Cernusco: l’ultimo saluto a padre Emanuele Maggioni. Il ricordo della nipote Monica
Nel pomeriggio di lunedì 6 ottobre la comunità di Cernusco Lombardone si è stretta attorno ai Missionari della Consolata per dare l’ultimo saluto a padre Emanuele Maggioni, scomparso nella mattinata di sabato 4 ottobre, proprio nella festa di San Francesco d’Assisi, patrono dei missionari e dei poveri.
La chiesa parrocchiale di Cernusco ha accolto numerosi fedeli, amici, confratelli consorelle che hanno voluto accompagnare nella preghiera il sacerdote cernuschese, spentosi all’età di 87 anni, di cui 66 di vita religiosa e 60 di sacerdozio, festeggiati lo scorso 22 dicembre 2024 proprio nella stessa chiesa.
Missionario della Consolata, padre Emanuele ha trascorso molti anni della sua vita in Mozambico e Congo, luoghi in cui ha portato il Vangelo tra le popolazioni locali, affrontando difficoltà e distanze con fede e determinazione. Tornato poi in Italia, ha servito anche come Superiore della Casa Madre di Torino, continuando il suo ministero con discrezione e dedizione. Negli ultimi anni viveva presso la casa dei Padri di Bevera.

La messa esequiale è stata concelebrata da diversi sacerdoti e missionari della Consolata. A presiedere l’omelia è stato padre Antonello Rossi, che ha ricordato con emozione il confratello e amico. “Abbiamo tutti nel cuore un pensiero e un ricordo di padre Emanuele. Sono qui a cinquant’anni dalla mia ordinazione, quando fu lui a presentarmi al vescovo – ha detto. – Cinquant’anni dopo, sono qui a dirgli grazie con tutti voi.”
Nel suo intervento, padre Antonello ha voluto ringraziare la comunità cristiana di Cernusco, “perché avete conservato e trasmesso la fede”, e la famiglia di padre Emanuele, “che ha saputo vivere con radici profonde nella fede anche nei momenti più difficili, negli anni della guerra, con un ideale di giustizia sempre vivo”.

Rievocando gli anni della giovinezza, ha ricordato come anche i fratelli di padre Emanuele, nel clima del ’68, avessero portato il desiderio di giustizia sociale nelle fabbriche, mentre lui “scelse un altro tipo di lotta, quella evangelica, senza mai smettere di portare dentro di sé il desiderio di giustizia e pace”.
“La sua missione era nel cuore – ha proseguito padre Antonello – anche quando un incidente lo costrinse a tornare in Italia. Cercò di partire per il Sudafrica, ma fu respinto per il timbro del Mozambico sul passaporto. Così approdò in Congo, dove la sua presenza fu preziosa”. Durante la celebrazione è stata letta anche una preghiera nella lingua congolese dei missionari, in segno di legame con le comunità che padre Emanuele aveva servito, e condiviso un messaggio di un amico africano: “Prega per noi, lassù nel cielo, presso Dio che è nostro pane.”
Al termine della cerimonia, un missionario sudamericano della Consolata ha rivolto un pensiero a nome dei confratelli “Celebriamo il tuo funerale con il cuore commosso, ma con la certezza che ora ci stai ascoltando. Sei stato un uomo riservato, prudente, di carattere forte ma sempre gentile. Ti ricorderemo per il tuo amore profondo verso la natura e per la tua fedeltà alla missione. Mai ti abbiamo sentito lamentarti. Grazie per il tuo esempio.”

Un momento particolarmente toccante è stato l’intervento della nipote, Monica Maggioni, giornalista e figlia del fratello di padre Emanuele "Paolino". Nel suo ricordo personale, ha tracciato un ritratto intimo dello “zio Lele”, come lo chiamavano in famiglia: “Per me lo zio Lele è una busta di carta velina bianca. Quelle con cui, da bambina, ci scrivevamo quando lui era in Africa. Le sue lettere erano finestre su un mondo lontano e affascinante. Ci ha insegnato che la missione non è solo partire per luoghi lontani, ma anche farsi prossimo a chiunque incontri per strada.”

Monica ha ricordato anche gli ultimi momenti di serenità condivisi in famiglia: “Alla festa di tutti i Maggioni, poche settimane fa, era contento. Lui era contento anche del nostro gruppo che, con tutti i limiti degli esseri umani, riesce ancora a tenersi insieme e lui c’è stato a segnare ogni nostra tappa. C’era per noi e c’era per il mondo”.

Al termine delle esequie la salma è stata accompagnata al cimitero locale. I fedeli hanno lasciato la chiesa ricordando le parole di padre Antonello, che ha detto: “Ogni volta che pregheremo il signore, saremo con Emanuele”.

Missionario della Consolata, padre Emanuele ha trascorso molti anni della sua vita in Mozambico e Congo, luoghi in cui ha portato il Vangelo tra le popolazioni locali, affrontando difficoltà e distanze con fede e determinazione. Tornato poi in Italia, ha servito anche come Superiore della Casa Madre di Torino, continuando il suo ministero con discrezione e dedizione. Negli ultimi anni viveva presso la casa dei Padri di Bevera.

La messa esequiale è stata concelebrata da diversi sacerdoti e missionari della Consolata. A presiedere l’omelia è stato padre Antonello Rossi, che ha ricordato con emozione il confratello e amico. “Abbiamo tutti nel cuore un pensiero e un ricordo di padre Emanuele. Sono qui a cinquant’anni dalla mia ordinazione, quando fu lui a presentarmi al vescovo – ha detto. – Cinquant’anni dopo, sono qui a dirgli grazie con tutti voi.”
Nel suo intervento, padre Antonello ha voluto ringraziare la comunità cristiana di Cernusco, “perché avete conservato e trasmesso la fede”, e la famiglia di padre Emanuele, “che ha saputo vivere con radici profonde nella fede anche nei momenti più difficili, negli anni della guerra, con un ideale di giustizia sempre vivo”.

Rievocando gli anni della giovinezza, ha ricordato come anche i fratelli di padre Emanuele, nel clima del ’68, avessero portato il desiderio di giustizia sociale nelle fabbriche, mentre lui “scelse un altro tipo di lotta, quella evangelica, senza mai smettere di portare dentro di sé il desiderio di giustizia e pace”.
“La sua missione era nel cuore – ha proseguito padre Antonello – anche quando un incidente lo costrinse a tornare in Italia. Cercò di partire per il Sudafrica, ma fu respinto per il timbro del Mozambico sul passaporto. Così approdò in Congo, dove la sua presenza fu preziosa”. Durante la celebrazione è stata letta anche una preghiera nella lingua congolese dei missionari, in segno di legame con le comunità che padre Emanuele aveva servito, e condiviso un messaggio di un amico africano: “Prega per noi, lassù nel cielo, presso Dio che è nostro pane.”
Al termine della cerimonia, un missionario sudamericano della Consolata ha rivolto un pensiero a nome dei confratelli “Celebriamo il tuo funerale con il cuore commosso, ma con la certezza che ora ci stai ascoltando. Sei stato un uomo riservato, prudente, di carattere forte ma sempre gentile. Ti ricorderemo per il tuo amore profondo verso la natura e per la tua fedeltà alla missione. Mai ti abbiamo sentito lamentarti. Grazie per il tuo esempio.”

Un momento particolarmente toccante è stato l’intervento della nipote, Monica Maggioni, giornalista e figlia del fratello di padre Emanuele "Paolino". Nel suo ricordo personale, ha tracciato un ritratto intimo dello “zio Lele”, come lo chiamavano in famiglia: “Per me lo zio Lele è una busta di carta velina bianca. Quelle con cui, da bambina, ci scrivevamo quando lui era in Africa. Le sue lettere erano finestre su un mondo lontano e affascinante. Ci ha insegnato che la missione non è solo partire per luoghi lontani, ma anche farsi prossimo a chiunque incontri per strada.”

Monica ha ricordato anche gli ultimi momenti di serenità condivisi in famiglia: “Alla festa di tutti i Maggioni, poche settimane fa, era contento. Lui era contento anche del nostro gruppo che, con tutti i limiti degli esseri umani, riesce ancora a tenersi insieme e lui c’è stato a segnare ogni nostra tappa. C’era per noi e c’era per il mondo”.

Al termine delle esequie la salma è stata accompagnata al cimitero locale. I fedeli hanno lasciato la chiesa ricordando le parole di padre Antonello, che ha detto: “Ogni volta che pregheremo il signore, saremo con Emanuele”.
E.Ma.