Dal "Festival della Fede" alle terre dilaniate dalla guerra
Sabato 11 ottobre il programma del Festival della Fede Kenbe Fem a Lomagna si è addentrato virtualmente nel viaggio in uno dei luoghi dove la speranza sembra effettivamente difficile da cogliere: Gaza.
La tavola rotonda guidata dalle domande di Don Andrea Restelli ha consentito ai presenti di avere uno spaccato di una realtà che ci sembra di conoscere dalle immagini che quotidianamente vediamo, ma che diviene ancor più familiare e vicina se raccontata dagli occhi che l'hanno vista davvero e se si approfondisce anche negli aspetti di assistenza sanitaria pediatrica. Quale speranza è possibile scorgere dentro tanta sofferenza?
Gennaro Giudetti e Aldo Velardi hanno portato con forza ed energia la loro esperienza.
Gennaro Gudetti, operatore umanitario di 35 anni impegnato nel gruppo "Operazione Colomba", ha conosciuto nei suoi 15 anni di impegno tanti luoghi di violenza e guerra, portando vicinanza concreta con la sua presenza, ascoltando. Il suo libro "Con loro, come loro" da' voce alle persone incontrate, alle storie difficili, alla capacità di resistenza e resilienza delle persone in condizioni di violenza e povertà impensabili. Gennaro è stato anche ad Haiti proprio prima di partire per Gaza, di cui è tra i pochi testimoni oculari.
Daniele ha partecipato negli ultimi giorni a numerose trasmissioni: rientrato in Italia da Gaza da pochi giorni, espulso e con il divieto di rientrare nella striscia perché " raccontavo", dice. Domani è stato invitato a portare la sua testimonianza all'arrivo della Marcia Perugia Assisi, ma ha voluto essere comunque presente a Lomagna.
Gennaro ha parlato di quanto visto a Gaza: non è un giornalista ma la sua capacità di racconto è quella di chi sente l'urgenza di portare le voci di chi nn avrebbe modo di farsi sentire.
" La Speranza" dice "è chi è qui, ricordando che il cambiamento passa attraverso ognuno di noi e attraverso l'Italia. "Non si può restare spettatori".
Guidetti ricorda ai presenti che ciò che viene mostrato è solo piccola parte di Gaza. Ha visto molte altre realtà faticose, ma un anno di Gaza lo ha colpito profondamente: "Gaza è un'altra cosa.
Il grado di violenza e distruzione è troppo, davvero Too much".
Ha visto uccidere alcuni colleghi, bombardare i servizi essenziali, l'acquedotto, gli ospedali, le zone di rispetto umanitario. Lui stesso ha rischiato quando la sua abitazione è stata bombardata.
Gaza è stata rasa al suolo per renderla invivibile.
A questa distruzione, si è collegato il controllo da parte di Israele dei beni necessari a vivere, non solo dopo il 7 ottobre 2023.
Inspiegabilmente ai gazawi non è stato consentito di ricevere cibo (persino il latte in polvere), farmaci (anche se destinati all'oncologia infantile), incubatrice, ventilatori per la respirazione, protesi.
In altri paesi la povertà o le carestie portano alla fame e alla malnutrizione: Gaza presenta il livello massimo di fame indotta da un altro paese.
Controllano tutto ciò che entra in Gaza.
Anche prima del 7 ottobre 2023, Israele controllava tutto ciò che entrava in Gaza: anche il cemento per costruire. Gaza poteva svilupparsi ma non troppo: ora esiste e resiste ben poco di strutturale.
Per 2 milioni di persone Servono centinaia di camion nn qualche camion di generi alimentari, giusto per mostrare qualche azione. Gli scarsi aiuto lasciati entrare nel paese portano agli assalti. Un sacco di farina arriva a costare 1000 dollari. Se gli approvvigionamenti di alimenti fossero adeguati non ci sarebbero assalti e prezzi esorbitanti.
Le persone vivono nelle tende: Gaza è divisa in griglie/settori dove costantemente sono obbligate a spostarsi per evitare le aree di bombardamento.
In verità non c'è alcun luogo sicuro!
"Non muore solo la gente di Gaza, ma il diritto internazionale", con l'occidente che ha chiuso gli occhi per interesse verso il partner commerciale Israele.
Gennaro racconta della indissolubile forza di resistenza e di rimanere nella loro terra dei gazawi, nonostante tutto. Questa forza è speranza che nn si spegne. È dieci anni che viene totlo tutto. Come si vive con un bagno (scavato nella terra, visto che acquedotto è distrutto) in cento persone? Impensabile! Però non mollano.
In merito agli accordi di pace Gennao ricorda che la pace senza giustizia, non è pace.
Chi ha sbagliato dovra pagare. "Hamas pagherà, ma Israele?". Gennaro parla quindi del doppi pesismo della storia: per la Russia sono state previste numerose sanzioni, a Israele nessuna.
Nessuna conseguenza per operatori umanitari uccisi.
"Il diritto internazionale deve essere bussola", altrimenti proseguiamo nell'impuntita, un un circolo di "azioni senza accountability. Ci si abitua che ospedale venga bombardato.
"Con scusa che Hamas si nasconde lì o la, si prendono diritto di distruggere tutto.
Sono crimini di guerra perché "un bimbo di 4 anni con proiettile di cecchino o Drone in testa rappresenta un odio che va oltre la guerra".
Gennaro è stato espulso da Israele in concomitanza della partenza della Flottilla: non lo ha fatto sapere per non sovrapporsi all'inizoativa Flottilla, che è un'iniziativa popolare dal basso, che ha funzionato per smuovere coscienze.
Però Gennaro si interroga su perché solo gente vicino a noi ci smuove.
"Non siamo tutti della stessa umanità?"
Continuare a parlarne serve.
Cos'è allora la speranza ancora possibile per Gennaro.
Diventare ed essere operatore umanitario ha riacceso la speranza e il senso della sua vita, per essere lo speaker che fa parlare le persone incontrate attraverso di lui, a cui tornano anche i proventi del suo libro..
"La speranza la trovo nelle persone che incontro". Ricorda un uomo incontrato in
Colombia: nonostante gli 11 familiari uccisi e (letteralmente) fatti a pezzi continuava a parlare di pace e di creare relazioni con il proprio nemico. "Non è concetto di pace teorica."
Gennaro ricorda che a sostenibilità dell'operazione Colomba sia possibile adottare un operatore umanitario per consentire la sua attività ("adotta una colomba").

Gennaro ha ricevuto il Premio "Kenbe Fem".
Aldo Velardi, cittadino Lomagnese, svolge la sua attività professionale per il crowdfunding della Fondazione Soleterre, una Organizzazione umanitaria che
nasce 22 anni fa per garantire e tutelare la salute, nella sua valenza complessiva di benessere fisico e psicologico, in territori che ne hanno bisogno, appunto nelle "terre sole". La fondazione opera al momento in sette Nazioni, tra cui Italia, Cisgiordania, Palestina, piu recentemene Gaza.
Aldo racconta, anche con l'ausilio di video documenti tristemente esaustivi (tratti da Piazza Pulita e Tg2), delle condizioni dove opera la Fondazione.
Sembra impossibile, dove gli ospedali sono rasi al suolo e privati del necessario indispensabile per curare, poter gestire parti prematuri per malnutrizione e tantissimi casi malnutrizione e amputati.
Sostegno agli ospedali in luoghi particolarmente fragili.
Colpire un ospedale è un crimine contro umanità
A Gaza il 60% della popolazione si trova in una situazione di malnutrizione.
Qualsiasi cura nn può prescindere dalla cura alimentare
La fondazione Soleterre si occupa principalmente del portare supporto psicologico, con un attenzione particolare ai malati oncologici.
Intervenire in questi luighi significa portare medicine, ma anche curare ii traumi di guerra.
Pensiamo a cosa significhi curare un tumore pediatrico, quando il minore e la sua famiglia hanno gia vissuti tantissimi lutti e perdite e quando anche raggiungere materialmente le cure, perchè lospedale può essere distante e la strada pericolosa per la presenza di check point e di numerosi rischi.
Ma la cosa più difficile dal punto di vista psicologico è dare senso al curarsi in presenza di doppie o molteplici privazioni e traumi: "che senso ha curarmi, se fuori c'è la guerra"?
L'attività della Fondazione Soleterre, guidata dal Presidente Damiano Rizzi, è cambiata, essendo recente l'intervento nelle emergenze. La cura del cancro in povertà è diverso dal curare dove tutto crolla. "È doveroso far sì che le persone si sentano guardate e viste"
Aldo sottolinea come la speranza nn possa essere "fatta a fette" e resiste.
L'ha incontrata nel 2003 in Kosovo e
2023 in Ucraina con la Fondazione soleterre negli occhi delle persone incontrate. "La parte difficile è tornare.
Restano gli occhi incontrati."
Aldo mostra trailer un video documento sulla Cisgiordania a testimonianza di come anche in contesti di conflitto si possa continuare costruire.
Soleterre opera dove la guerra si somma al tumore pediatrico. Anche solo una delle due esperienze sarebbe sufficiente a mettere alla prova ogni persona e famiglia.
La fondazione prova a compensare con i suoi progetti, finanziati da privati, la mancanza di pace e di salute, svolgendo un doppio lavoro di speranza sia per bambini, che per il supporto genitoriale.
"Salute e giustizia sociale" è il claim della Fondazione.
Don Andrea accende un ricordo di un incontro personale con dei profughi siriani a Villasanta: due uomini e duedonne, quattro siriani in fuga dalla guerra di cui ricorda il terrore negli occhi, anche se intensi e le azioni di prima accoglienza e ospitalità.
Per un imprevisto dell'ultimo momento il tavolo di dialogo pomeridiano non ha potuto ospitare un volontario del progetto "Olio per Olio", nato durante guerra civile per portare olio alle famiglie di Aleppo. Ora continua per sostenere le famiglie cristiane di Aleppo e la sua Parrocchia, con fra Bahjat in testa al lavoro di fornitura di quanto necessario per la popolazione. Fra Bahjat è volto noto ai lomagnesi per aver svolto periodi di supporto pastorale: da quel momento è stato mantenuto un legame importante di aggiornamento e supporto. Don Andrea coglie l'occasione per accennare che l'iniziale
speranza che il cambio di governo siriano portasse ad un significativo miglioramento va ridimensionandosi e per ricordare che il
7 ottobre di quest'anno ad Aleppo si è acceso un conflitto tra esercito siriano e milizie curde, segno che la strada verso pace e democrazia sia ancor lontano dal concretizzarsi.
Il prossimo week end sarà possibile contribuire al progetto acquistando una bottiglia di "olio per olio" al termine delle messe.

Monsignor Paolo Martinelli, vicario apostolico e vescovo nella penisola arabica meridionale, ha salutato la tavola rotonda, rinviando la sua testimonianza alla celebrazione e predicazione della S. Messa delle ore 18, coNcelabrata da Don Andrea e da Padre Giuseppe Dell'orto.
Monsignor Martinelli è stato nominato per tale incarico da Papa Francesco e confermato da Papa Leone XIV.
Partendo dalla citazione biblica di Isaia, dove il Signore annuncia: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria». Monsignor Martinelli racconta la sua esperienza di Vescovo dei "migranti" nelle Nazioni degli Stati Arabi Uniti, Yemen e Oman.
I Cristiani di quel territorio sono praticamente tutti stranieri e giungono in territorio arabo per lavoro da diversi parti del mondo anche dall'Italia. L'essere cristiani in un territorio di presente religione musulmana genera un senso di unità che supera le appartenenze d'origine.
I credenti partecipano quotidianamente alla funzione religiosa e sentono nella fede una forza rinnovata e vitale. Racconta anche dell'esperienza dell'Abrahamic Family House, un centro interreligioso ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, che ospita una chiesa, una sinagoga e una moschea accanto l'una all'altra. Questo complesso simboleggia l'unione delle tre religioni abramitiche e della possibilità di un reciproco rispetto e riconoscimento.
Lo sguardo benevolo e tenace di Monsignor Martinelli ha accompagnato la celebrazione e restituito la speranza di una pace e di una unità possibile, oltre i confini territoriali, di lingua e di appartenenza.
Gli eventi del Festival Kenbe Fem sono poi proseguiti con una cena in oratorio. Il cibo egregiamente preparato da volontari dell'oratorio e del GSO, e stato accompagnato dalla possibilità di gustare la "Prison Beer" e conoscerne l'origine. Prison Beer" è infatti una birra sociale, prodotta dalla cooperativa La Valle di Ezechiele per offrire un'opportunità di lavoro e un futuro a persone in esecuzione penale.
Un'altra azione di solidarietà e attenzione alle fragilità che fa divenire davvero concreta la sentita memoria di quanto agito da Piccola Sorella Luisa Dell'orto: il Bene della sua opera e del suo esempio prosegue, si diffonde, si moltiplica.
La tavola rotonda guidata dalle domande di Don Andrea Restelli ha consentito ai presenti di avere uno spaccato di una realtà che ci sembra di conoscere dalle immagini che quotidianamente vediamo, ma che diviene ancor più familiare e vicina se raccontata dagli occhi che l'hanno vista davvero e se si approfondisce anche negli aspetti di assistenza sanitaria pediatrica. Quale speranza è possibile scorgere dentro tanta sofferenza?

Gennaro Gudetti, operatore umanitario di 35 anni impegnato nel gruppo "Operazione Colomba", ha conosciuto nei suoi 15 anni di impegno tanti luoghi di violenza e guerra, portando vicinanza concreta con la sua presenza, ascoltando. Il suo libro "Con loro, come loro" da' voce alle persone incontrate, alle storie difficili, alla capacità di resistenza e resilienza delle persone in condizioni di violenza e povertà impensabili. Gennaro è stato anche ad Haiti proprio prima di partire per Gaza, di cui è tra i pochi testimoni oculari.
Daniele ha partecipato negli ultimi giorni a numerose trasmissioni: rientrato in Italia da Gaza da pochi giorni, espulso e con il divieto di rientrare nella striscia perché " raccontavo", dice. Domani è stato invitato a portare la sua testimonianza all'arrivo della Marcia Perugia Assisi, ma ha voluto essere comunque presente a Lomagna.
Gennaro ha parlato di quanto visto a Gaza: non è un giornalista ma la sua capacità di racconto è quella di chi sente l'urgenza di portare le voci di chi nn avrebbe modo di farsi sentire.
" La Speranza" dice "è chi è qui, ricordando che il cambiamento passa attraverso ognuno di noi e attraverso l'Italia. "Non si può restare spettatori".
Guidetti ricorda ai presenti che ciò che viene mostrato è solo piccola parte di Gaza. Ha visto molte altre realtà faticose, ma un anno di Gaza lo ha colpito profondamente: "Gaza è un'altra cosa.
Il grado di violenza e distruzione è troppo, davvero Too much".
Ha visto uccidere alcuni colleghi, bombardare i servizi essenziali, l'acquedotto, gli ospedali, le zone di rispetto umanitario. Lui stesso ha rischiato quando la sua abitazione è stata bombardata.
Gaza è stata rasa al suolo per renderla invivibile.
A questa distruzione, si è collegato il controllo da parte di Israele dei beni necessari a vivere, non solo dopo il 7 ottobre 2023.
Inspiegabilmente ai gazawi non è stato consentito di ricevere cibo (persino il latte in polvere), farmaci (anche se destinati all'oncologia infantile), incubatrice, ventilatori per la respirazione, protesi.
In altri paesi la povertà o le carestie portano alla fame e alla malnutrizione: Gaza presenta il livello massimo di fame indotta da un altro paese.
Controllano tutto ciò che entra in Gaza.
Anche prima del 7 ottobre 2023, Israele controllava tutto ciò che entrava in Gaza: anche il cemento per costruire. Gaza poteva svilupparsi ma non troppo: ora esiste e resiste ben poco di strutturale.
Per 2 milioni di persone Servono centinaia di camion nn qualche camion di generi alimentari, giusto per mostrare qualche azione. Gli scarsi aiuto lasciati entrare nel paese portano agli assalti. Un sacco di farina arriva a costare 1000 dollari. Se gli approvvigionamenti di alimenti fossero adeguati non ci sarebbero assalti e prezzi esorbitanti.
Le persone vivono nelle tende: Gaza è divisa in griglie/settori dove costantemente sono obbligate a spostarsi per evitare le aree di bombardamento.
In verità non c'è alcun luogo sicuro!
"Non muore solo la gente di Gaza, ma il diritto internazionale", con l'occidente che ha chiuso gli occhi per interesse verso il partner commerciale Israele.
Gennaro racconta della indissolubile forza di resistenza e di rimanere nella loro terra dei gazawi, nonostante tutto. Questa forza è speranza che nn si spegne. È dieci anni che viene totlo tutto. Come si vive con un bagno (scavato nella terra, visto che acquedotto è distrutto) in cento persone? Impensabile! Però non mollano.
In merito agli accordi di pace Gennao ricorda che la pace senza giustizia, non è pace.
Chi ha sbagliato dovra pagare. "Hamas pagherà, ma Israele?". Gennaro parla quindi del doppi pesismo della storia: per la Russia sono state previste numerose sanzioni, a Israele nessuna.
Nessuna conseguenza per operatori umanitari uccisi.
"Il diritto internazionale deve essere bussola", altrimenti proseguiamo nell'impuntita, un un circolo di "azioni senza accountability. Ci si abitua che ospedale venga bombardato.
"Con scusa che Hamas si nasconde lì o la, si prendono diritto di distruggere tutto.
Sono crimini di guerra perché "un bimbo di 4 anni con proiettile di cecchino o Drone in testa rappresenta un odio che va oltre la guerra".
Gennaro è stato espulso da Israele in concomitanza della partenza della Flottilla: non lo ha fatto sapere per non sovrapporsi all'inizoativa Flottilla, che è un'iniziativa popolare dal basso, che ha funzionato per smuovere coscienze.
Però Gennaro si interroga su perché solo gente vicino a noi ci smuove.
"Non siamo tutti della stessa umanità?"
Continuare a parlarne serve.
Cos'è allora la speranza ancora possibile per Gennaro.
Diventare ed essere operatore umanitario ha riacceso la speranza e il senso della sua vita, per essere lo speaker che fa parlare le persone incontrate attraverso di lui, a cui tornano anche i proventi del suo libro..
"La speranza la trovo nelle persone che incontro". Ricorda un uomo incontrato in
Colombia: nonostante gli 11 familiari uccisi e (letteralmente) fatti a pezzi continuava a parlare di pace e di creare relazioni con il proprio nemico. "Non è concetto di pace teorica."
Gennaro ricorda che a sostenibilità dell'operazione Colomba sia possibile adottare un operatore umanitario per consentire la sua attività ("adotta una colomba").

Gennaro ha ricevuto il Premio "Kenbe Fem".
Aldo Velardi, cittadino Lomagnese, svolge la sua attività professionale per il crowdfunding della Fondazione Soleterre, una Organizzazione umanitaria che
nasce 22 anni fa per garantire e tutelare la salute, nella sua valenza complessiva di benessere fisico e psicologico, in territori che ne hanno bisogno, appunto nelle "terre sole". La fondazione opera al momento in sette Nazioni, tra cui Italia, Cisgiordania, Palestina, piu recentemene Gaza.
Aldo racconta, anche con l'ausilio di video documenti tristemente esaustivi (tratti da Piazza Pulita e Tg2), delle condizioni dove opera la Fondazione.
Sembra impossibile, dove gli ospedali sono rasi al suolo e privati del necessario indispensabile per curare, poter gestire parti prematuri per malnutrizione e tantissimi casi malnutrizione e amputati.
Sostegno agli ospedali in luoghi particolarmente fragili.
Colpire un ospedale è un crimine contro umanità
A Gaza il 60% della popolazione si trova in una situazione di malnutrizione.
Qualsiasi cura nn può prescindere dalla cura alimentare
La fondazione Soleterre si occupa principalmente del portare supporto psicologico, con un attenzione particolare ai malati oncologici.
Intervenire in questi luighi significa portare medicine, ma anche curare ii traumi di guerra.
Pensiamo a cosa significhi curare un tumore pediatrico, quando il minore e la sua famiglia hanno gia vissuti tantissimi lutti e perdite e quando anche raggiungere materialmente le cure, perchè lospedale può essere distante e la strada pericolosa per la presenza di check point e di numerosi rischi.
Ma la cosa più difficile dal punto di vista psicologico è dare senso al curarsi in presenza di doppie o molteplici privazioni e traumi: "che senso ha curarmi, se fuori c'è la guerra"?
L'attività della Fondazione Soleterre, guidata dal Presidente Damiano Rizzi, è cambiata, essendo recente l'intervento nelle emergenze. La cura del cancro in povertà è diverso dal curare dove tutto crolla. "È doveroso far sì che le persone si sentano guardate e viste"
Aldo sottolinea come la speranza nn possa essere "fatta a fette" e resiste.
L'ha incontrata nel 2003 in Kosovo e
2023 in Ucraina con la Fondazione soleterre negli occhi delle persone incontrate. "La parte difficile è tornare.
Restano gli occhi incontrati."
Aldo mostra trailer un video documento sulla Cisgiordania a testimonianza di come anche in contesti di conflitto si possa continuare costruire.
Soleterre opera dove la guerra si somma al tumore pediatrico. Anche solo una delle due esperienze sarebbe sufficiente a mettere alla prova ogni persona e famiglia.
La fondazione prova a compensare con i suoi progetti, finanziati da privati, la mancanza di pace e di salute, svolgendo un doppio lavoro di speranza sia per bambini, che per il supporto genitoriale.
"Salute e giustizia sociale" è il claim della Fondazione.
Don Andrea accende un ricordo di un incontro personale con dei profughi siriani a Villasanta: due uomini e duedonne, quattro siriani in fuga dalla guerra di cui ricorda il terrore negli occhi, anche se intensi e le azioni di prima accoglienza e ospitalità.
Per un imprevisto dell'ultimo momento il tavolo di dialogo pomeridiano non ha potuto ospitare un volontario del progetto "Olio per Olio", nato durante guerra civile per portare olio alle famiglie di Aleppo. Ora continua per sostenere le famiglie cristiane di Aleppo e la sua Parrocchia, con fra Bahjat in testa al lavoro di fornitura di quanto necessario per la popolazione. Fra Bahjat è volto noto ai lomagnesi per aver svolto periodi di supporto pastorale: da quel momento è stato mantenuto un legame importante di aggiornamento e supporto. Don Andrea coglie l'occasione per accennare che l'iniziale
speranza che il cambio di governo siriano portasse ad un significativo miglioramento va ridimensionandosi e per ricordare che il
7 ottobre di quest'anno ad Aleppo si è acceso un conflitto tra esercito siriano e milizie curde, segno che la strada verso pace e democrazia sia ancor lontano dal concretizzarsi.
Il prossimo week end sarà possibile contribuire al progetto acquistando una bottiglia di "olio per olio" al termine delle messe.

Monsignor Paolo Martinelli, vicario apostolico e vescovo nella penisola arabica meridionale, ha salutato la tavola rotonda, rinviando la sua testimonianza alla celebrazione e predicazione della S. Messa delle ore 18, coNcelabrata da Don Andrea e da Padre Giuseppe Dell'orto.
Monsignor Martinelli è stato nominato per tale incarico da Papa Francesco e confermato da Papa Leone XIV.
Partendo dalla citazione biblica di Isaia, dove il Signore annuncia: «Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria». Monsignor Martinelli racconta la sua esperienza di Vescovo dei "migranti" nelle Nazioni degli Stati Arabi Uniti, Yemen e Oman.
I Cristiani di quel territorio sono praticamente tutti stranieri e giungono in territorio arabo per lavoro da diversi parti del mondo anche dall'Italia. L'essere cristiani in un territorio di presente religione musulmana genera un senso di unità che supera le appartenenze d'origine.
I credenti partecipano quotidianamente alla funzione religiosa e sentono nella fede una forza rinnovata e vitale. Racconta anche dell'esperienza dell'Abrahamic Family House, un centro interreligioso ad Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti, che ospita una chiesa, una sinagoga e una moschea accanto l'una all'altra. Questo complesso simboleggia l'unione delle tre religioni abramitiche e della possibilità di un reciproco rispetto e riconoscimento.
Lo sguardo benevolo e tenace di Monsignor Martinelli ha accompagnato la celebrazione e restituito la speranza di una pace e di una unità possibile, oltre i confini territoriali, di lingua e di appartenenza.
Gli eventi del Festival Kenbe Fem sono poi proseguiti con una cena in oratorio. Il cibo egregiamente preparato da volontari dell'oratorio e del GSO, e stato accompagnato dalla possibilità di gustare la "Prison Beer" e conoscerne l'origine. Prison Beer" è infatti una birra sociale, prodotta dalla cooperativa La Valle di Ezechiele per offrire un'opportunità di lavoro e un futuro a persone in esecuzione penale.
Un'altra azione di solidarietà e attenzione alle fragilità che fa divenire davvero concreta la sentita memoria di quanto agito da Piccola Sorella Luisa Dell'orto: il Bene della sua opera e del suo esempio prosegue, si diffonde, si moltiplica.
