Presunti maltrattamenti in famiglia. Il racconto in aula
Una vicenda di presunti maltrattamenti in famiglia avvenuta nel Meratese è finita lunedì mattina al centro del processo celebrato davanti al Tribunale di Lecco, in composizione collegiale. Sul banco degli imputati un cittadino peruviano accusato di vessare di continuo la moglie e i due figli. Il capo di imputazione stilato dal pm titolare del fascicolo (il sostituto procuratore Chiara Stoppioni) prevede, infatti, anche le accuse di lesioni.
In udienza si sono susseguite in aula le testimonianze della moglie, di uno dei due figli della coppia – oggi maggiorenne – della suocera dell’imputato e di un carabiniere della compagnia di Merate intervenuto in una delle occasioni di violenza domestica. I racconti hanno delineato una situazione di tensione continua, soprattutto quando l’uomo rientrava a casa ubriaco.
In primis la donna ha ripercorso le tappe della loro storia: il matrimonio nel 2005, poi la nascita del primo figlio, il trasferimento di lui in Italia nel 2007 e il viaggio di lei per raggiungerlo nel 2010, la gravidanza del secondogenito nel 2011, durante la quale – ha raccontato – il marito non le avrebbe rivolto la parola per nove mesi perché contrario alla nascita. La testimone ha inoltre riferito di continue pressioni economiche: per tutta la durata del matrimonio l’uomo si sarebbe rifiutato di fornirle denaro per bisogni suoi e dei bambini e, in seguito, avrebbe preteso di gestire anche lo stipendio della donna.
“Quando era ubriaco alzava le mani sui figli” ha raccontato la signora, classe 1986 “una volta stavamo discutendo per soldi, mi ha sbattuto contro l'armadio, ha preso il figlio maggiore per chiudersi con lui in bagno e ha iniziato a picchiarlo. Sentivo le urla, ma non potevo fare nulla: ho chiamato i carabinieri”. Stando alla sua testimonianza, episodi di questo genere si sarebbero ripetuti diverse volte, quasi con regolarità, finchè i due figli non sarebbero stati in grado di ribellarsi: a quel punto sarebbe toccato a loro difendere la madre dalle botte del padre violento.
Costituitasi parte civile tramite l'avvocato Paolo Camporini del foro di Como, la 39enne peruviana ha anche raccontato di essere rimasta incinta nuovamente tre anni fa, ma di aver dovuto interrompere la gravidanza a causa della contrarietà del marito (oggi difeso dall’avvocato Laura Balossi del foro di Lecco). Questi sarebbe infatti arrivato a minacciarla di mandarla via di casa, se avesse deciso di tenere il bambino. La coppia, infine, si sarebbe separata un anno fa, quando la donna sarebbe venuta a conoscenza dell'infedeltà di lui.
Anche la madre della donna ha presentato al collegio diversi episodi di maltrattamenti a cui avrebbe assistito: “ho minacciato di denunciare mio genero quando, una volta, il mio nipote più piccolo mi ha chiamato in soccorso del fratello maggiore: l'ho trovato riverso a terra, mentre veniva preso a calci dal padre alla schiena e all'addome. Aveva solo 12 anni. Poi ho scoperto che queste cose accadevano anche quando io non ero a casa”.
L’udienza è stata aggiornata ad ottobre, quando i giudici Paolo Salvatore, Martina Beggio e Giulia Barazzetta ascolteranno ulteriori testimoni prima della discussione finale.
In udienza si sono susseguite in aula le testimonianze della moglie, di uno dei due figli della coppia – oggi maggiorenne – della suocera dell’imputato e di un carabiniere della compagnia di Merate intervenuto in una delle occasioni di violenza domestica. I racconti hanno delineato una situazione di tensione continua, soprattutto quando l’uomo rientrava a casa ubriaco.
In primis la donna ha ripercorso le tappe della loro storia: il matrimonio nel 2005, poi la nascita del primo figlio, il trasferimento di lui in Italia nel 2007 e il viaggio di lei per raggiungerlo nel 2010, la gravidanza del secondogenito nel 2011, durante la quale – ha raccontato – il marito non le avrebbe rivolto la parola per nove mesi perché contrario alla nascita. La testimone ha inoltre riferito di continue pressioni economiche: per tutta la durata del matrimonio l’uomo si sarebbe rifiutato di fornirle denaro per bisogni suoi e dei bambini e, in seguito, avrebbe preteso di gestire anche lo stipendio della donna.
“Quando era ubriaco alzava le mani sui figli” ha raccontato la signora, classe 1986 “una volta stavamo discutendo per soldi, mi ha sbattuto contro l'armadio, ha preso il figlio maggiore per chiudersi con lui in bagno e ha iniziato a picchiarlo. Sentivo le urla, ma non potevo fare nulla: ho chiamato i carabinieri”. Stando alla sua testimonianza, episodi di questo genere si sarebbero ripetuti diverse volte, quasi con regolarità, finchè i due figli non sarebbero stati in grado di ribellarsi: a quel punto sarebbe toccato a loro difendere la madre dalle botte del padre violento.
Costituitasi parte civile tramite l'avvocato Paolo Camporini del foro di Como, la 39enne peruviana ha anche raccontato di essere rimasta incinta nuovamente tre anni fa, ma di aver dovuto interrompere la gravidanza a causa della contrarietà del marito (oggi difeso dall’avvocato Laura Balossi del foro di Lecco). Questi sarebbe infatti arrivato a minacciarla di mandarla via di casa, se avesse deciso di tenere il bambino. La coppia, infine, si sarebbe separata un anno fa, quando la donna sarebbe venuta a conoscenza dell'infedeltà di lui.
Anche la madre della donna ha presentato al collegio diversi episodi di maltrattamenti a cui avrebbe assistito: “ho minacciato di denunciare mio genero quando, una volta, il mio nipote più piccolo mi ha chiamato in soccorso del fratello maggiore: l'ho trovato riverso a terra, mentre veniva preso a calci dal padre alla schiena e all'addome. Aveva solo 12 anni. Poi ho scoperto che queste cose accadevano anche quando io non ero a casa”.
L’udienza è stata aggiornata ad ottobre, quando i giudici Paolo Salvatore, Martina Beggio e Giulia Barazzetta ascolteranno ulteriori testimoni prima della discussione finale.
F.F.