Stage per maestri e istruttori della Shotokan Ryu
Presso la Palestra Dinamica di Merate si è svolto, nella mattinata del 12 ottobre 2025, lo stage tecnici della Shotokan Ryu. Rivolto a Maestri, Istruttori e Agonisti della Scuola, lo stage ha mostrato, assieme agli elementi tecnici, la compattezza e l’unione di un gruppo che può vantare un’esperienza maturata negli oltre 50 anni di attività del suo Caposcuola, il M° Severino Colombo, cintura nera 7° dan.
Questo stage è il primo ad avere, quale finalità, il rivolgersi ai soli tecnici ed agonisti della Scuola, dunque a quanti hanno la responsabilità di mostrare – e dimostrare – il livello tecnico raggiunto dalla Shotokan Ryu.

“Il mio desiderio – dice il M° Colombo rivolgendosi agli oltre trenta partecipanti – è che voi possiate trasmettere ad altri questo Karate non perdendo mai la voglia di migliorarvi e di migliorare la Scuola”.
Lo studio ha riguardato uno dei kata di livello più elevato delle stile Shotokan, “Unsu”, traducibile in “Mani di nuvola”. Le tecniche, infatti, hanno la complessità ma anche la leggerezza, la rapidità e la potenza di una nuvola, che plana lieve e fluida ma che può tramutarsi in tempesta nel giro di un istante. La sequenza di posizioni che alternano lentezza ed esplosività, tecniche di base e tecniche speciali e di grande effetto, quali i calci in salto con rotazione a 360°, gli attacchi ad un dito, le tecniche contemporanee di calcio e pugno raccontano del grado di maestria che bisogna possedere per potere eseguire la sequenza come se si trattasse di un vero combattimento.
Le domande dei tecnici, infatti, hanno riguardato il significato profondo di “Unsu”.
“Nei kata nulla è lasciato al caso, sono perfetti. Hanno un significato esplicito, l’applicazione delle tecniche specifiche di quel kata nel combattimento, ma anche un significato più profondo che si raggiunge solo dopo l’interiorizzazione del kata” Questo significato diventa palese solo con una ricerca e costanza nella pratica, e da qui l’esortazione a non smettere mai di studiare e riflettere su quello che viene fatto.
“Unsu – ha spiegato il M° Colombo – insegna cosa sia il karate: la tranquillità e il governo, fisico e mentale del combattimento. Non devono esistere tensioni, incertezze e imprecisioni quando si combatte. Il Karate è efficacia”. E solo l’allenamento, la determinazione, la voglia di raggiungere “quel grado” permette di riuscire.
Tutti questi aspetti spiegano il perché di una Scuola. Il Maestro mostra e dimostra dove arrivare, non solo con spiegazioni ma soprattutto con l’esempio. “Non devono esserci contrazioni, la tecnica deve essere efficace” e la fa vedere. Non è come leggere su un libro, è una cosa reale, davanti a noi. E ciascuno per il suo livello apprende, ricerca, e ci si aiuta a vicenda. I gradi più elevati che praticano da decenni si esercitano con i giovani agonisti, i maestri aiutano gli istruttori a perfezionarsi.
E tutti insieme, al termine dello stage, hanno fatto la doccia, montato i tavolini e preparato un bel pranzo. Tornando a casa con il desiderio di non perdere mai – ed anzi di riuscire a trasmettere – quanto appreso, che va spesso oltre il Karate ed ha più a che vedere con un vero atteggiamento di vita.
Oss.
Questo stage è il primo ad avere, quale finalità, il rivolgersi ai soli tecnici ed agonisti della Scuola, dunque a quanti hanno la responsabilità di mostrare – e dimostrare – il livello tecnico raggiunto dalla Shotokan Ryu.

“Il mio desiderio – dice il M° Colombo rivolgendosi agli oltre trenta partecipanti – è che voi possiate trasmettere ad altri questo Karate non perdendo mai la voglia di migliorarvi e di migliorare la Scuola”.
Lo studio ha riguardato uno dei kata di livello più elevato delle stile Shotokan, “Unsu”, traducibile in “Mani di nuvola”. Le tecniche, infatti, hanno la complessità ma anche la leggerezza, la rapidità e la potenza di una nuvola, che plana lieve e fluida ma che può tramutarsi in tempesta nel giro di un istante. La sequenza di posizioni che alternano lentezza ed esplosività, tecniche di base e tecniche speciali e di grande effetto, quali i calci in salto con rotazione a 360°, gli attacchi ad un dito, le tecniche contemporanee di calcio e pugno raccontano del grado di maestria che bisogna possedere per potere eseguire la sequenza come se si trattasse di un vero combattimento.
Le domande dei tecnici, infatti, hanno riguardato il significato profondo di “Unsu”.
“Nei kata nulla è lasciato al caso, sono perfetti. Hanno un significato esplicito, l’applicazione delle tecniche specifiche di quel kata nel combattimento, ma anche un significato più profondo che si raggiunge solo dopo l’interiorizzazione del kata” Questo significato diventa palese solo con una ricerca e costanza nella pratica, e da qui l’esortazione a non smettere mai di studiare e riflettere su quello che viene fatto.
“Unsu – ha spiegato il M° Colombo – insegna cosa sia il karate: la tranquillità e il governo, fisico e mentale del combattimento. Non devono esistere tensioni, incertezze e imprecisioni quando si combatte. Il Karate è efficacia”. E solo l’allenamento, la determinazione, la voglia di raggiungere “quel grado” permette di riuscire.
Tutti questi aspetti spiegano il perché di una Scuola. Il Maestro mostra e dimostra dove arrivare, non solo con spiegazioni ma soprattutto con l’esempio. “Non devono esserci contrazioni, la tecnica deve essere efficace” e la fa vedere. Non è come leggere su un libro, è una cosa reale, davanti a noi. E ciascuno per il suo livello apprende, ricerca, e ci si aiuta a vicenda. I gradi più elevati che praticano da decenni si esercitano con i giovani agonisti, i maestri aiutano gli istruttori a perfezionarsi.
E tutti insieme, al termine dello stage, hanno fatto la doccia, montato i tavolini e preparato un bel pranzo. Tornando a casa con il desiderio di non perdere mai – ed anzi di riuscire a trasmettere – quanto appreso, che va spesso oltre il Karate ed ha più a che vedere con un vero atteggiamento di vita.
Oss.
