Quale futuro per Gaza ma anche per noi?

Fa paura quanto sta dicendo l'ex Ministro degli Interni Minniti durante la trasmissione Rai che sto vedendo.

In pratica sta sostenendo la necessità per l'Europa di riarmarsi contro il rischio, secondo lui evidente per quanto sta gradualmente succedendo, rappresentato dalla strategia imperialista di Putin.

Quello che mi preoccupa ulteriormente è quel suo accenno, a presunta conferma della sua analisi difensiva, del profilarsi di quella che in sostanza sembra rappresentare per lui una minaccia per l'Occidente e cioè la crescita del peso geopolitico ed economico della quasi rimanente parte del mondo, identificabile approssimativamente nei Brics, che si è ritrovata recentemente in Cina per sancire, a quanto sembra, una qualche forma di comune alleanza autoprotettiva

Ad ognuno tirare le proprie conclusioni se questa analisi sia dettata dalla giusta esigenza di far crescere la consapevolezza, del resto già evidenziata dal Presidente Mattarella con le sue similitudini ai sintomi premonitori della Prima Guerra mondiale, di un reale e progressivo rischio di scatenare guerre disastrose o, al contrario, da un eccesso di autostima di quella che viene purtroppo definita da non pochi come la superiore civiltà auto valutativa dell'occidente.

Sentendo queste cose, come del resto altre che spopolano sui nostri Media specie televisivi, a me viene in mente un'immagine eloquente immortalata da un testata giornalistica che ritraeva Trump, Putin e Netanyahu nei comuni abiti della banda di “Arancia Meccanica” il noto e controverso film di Stanley Kubrich di vari anni fa.

Perché al di là delle loro contrabbandate appartenenze a “mondi” diversi è ormai sempre più evidente invece ciò che li accomuna e cioè una uguale smania di autoaffermazione e di preminenza geopolitica svincolata da ogni legge di Diritto Internazionale Umanitario. Una comune cultura che fa della forza e della prepotenza un'arma specifica del proprio operare.

E' questo che i vari popoli, a partire dai loro, dovrebbero a mio avviso comprendere per non farsi trascinare in un groviglio intriso da falsi nazionalismi e interessi più o meno legittimi e purtroppo solo foriero di crescenti ingiustizie e stragi di inermi vittime innocenti.

Questo e quant'altro degli attuali assetti non solo geopolitici rimanda ad un sempre più necessario

ruolo attivo dei Popoli che purtroppo, crescendo in consapevolezza, non si limitino soltanto a delegare a quelle poche forze che sembrano opporsi a tali logiche, solo apparentemente ineluttabili, ma che trovino le forme più idonee per contribuire a ri-orientare fini e mezzi ispirati ad una effettiva convivenza collaborativa tra i Popoli, anche rinnovando gli Organismi preposti.

Il tutto non lasciandosi irretire da logiche spesso strumentali di appartenenza politica o di altra natura corporativa ma che si riconoscano, incarnandola in concrete situazioni specifiche come quelle di Gaza e della Palestina come anche dell'Ucraina e di purtroppo molte altre assurde situazioni conflittuali, nell'unica condizione superiore che ci accomuna veramente e cioè quella di appartenere ad un unico genere umano.

Un genere umano dove spesso la povera gente finisce per scannarsi reciprocamente in nome degli interessi dei più potenti che se ne stanno a discettare al caldo.

E' questo scuotersi da impotenza e rassegnazione che nasce il coraggioso tentativo della Global Sumus Flotilla che assieme a molte altre azioni convergenti, compresa la resistenza interna in Israele, sta di fatto incarnando una funzione di accompagnamento se non addirittura di supplenza alla nostre Istituzioni rappresentative nel riaffermare la priminenza del Diritto Internazionale Umanitario.

Altro che essere trattati da terroristi come un criminale governo Israeliano vorrebbe che fosse secondo un mistificatorio rovesciamento delle parti, ma comuni esseri umani nella loro ferma e responsabile normalità di esigere il semplice rispetto ad un'esistenza dignitosa per tutti.

Ecco perché quella che è la più grande operazione tentata dal basso di umanizzazione dei rapporti tra i Popoli, che trova la sua concreta ed esemplare concretizzazione negli aiuti per la disperata e disumana situazione di Gaza, deve essere sostenuta a tutti i livelli.

Un sostegno che anche a Lecco meritoriamente troverà concreta attuazione nel corteo che apprendo si svolgerà domani sabato 13 dalle ore 14,30 in Piazza Cermenati.
Germano Bosisio
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