia per una vita concreta.
Ed è qui che Gabriele diventa l’opposto del falso angelo di luce di cui parla san Paolo (2Cor 11,14). Lucifero si traveste per sedurre, per presentare come bene ciò che non lo è, per abbagliare con luci che confondono. Gabriele invece porta la vera luce: annuncia non ciò che l’uomo vuole sentirsi dire, ma ciò che Dio vuole comunicare per la salvezza. Le sue parole non illudono, ma illuminano; non seducono, ma rivelano; non spingono a fuggire dalla realtà, ma la trasformano con la forza della verità.

Oggi, in un tempo in cui troppe parole sono rumore e troppi annunci sono cattive notizie, abbiamo bisogno di Gabriele: per imparare che la Parola di Dio è buona notizia anche quando sembra scomoda, anche quando chiede di uscire dalle abitudini. È buona perché ci salva, perché ci libera, perché ci mostra che Dio non si è stancato di parlare all’uomo. In fondo, il compito di Gabriele continua ogni giorno: ricordarci che la fede nasce da un annuncio e che ogni annuncio autentico ci porta a Cristo. Per questo, se sappiamo ascoltare, scopriremo che anche oggi ci sono “Gabriele” nascosti: un volto amico, una parola imprevista, un segno di speranza. Sono gli annunci di Dio dentro la nostra storia, che ci ripetono: non temere, perché con te c’è il Signore.

È segno che Dio parla nella storia e che la sua parola non resta mai astratta, ma si fa annuncio concreto, rivolto a persone reali. In Maria si rivela che il messaggio divino non è un’idea da discutere, ma una vita da accogliere. Il “forza di Dio” diventa così non potenza militare, ma potere della Parola che cambia la realtà. Non è un caso che la tradizione cristiana abbia visto in Gabriele l’angelo delle grandi chiamate. Annuncia a Maria la vocazione unica della maternità divina, ma annuncia anche a ciascuno di noi che Dio chiama per nome. La sua missione ricorda che il Vangelo non è mai generico: è sempre indirizzato a qualcuno, è sempre buona notizia per una vita concreta.
Ed è qui che Gabriele diventa l’opposto del falso angelo di luce di cui parla san Paolo (2Cor 11,14). Lucifero si traveste per sedurre, per presentare come bene ciò che non lo è, per abbagliare con luci che confondono. Gabriele invece porta la vera luce: annuncia non ciò che l’uomo vuole sentirsi dire, ma ciò che Dio vuole comunicare per la salvezza. Le sue parole non illudono, ma illuminano; non seducono, ma rivelano; non spingono a fuggire dalla realtà, ma la trasformano con la forza della verità.

Oggi, in un tempo in cui troppe parole sono rumore e troppi annunci sono cattive notizie, abbiamo bisogno di Gabriele: per imparare che la Parola di Dio è buona notizia anche quando sembra scomoda, anche quando chiede di uscire dalle abitudini. È buona perché ci salva, perché ci libera, perché ci mostra che Dio non si è stancato di parlare all’uomo. In fondo, il compito di Gabriele continua ogni giorno: ricordarci che la fede nasce da un annuncio e che ogni annuncio autentico ci porta a Cristo. Per questo, se sappiamo ascoltare, scopriremo che anche oggi ci sono “Gabriele” nascosti: un volto amico, una parola imprevista, un segno di speranza. Sono gli annunci di Dio dentro la nostra storia, che ci ripetono: non temere, perché con te c’è il Signore.
Rubrica a cura di Pietro Santoro