Church Pocket/82 La lotta che non si vede - il Diavolo
Il male non è spettacolo da cinema. Non serve immaginare possessioni straordinarie o riti esorcistici spettacolari per capire che il demonio agisce. La sua presenza è molto più sobria, nascosta, quotidiana. Lavora soprattutto nelle pieghe delle nostre giornate, nelle scelte di ogni giorno. È lì che insinua dubbi, paure, scoraggiamenti. È lì che ci spinge a dire “tanto non cambia niente”, a rinunciare al Bene, a vivere come se Dio non esistesse. La lotta spirituale non è così lontana da noi: è silenziosa ma reale, e riguarda ciascuno.

«La nostra battaglia non è contro creature di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso» (Ef 6,12). Paolo, nella sua lettera agli efesini, Non sta parlando di fantasie o mitologie, ma di una dimensione profonda della vita di fede. Anche i Vangeli non nascondono questa dimensione: Gesù stesso, prima di iniziare la sua missione, ha affrontato il tentatore nel deserto (Mt 4) e più volte ha affrontato demòni esorcizzandoli. Nessun effetto speciale: solo la forza della Parola di Dio, ripetuta con fiducia. È bastato dire “sta scritto” per sconfiggere la menzogna. Questo ci dice molto: il demonio non ha il potere di creare nulla. Può solo deformare ciò che Dio ha fatto buono, insinuando divisioni e confusioni. Il suo nome stesso, “diavolo”, significa, dal greco, colui che divide. Divide l’uomo da Dio, l’uomo da sé stesso, e gli uomini tra loro. È la logica della menzogna: presentare il bene come inutile e il male come inevitabile.
Eppure, il cristiano non combatte a mani nude. Ci sono armi semplici e fortissime: la preghiera, i sacramenti, la vigilanza del cuore. Non sono superstizioni, ma gesti concreti che mantengono viva la relazione con Dio. Basta pensare a quante volte un’Ave Maria, detta con fede, ha ridato pace a un’anima turbata. Santa Teresa d’Avila lo sapeva bene: scriveva che una sola Ave Maria può mettere in fuga il demonio. Ma c’è soprattutto una promessa che sorregge la nostra fiducia: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno su di essa» (Mt 16,18). Non prevarranno. Anche quando la Chiesa sembra debole, ferita, attraversata da scandali e contraddizioni, la vittoria di Cristo rimane certa. La lotta, allora, non è solo come nei film di esorcismi. È nella vita quotidiana, nei compromessi facili, nelle scelte piccole che plasmano la nostra esistenza. E questa lotta, ci ricorda san Paolo, non è sempre evidente. A Corinto si era trovato davanti a falsi apostoli, persone in apparenza credibili, che però predicavano “un altro vangelo”.

E scrive parole che restano impressionanti ancora oggi: «Satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia» (2Cor 11,14-15). Significa che il male non si presenta con la faccia cattiva, ma spesso con tratti rassicuranti, con discorsi che sembrano giusti, con idee che appaiono luminose. È la logica di sempre: far passare per bene ciò che bene non è, mascherare l’oscurità con i colori della luce. Lo vediamo già in Genesi, quando il serpente appare come “maestro di sapienza” e convince Eva che il frutto proibito è buono e desiderabile. E allora la domanda ci tocca: può accadere ancora oggi? Sì, eccome. Ogni epoca conosce le sue “false luci”. Può essere un vangelo diverso, una spiritualità più attraente ma non fondata su Cristo, un uso distorto della Scrittura per giustificare compromessi, un cristianesimo che vuole togliere di mezzo la croce. A volte sono discorsi ecclesiali con molto di buono, ma dentro i quali il maligno sa infilare piccole porzioni di tenebra. Non bisogna spaventarsi, ma vigilare. E allora possiamo restare sereni: nonostante le maschere, le confusioni, i fumi che avvolgono, la luce di Dio resta più forte. Con Maria, con Michele e con i suoi fratelli angeli, possiamo attraversare le tenebre senza paura. Perché anche se Satana si traveste da angelo di luce, sappiamo bene che la vera luce ha un solo volto: quello di Cristo crocifisso e risorto.

«La nostra battaglia non è contro creature di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso» (Ef 6,12). Paolo, nella sua lettera agli efesini, Non sta parlando di fantasie o mitologie, ma di una dimensione profonda della vita di fede. Anche i Vangeli non nascondono questa dimensione: Gesù stesso, prima di iniziare la sua missione, ha affrontato il tentatore nel deserto (Mt 4) e più volte ha affrontato demòni esorcizzandoli. Nessun effetto speciale: solo la forza della Parola di Dio, ripetuta con fiducia. È bastato dire “sta scritto” per sconfiggere la menzogna. Questo ci dice molto: il demonio non ha il potere di creare nulla. Può solo deformare ciò che Dio ha fatto buono, insinuando divisioni e confusioni. Il suo nome stesso, “diavolo”, significa, dal greco, colui che divide. Divide l’uomo da Dio, l’uomo da sé stesso, e gli uomini tra loro. È la logica della menzogna: presentare il bene come inutile e il male come inevitabile.
Eppure, il cristiano non combatte a mani nude. Ci sono armi semplici e fortissime: la preghiera, i sacramenti, la vigilanza del cuore. Non sono superstizioni, ma gesti concreti che mantengono viva la relazione con Dio. Basta pensare a quante volte un’Ave Maria, detta con fede, ha ridato pace a un’anima turbata. Santa Teresa d’Avila lo sapeva bene: scriveva che una sola Ave Maria può mettere in fuga il demonio. Ma c’è soprattutto una promessa che sorregge la nostra fiducia: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno su di essa» (Mt 16,18). Non prevarranno. Anche quando la Chiesa sembra debole, ferita, attraversata da scandali e contraddizioni, la vittoria di Cristo rimane certa. La lotta, allora, non è solo come nei film di esorcismi. È nella vita quotidiana, nei compromessi facili, nelle scelte piccole che plasmano la nostra esistenza. E questa lotta, ci ricorda san Paolo, non è sempre evidente. A Corinto si era trovato davanti a falsi apostoli, persone in apparenza credibili, che però predicavano “un altro vangelo”.

E scrive parole che restano impressionanti ancora oggi: «Satana si maschera da angelo di luce. Non è perciò gran cosa se anche i suoi ministri si mascherano da ministri di giustizia» (2Cor 11,14-15). Significa che il male non si presenta con la faccia cattiva, ma spesso con tratti rassicuranti, con discorsi che sembrano giusti, con idee che appaiono luminose. È la logica di sempre: far passare per bene ciò che bene non è, mascherare l’oscurità con i colori della luce. Lo vediamo già in Genesi, quando il serpente appare come “maestro di sapienza” e convince Eva che il frutto proibito è buono e desiderabile. E allora la domanda ci tocca: può accadere ancora oggi? Sì, eccome. Ogni epoca conosce le sue “false luci”. Può essere un vangelo diverso, una spiritualità più attraente ma non fondata su Cristo, un uso distorto della Scrittura per giustificare compromessi, un cristianesimo che vuole togliere di mezzo la croce. A volte sono discorsi ecclesiali con molto di buono, ma dentro i quali il maligno sa infilare piccole porzioni di tenebra. Non bisogna spaventarsi, ma vigilare. E allora possiamo restare sereni: nonostante le maschere, le confusioni, i fumi che avvolgono, la luce di Dio resta più forte. Con Maria, con Michele e con i suoi fratelli angeli, possiamo attraversare le tenebre senza paura. Perché anche se Satana si traveste da angelo di luce, sappiamo bene che la vera luce ha un solo volto: quello di Cristo crocifisso e risorto.
Rubrica a cura di Pietro Santoro