Imbersago: la Palestina al centro di un incontro di pace

Sabato 11 ottobre, la comunità di Imbersago ha ospitato un intenso dialogo di pace che ha messo a confronto l’ex parlamentare Emanuele Fiano e Hani Gaber, rappresentante della missione diplomatica dello Stato di Palestina nel Nord Italia.
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L’incontro, aperto dal sindaco Fabio Vergani, ha posto al centro la difficoltà di rendere la parola “pace” realmente concreta. Vergani ha ricordato come le “azioni disumane” che si sono susseguite negli ultimi due anni resteranno scolpite “nel libro degli abomini”, ringraziando gli ospiti per il loro impegno nel dare “concretezza alla parola Pace”. Il Sindaco ha poi lasciato la parola ai due ospiti, sottolineando i quattro pilastri su cui si fonda l’enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII (1963): verità, giustizia, amore e libertà.
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Emanuele Fiano e Hani Gaber
Fiano, politico italiano di religione ebraica, ha chiarito subito la propria posizione, maturata in “cinquant’anni di dialogo”. Secondo l’ex parlamentare, la pace in quella “terra insanguinata” potrà arrivare solo con la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele. In quella regione, ha spiegato, si scontrano due diritti: quello di Israele a essere uno Stato libero e sicuro, e quello del popolo palestinese ad avere una propria patria. Pur riconoscendo la storia del popolo ebraico in Europa, Fiano ha ammonito che Israele non deve essere considerato con un registro diverso rispetto agli altri Stati. Ha poi citato l’attivista israeliano Abram Burg, ricordando che “niente di ciò che è accaduto prima del 7 ottobre giustifica la violenza di quel giorno, e nulla di ciò che è accaduto dopo la giustifica”.
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Approfondendo le divergenze storiche, Fiano ha ricordato che le narrazioni portate avanti dai due popoli “non coincidono e non coincideranno mai”: il 15 maggio 1948, giorno della fondazione di Israele, è per gli israeliani motivo di gioia, ma per i palestinesi è la Nakba (tragedia), con oltre 700.000 persone costrette all’esilio. La guerra esplosa il giorno successivo vide cinque paesi arabi – Egitto, Siria, Libano, Giordania e Iraq – attaccare Israele, ma, secondo Fiano, senza realmente aiutare i palestinesi. Fiano ha poi evocato la stagione degli Accordi di Oslo e il coraggio di Rabin e Arafat, capaci negli anni ’90 di scrivere insieme una nuova pagina, pur consapevoli delle differenze storiche. L’unica via percorribile resta, per Fiano, la costruzione di uno Stato palestinese accanto a Israele, un processo oggi “complicatissimo” a causa dei 500.000 coloni insediati in Cisgiordania.
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Il politico ha distinto inoltre tra l’OLP, movimento laico per l’autodeterminazione nato nel 1964, e Hamas, movimento religioso fondato nel 1987 e definito nel suo statuto “antisemita e sterminazionista”. Fiano ha evidenziato come l’introduzione dell’elemento religioso nel conflitto, dopo la rivoluzione iraniana del 1979 e il sostegno a gruppi come Hezbollah, abbia segnato un “cambiamento fortissimo”. In chiusura, ha espresso un giudizio positivo sulla cessazione delle ostilità in corso, riconoscendo il valore di una configurazione internazionale “mai vista”, pur promossa da una figura che non ammira come Donald Trump. Ha infine auspicato che l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) possa tornare a governare Gaza.

Nato a Ramallah in Palestina nel 1967, il secondo ospite, Hanaber, ha ringraziato per l’opportunità di confronto in una situazione “drammatica e terribile”. Ha espresso cauto ottimismo sul piano di pace sostenuto da Trump, pur definendo il premier israeliano Benjamin Netanyahu un “bugiardo” che “non ha mai rispettato regole o accordi”. Il diplomatico ha ricordato i bambini palestinesi uccisi nei bombardamenti, denunciando che dal 2006 Israele ha condotto “più di cinque guerre” a Gaza, mentre in Cisgiordania continuano a crescere le colonie, ormai circa 700. Qui, ha aggiunto, vige un “sistema di apartheid”, con strade riservate ai coloni e uliveti secolari distrutti per rendere la vita “insopportabile”. Ripercorrendo la storia palestinese, Hanaber ha fatto risalire la tragedia del suo popolo alla Dichiarazione di Balfour del 1917, quando la Palestina era sotto mandato britannico. Nel 1948, con l’occupazione del 78% della Palestina storica, circa 900.000 palestinesi furono costretti all’esilio, tra cui i suoi nonni.
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Oggi i profughi sono oltre 7 milioni. Hanaber ha ribadito che l’obiettivo resta la convivenza pacifica basata sulla soluzione dei “due popoli, due stati”, principio già accolto dall’OLP durante gli Accordi di Oslo. Ha però denunciato che tali accordi siano stati “sepolti” dai governi di estrema destra israeliani. Secondo il diplomatico, Netanyahu alimenterebbe la tensione per motivi politici interni, e la comunità internazionale dovrebbe agire concretamente: richiamando ambasciatori, sospendendo relazioni commerciali e bloccando la vendita di armi a Israele. Riguardo alla rappresentanza, Hanaber ha ribadito che l’unico legittimo rappresentante del popolo palestinese è l’OLP, criticando il piano di pace di Trump per aver escluso completamente l’ANP. Ha inoltre ricordato che Hamas fu storicamente finanziata anche con il sostegno di Israele e Qatar, in chiave anti-OLP.

Nel dibattito finale sono emerse divergenze sulla lettura storica del 1948. Fiano ha ribadito che furono i paesi arabi ad attaccare Israele, mentre Hanaber ha denunciato l’occupazione del 78% del territorio come un tentativo di “cancellare l’esistenza del popolo palestinese”. Sul tema della democrazia, Hanaber ha sostenuto che Israele non può definirsi uno Stato democratico se discrimina i palestinesi, citando la legge del 2018 che garantisce pieni diritti solo agli ebrei. Fiano ha riconosciuto la mancanza di democrazia in Cisgiordania, ma ha ricordato che i palestinesi israeliani, circa due milioni e mezzo, votano e sono rappresentati in Parlamento, pur subendo alcune discriminazioni. Riguardo al riconoscimento dello Stato di Palestina, già riconosciuto da 158 Paesi, Hanaber lo ha definito “fondamentale”, mentre Fiano, pur ritenendolo un diritto “sacrosanto”, ha spiegato che tale atto dovrebbe essere funzionale al dialogo diretto tra le parti.
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In conclusione, il sindaco Fabio Vergani ha ringraziato i partecipanti, riconoscendo la difficoltà di promuovere un confronto simile in un momento così delicato. Ha espresso un augurio di speranza per la “luce” intravista nel dialogo, ricordando che anche nelle divergenze “il seme della pace cresce dal coraggio di ascoltare l’altro”.
Matteo Pennati
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