Ancora sulla vicenda delle scritte a Cassina

Gentile Anna, la ringrazio per il suo messaggio. Ritengo che insultare una persona, a prescindere dal genere in cui essa si identifica, sia un atto di violenza da perseguire nelle giuste sedi. Proprio questo era il punto del mio commento: non mi sembra intellettualmente onesto enfatizzare ripetutamente la necessità di identificare la persona insultata pubblicamente. A quale scopo, se non per umiliarla ulteriormente e alimentare sterile chiacchiericcio? Ho inoltre riflettuto sulle parole scelte da chi ha imbrattato il marciapiede. Non si è trattato di un insulto generico come "idiota" o "cretino/a", utilizzabili tanto al maschile quanto al femminile, bensì di un termine con una carica semantica precisa, mirata a colpire e stigmatizzare una persona di sesso femminile. Ho provato a pensare a un insulto che, rivolto a un uomo, avesse lo stesso peso dispregiativo, ma non ne ho trovato uno. Lei, per caso, avrebbe un’idea? Ci tengo anche a farle sapere che non mi sto stracciando le vesti, piuttosto desidero utilizzare ciò che succede come punto di partenza per riflessioni costruttive.
Cordialità, 
Elena
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