Sconcerto di fronte a Trump
Se si poteva anche finalmente gioire di questa cessazione del fuoco e la contemporanea liberazione di ostaggi e prigionieri ecco che il Presidente Usa riesce ancora una volta a rendere paradossalmente più debole la speranza di una Pace giusta.
Infatti, nonostante dubbi e perplessità per non dire peggio, si è accesa una speranza a Gaza , anche grazie a lui, con una tregua delle azioni militari, proprio in ragione della ritrovata preservazione del bene più prezioso che è quello della vita umana.
Ma quello che a prima vista poteva sembrare il principale encomiabile attore ( questo termine è certamente il più pertinente visto il tristissimo show andato in onda sulle tv di mezzo mondo) di tale umanitario successo, con questo suo lunghissimo discorso alla Knesset di Gerusalemme Trump ha fatto scendere un velo angosciante sulla effettiva natura di tale azione “pacificatrice”.
Infatti un'azione realmente pacificatrice non può non prevedere al proprio centro se non criteri effettivi di umanità e giustizia e non invece quelli che sembrano essere dettati soprattutto da calcoli geopolitici e commerciali a vantaggio degli interessi più forti e non per questo più equi.
Non si costruisce una vera Pace su questi criteri che producono semmai una permanenza se non una vera e propria recrudescenza di mai sopiti rancori ulteriormente rinfocolati dagli odi derivanti dall'orribile strage del 7 ottobre 2023 e dall'ancor più disumano genocidio del popolo palestinese.
Come si può costruire una vera Pace se si osanna in ragione della brutale forza delle armi , come ha fatto Trump in una bolgia di applausi, un criminale ricercato dalla Corte Penale Internazionale definendolo “un uomo di grande coraggio e patriottismo”? e riferendosi direttamente a un gongolante Netanyahu usare pure un gergo cinico e affaristico “hai fatto un ottimo lavoro” arrivando addirittura a chiedere tra i sorrisi compiaciuti della gran parte dei presenti la “grazia” per Netanyahu al Presidente della Repubblica Israeliana?
Come del resto umiliare nominando a più riprese le pur giuste esigenze a possedere un territorio per lo Stato d'Israele e non nominando mai invece le altrettanto giuste esigenze di riconoscimento di uno Stato e di un popolo le cui terribili immagini di devastazione scorrono quotidianamente sotto i nostri occhi.
Da una parte immagini soprattutto soddisfatte e gaudenti e dall'altro in modo assai stridente volti e sguardi di diseredati enormemente sofferenti che si stagliano su macerie lunari e che si sforzano di credere in un futuro di ricostruzione possibile.
Se c'è l'obbligo di una speranza come anche gioire di tale situazione?
E come non cogliere da colui che sostiene di poter governare il mondo una quasi apologia della prepotenza del più forte sul più debole assolvendo completamente coloro che si sono resi artefici di un programmato sterminio incommensurabilmente superiore all'orrendo crimine perpetrato da Hamas il 7 ottobre? Se non ci fossero vari e coraggiosi oppositori sia in Israele che nella diaspora all'attuale criminale governo israeliano si potrebbe ben dire che i veri antisemiti sono proprio coloro che scavano strumentalmente disumani solchi nazionalistici contro la giusta consapevolezza di appartenere ad un unico e comune genere umano.
E come nel discorso alla Knesset sostenere sfacciatamente che l'attuale Israele sia oggi “il più rispettato che in ogni altro momento della Storia” quando è purtroppo esattamente il contrario?
La parola che sorge spontanea non può che essere “vergogna”, soprattutto per l'enorme sproporzione di trattamento!
E questo lo può ben pensare uno come me che non a caso ha portato già molti anni fa ad Auschwitz la sua famiglia proprio per non dimenticare la Shoah!
Vale pure rilevare che il discorso contraddittorio e cinicamente caratterizzato di Trump, non nuovo peraltro a repentini voltafaccia, presenta pure dei lati realisticamente condivisibili ma su tutto grava un insopportabile spirito da bullismo auto celebrativo e di una ostentata quanto sola presunta superiorità che arriva pure, come in altri casi, ad invocare strumentalmente la benevolenza divina.
Con l'ottimismo della speranza e lo scetticismo della ragione è anche da rilevare come alla narrazione che vorrebbe un Trump principale artefice dei negoziati, con immancabile codazzo di interessati sostenitori, sia da perlomeno aggiungere il ruolo determinante in primis dei Paesi Arabi, specialmente dopo il pericolosissimo bombardamento israeliano a Doha, come anche e soprattutto quello esemplare esercitato della pressione popolare planetaria, spesso trasversalmente politicamente connotata, di milioni di uomini, donne e bambini sui propri governi. E come, a tal proposito, non riconoscere la coraggiosa azione della Flotilla internazionale che ha particolarmente contribuito, in convergenza con molte altre splendide realtà civili e religiose, a scuotere le coscienze dall'apparente senso di impotenza?
In definitiva almeno rispetto al martoriato territorio israelo-palestinese si potrebbe ben dire che il primo diritto quello alla vita è, almeno per ora e apparentemente, raggiunto. Adesso occorre, con la massima consapevolezza e controllo popolare, garantire il diritto alla dignità del vivere per tutte quelle popolazioni. Il tutto ben al di là del coro di ossequienti e ancillari sacerdoti celebrativi della cinica valenza dei soli rapporti di forza.
Come similmente, con qualche speranza in più se si concretizzerà ora un vero Piano di Pace in Medio Oriente, per la dignità di molte altre popolazioni gravate da situazioni disumane nel mondo.
Una nuova e ritrovata diffusa coscienza è necessaria oltre che possibile!
https://www.rainews.it/video/2025/10/il-discorso-integrale-di-trump-alla-knesset-finita-la-guerra-ricostruiremo-gaza-ci-sara-la-pace-503fccb8-09ca-4efa-9ed5-a7bca7d55950.html
Infatti, nonostante dubbi e perplessità per non dire peggio, si è accesa una speranza a Gaza , anche grazie a lui, con una tregua delle azioni militari, proprio in ragione della ritrovata preservazione del bene più prezioso che è quello della vita umana.
Ma quello che a prima vista poteva sembrare il principale encomiabile attore ( questo termine è certamente il più pertinente visto il tristissimo show andato in onda sulle tv di mezzo mondo) di tale umanitario successo, con questo suo lunghissimo discorso alla Knesset di Gerusalemme Trump ha fatto scendere un velo angosciante sulla effettiva natura di tale azione “pacificatrice”.
Infatti un'azione realmente pacificatrice non può non prevedere al proprio centro se non criteri effettivi di umanità e giustizia e non invece quelli che sembrano essere dettati soprattutto da calcoli geopolitici e commerciali a vantaggio degli interessi più forti e non per questo più equi.
Non si costruisce una vera Pace su questi criteri che producono semmai una permanenza se non una vera e propria recrudescenza di mai sopiti rancori ulteriormente rinfocolati dagli odi derivanti dall'orribile strage del 7 ottobre 2023 e dall'ancor più disumano genocidio del popolo palestinese.
Come si può costruire una vera Pace se si osanna in ragione della brutale forza delle armi , come ha fatto Trump in una bolgia di applausi, un criminale ricercato dalla Corte Penale Internazionale definendolo “un uomo di grande coraggio e patriottismo”? e riferendosi direttamente a un gongolante Netanyahu usare pure un gergo cinico e affaristico “hai fatto un ottimo lavoro” arrivando addirittura a chiedere tra i sorrisi compiaciuti della gran parte dei presenti la “grazia” per Netanyahu al Presidente della Repubblica Israeliana?
Come del resto umiliare nominando a più riprese le pur giuste esigenze a possedere un territorio per lo Stato d'Israele e non nominando mai invece le altrettanto giuste esigenze di riconoscimento di uno Stato e di un popolo le cui terribili immagini di devastazione scorrono quotidianamente sotto i nostri occhi.
Da una parte immagini soprattutto soddisfatte e gaudenti e dall'altro in modo assai stridente volti e sguardi di diseredati enormemente sofferenti che si stagliano su macerie lunari e che si sforzano di credere in un futuro di ricostruzione possibile.
Se c'è l'obbligo di una speranza come anche gioire di tale situazione?
E come non cogliere da colui che sostiene di poter governare il mondo una quasi apologia della prepotenza del più forte sul più debole assolvendo completamente coloro che si sono resi artefici di un programmato sterminio incommensurabilmente superiore all'orrendo crimine perpetrato da Hamas il 7 ottobre? Se non ci fossero vari e coraggiosi oppositori sia in Israele che nella diaspora all'attuale criminale governo israeliano si potrebbe ben dire che i veri antisemiti sono proprio coloro che scavano strumentalmente disumani solchi nazionalistici contro la giusta consapevolezza di appartenere ad un unico e comune genere umano.
E come nel discorso alla Knesset sostenere sfacciatamente che l'attuale Israele sia oggi “il più rispettato che in ogni altro momento della Storia” quando è purtroppo esattamente il contrario?
La parola che sorge spontanea non può che essere “vergogna”, soprattutto per l'enorme sproporzione di trattamento!
E questo lo può ben pensare uno come me che non a caso ha portato già molti anni fa ad Auschwitz la sua famiglia proprio per non dimenticare la Shoah!
Vale pure rilevare che il discorso contraddittorio e cinicamente caratterizzato di Trump, non nuovo peraltro a repentini voltafaccia, presenta pure dei lati realisticamente condivisibili ma su tutto grava un insopportabile spirito da bullismo auto celebrativo e di una ostentata quanto sola presunta superiorità che arriva pure, come in altri casi, ad invocare strumentalmente la benevolenza divina.
Con l'ottimismo della speranza e lo scetticismo della ragione è anche da rilevare come alla narrazione che vorrebbe un Trump principale artefice dei negoziati, con immancabile codazzo di interessati sostenitori, sia da perlomeno aggiungere il ruolo determinante in primis dei Paesi Arabi, specialmente dopo il pericolosissimo bombardamento israeliano a Doha, come anche e soprattutto quello esemplare esercitato della pressione popolare planetaria, spesso trasversalmente politicamente connotata, di milioni di uomini, donne e bambini sui propri governi. E come, a tal proposito, non riconoscere la coraggiosa azione della Flotilla internazionale che ha particolarmente contribuito, in convergenza con molte altre splendide realtà civili e religiose, a scuotere le coscienze dall'apparente senso di impotenza?
In definitiva almeno rispetto al martoriato territorio israelo-palestinese si potrebbe ben dire che il primo diritto quello alla vita è, almeno per ora e apparentemente, raggiunto. Adesso occorre, con la massima consapevolezza e controllo popolare, garantire il diritto alla dignità del vivere per tutte quelle popolazioni. Il tutto ben al di là del coro di ossequienti e ancillari sacerdoti celebrativi della cinica valenza dei soli rapporti di forza.
Come similmente, con qualche speranza in più se si concretizzerà ora un vero Piano di Pace in Medio Oriente, per la dignità di molte altre popolazioni gravate da situazioni disumane nel mondo.
Una nuova e ritrovata diffusa coscienza è necessaria oltre che possibile!
https://www.rainews.it/video/2025/10/il-discorso-integrale-di-trump-alla-knesset-finita-la-guerra-ricostruiremo-gaza-ci-sara-la-pace-503fccb8-09ca-4efa-9ed5-a7bca7d55950.html
Germano Bosisio