Merate: due progetti per unire arte e salute mentale

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale Arte20 ha presentato due progetti che coniugano le problematiche di queste patologie con l’espressione artistica.
A illustrarli venerdì sera nell’auditorium comunale di Merate il fondatore di Arte20, Massimo Bollani, e Lorenzo Redaelli, professore di storia e filosofia presso il liceo Manfredini di Varese.
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Massimo Bollani (in piedi= e Lorenzo Redaelli

L’insegnante, che con gli studenti del liceo ha realizzato una mostra su Franco Basaglia, ha ripercorso le tappe della straordinaria vicenda dello psichiatra che ispirò la legge 180 sulla chiusura dei manicomi, prima legge a livello mondiale.
“Per gli studenti era una vicenda sconosciuta, ma hanno capito come li riguardasse da vicino”, ha raccontato Redaelli. “Non abbiamo quindi voluto fare una celebrazione di questo personaggio, ma piuttosto interrogarci su quello che ancora oggi ci dice. Innanzitutto è nata spontaneamente una domanda: chi è il matto? E’ una persona che ci infastidisce, che ci mette a disagio, perché non ragiona e non si comporta secondo canoni prestabiliti”.
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Quindi, ha proseguito il docente, “i cosiddetti matti ci fanno capire che non sempre riusciamo a stare di fronte all’altro. Ma nella vita non siamo soli, siamo circondati da altre persone e quindi significa incontrare l’essere umano in generale. Le domande che questa sfida ci pone sono: chi sei tu per me? Cosa possiamo fare insieme?”
Domande a cui Franco Basaglia ha risposto aprendo i manicomi, realizzando al loro interno dei laboratori, tenendo assemblee con i malati durante le quali potessero prendere la parola, sentirsi ascoltati e percepirsi come persone. Da diagnosi/oggetti si trasformavano in soggetti. 
E’ rimasto nella storia Marco Cavallo, un cavallo di cartapesta realizzato proprio durante i laboratori artistici con i pazienti e portato in corteo nelle strade di Trieste da malati e sanitari. Ispirato al più famoso cavallo della guerra di Troia, era uno stratagemma per far vedere e sentire i malati psichiatrici prima tenuti nascosti tra le mura degli ospedali. 
“Oggi i manicomi non ci sono più, ma ci sono muri che noi stessi erigiamo”, ha affermato l’insegnante. “Tra questi muri rinchiudiamo gli altri, ma anche parti di noi che non vogliamo vedere”.
Da docente ha poi menzionato la scuola, anch’essa un’istituzione come istituzioni sono l’ospedale o il carcere.
“Ma possiamo essere noi a decidere come stare dentro le istituzioni, se farne luoghi di reclusione o luoghi di relazione e cura”, ha concluso Redaelli.
Il suo progetto casualmente si è intrecciato con quello di “Arte senza confini”, che Arte20 ha realizzato dopo un percorso illustrato da Massimo Bollani.
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“Abbiamo innanzitutto scandagliato la storia dell’arte e abbiamo visto che fino all’800 l’artista non era molto libero. Quindi abbiamo identificato alcuni artisti che a partire da quel secolo non hanno avuto paura a guardare e rappresentare i ‘mostri’ dentro di sé”.
Con slides sono quindi stati mostrati alcuni dipinti di Van Gogh, James Ensor, Ernst Ludwig Kirchner, Jean Dubuffet, Carlo Zinelli, Jean-Michel Basquiat e altri che hanno realizzato opere a questo riguardo significative. 
Il lavoro teorico ha poi portato alla realizzazione di due laboratori di Arteterapia: uno presso l’associazione meratese e l’altro realizzato nel Comasco con pazienti psichiatrici. 
In essi gli utenti hanno lavorato sia da soli che in gruppo su temi quali il distacco, i desideri e i sogni, le fatiche e gli incubi che albergano dentro di noi. 
I lavori realizzati sono visibili presso la sede del sodalizio meratese in piazza Italia 10 fino al 2 novembre. 
A.Vi.
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