Montevecchia: al Parco con Perin serata dedicata al lupo
Forse nessun altro animale è così amato e odiato allo stesso tempo.
Di sicuro richiama frotte di appassionati, visto il pubblico numeroso che ha affollato venerdì sera la sala riunioni della sede del Parco del Curone a Cascina Butto per un incontro organizzato dalle Guardie ecologiche volontarie con il coordinatore Simone Renoldi.
Parliamo del lupo, avvistato – come ha riferito il presidente del Parco, Giovanni Zardoni, nell’introdurre la serata – anche nella valle Santa Croce durante il periodo post pandemia da Covid 19.

“Dopo il lockdown se ne sono perse le tracce”, ha riferito il presidente, ricordando che però nello scorso mese di aprile un animale rinvenuto cadavere a causa di probabile investimento tra Cernusco e Montevecchia potrebbe essere un esemplare di Canis Lupus Italicus.
E’ questa infatti l’esatta denominazione della sottospecie che abita nella nostra penisola, come ha spiegato nella sua ampia e interessante relazione Vincenzo Perin, guardiaparco e naturalista, autore del libro “Come l’acqua, il lupo”, titolo che sta a significare come questo tanto temuto animale faccia parte a pieno titolo dell’ecosistema naturale.
E infatti centoventi anni fa i lupi abitavano la nostra penisola anche in zone che oggi sono città. Non essendo protetti venivano uccisi e chi li ammazzava riceveva anche un compenso. Negli anni Settanta è diventata specie protetta ma nonostante ciò la strage è continuata, con diverse modalità: bracconaggio, investimenti, avvelenamento.

Quest’ultimo può essere causato volontariamente ma anche in modo involontario perché, ha sottolineato il guardiaparco, spesso animali più grossi mangiano i più piccoli, come per esempio lumache o topi, che sono stati avvelenati dall’uomo e costituiscono quindi un pericolo per quelli che se ne cibano.
Il Canis lupus italicus si è diffuso in Italia partendo dall’Abruzzo. Arrivato al crocevia delle regioni Emilia Romagna, Liguria e Lombardia si è diretto poi verso la Svizzera.
“E’ un endemismo e come tale non va perso”, ha detto Perin.

Appassionato fin dalla più tenera età alle sorti di questa specie, il guardiaparco collabora dal 2020 con l’Ispra per un monitoraggio a livello nazionale realizzato in collaborazione con le Amministrazioni regionali.
“Non è facile monitorare il lupo, perché non ama farsi vedere e si sposta facilmente percorrendo molti chilometri: può percorrerne anche 30 in una sola notte”, ha dichiarato. “L’unica regione in cui non è mai apparso è la Sardegna, in tutte le altre è presente. In Trentino Alto-Adige si è incrociato con la sottospecie Canis lupus europeus, proveniente dall’Europa. In Lombardia la densità è molto bassa e ci sono anche esemplari transfrontalieri che si spostano tra questa regione e la vicina Svizzera. L’area a più alta densità è la zona del Pavese”.
A causa dei frequenti spostamenti è difficile avere numeri certi. Approssimativamente si può dire che nella nostra regione attualmente ci sono circa 100/120 esemplari, di cui tra i 10 e i 15 nella provincia di Como.
La zona in cui Vincenzo Perin vive e opera è infatti la sponda occidentale del lago di Como, dove vive la famiglia Valcolla che è oggetto del suo monitoraggio.

“E’ sbagliato dire che il lupo vive in branco, il lupo vive in famiglia, perché il gruppo è solitamente composto da membri legati da vincoli di sangue. Gli estranei non vengono visti di buon occhio e se si avvicinano vengono allontanati o addirittura uccisi. I membri giovani spesso si allontanano dalla famiglia per trovare con chi accoppiarsi, solo raramente avvengono accoppiamenti tra membri consanguinei”.
Ma qual è l’habitat ideale per questa specie?
“E’ un territorio dove si verificano tre condizioni: ci deve essere cibo, rifugio e protezione. Per quanto riguarda il cibo va sfatato il luogo comune secondo cui il lupo sarebbe un carnivoro: in realtà è onnivoro, perché è molto ghiotto anche di mirtilli e bacche di ginepro e sorgo montano. Le prede, pecore o nutrie che siano, in genere vengono scelte in base al principio della massima resa con il minor sforzo”.
Inevitabile chiedere se ci sono regole di comportamento da tenere in caso l’essere umano si trovasse a incontrare uno o più esemplari.
Senza negare che si tratti di un animale potenzialmente molto pericoloso, il guardiaparco ha comunque rassicurato circa il fatto che si tratta di eventi rarissimi, sia per la bassa presenza e per la preferenza a spostarsi in orario notturno, sia per il fatto che il lupo ha paura dell’uomo.
Difficile poi dare regole precise, perché sono animali caratterizzati da una forte individualità e che hanno quindi comportamenti molto diversi tra un esemplare e l’altro. Nel corso della serata, attraverso filmati realizzati con fototrappole, è stato possibile vedere diversi momenti di vita spesso caratterizzati dal gioco, attività che non viene praticata solo dai cuccioli ma anche dagli adulti.
Difficile poi distinguere un lupo da un cane lupo, come è stato dimostrato attraverso una slide che riproduceva diversi fotogrammi tutti apparentemente molto simili e quindi di non facile individuazione.
Per chi volesse approfondire l’argomento il libro di Vincenzo Perin “Come l’acqua, il lupo”, Il Richiamo edizioni, offre molte informazioni soprattutto di carattere tecnico.
Di sicuro richiama frotte di appassionati, visto il pubblico numeroso che ha affollato venerdì sera la sala riunioni della sede del Parco del Curone a Cascina Butto per un incontro organizzato dalle Guardie ecologiche volontarie con il coordinatore Simone Renoldi.
Parliamo del lupo, avvistato – come ha riferito il presidente del Parco, Giovanni Zardoni, nell’introdurre la serata – anche nella valle Santa Croce durante il periodo post pandemia da Covid 19.
“Dopo il lockdown se ne sono perse le tracce”, ha riferito il presidente, ricordando che però nello scorso mese di aprile un animale rinvenuto cadavere a causa di probabile investimento tra Cernusco e Montevecchia potrebbe essere un esemplare di Canis Lupus Italicus.
E’ questa infatti l’esatta denominazione della sottospecie che abita nella nostra penisola, come ha spiegato nella sua ampia e interessante relazione Vincenzo Perin, guardiaparco e naturalista, autore del libro “Come l’acqua, il lupo”, titolo che sta a significare come questo tanto temuto animale faccia parte a pieno titolo dell’ecosistema naturale.
E infatti centoventi anni fa i lupi abitavano la nostra penisola anche in zone che oggi sono città. Non essendo protetti venivano uccisi e chi li ammazzava riceveva anche un compenso. Negli anni Settanta è diventata specie protetta ma nonostante ciò la strage è continuata, con diverse modalità: bracconaggio, investimenti, avvelenamento.
Vincenzo Perin
Quest’ultimo può essere causato volontariamente ma anche in modo involontario perché, ha sottolineato il guardiaparco, spesso animali più grossi mangiano i più piccoli, come per esempio lumache o topi, che sono stati avvelenati dall’uomo e costituiscono quindi un pericolo per quelli che se ne cibano.
Il Canis lupus italicus si è diffuso in Italia partendo dall’Abruzzo. Arrivato al crocevia delle regioni Emilia Romagna, Liguria e Lombardia si è diretto poi verso la Svizzera.
“E’ un endemismo e come tale non va perso”, ha detto Perin.
Appassionato fin dalla più tenera età alle sorti di questa specie, il guardiaparco collabora dal 2020 con l’Ispra per un monitoraggio a livello nazionale realizzato in collaborazione con le Amministrazioni regionali.
“Non è facile monitorare il lupo, perché non ama farsi vedere e si sposta facilmente percorrendo molti chilometri: può percorrerne anche 30 in una sola notte”, ha dichiarato. “L’unica regione in cui non è mai apparso è la Sardegna, in tutte le altre è presente. In Trentino Alto-Adige si è incrociato con la sottospecie Canis lupus europeus, proveniente dall’Europa. In Lombardia la densità è molto bassa e ci sono anche esemplari transfrontalieri che si spostano tra questa regione e la vicina Svizzera. L’area a più alta densità è la zona del Pavese”.
A causa dei frequenti spostamenti è difficile avere numeri certi. Approssimativamente si può dire che nella nostra regione attualmente ci sono circa 100/120 esemplari, di cui tra i 10 e i 15 nella provincia di Como.
La zona in cui Vincenzo Perin vive e opera è infatti la sponda occidentale del lago di Como, dove vive la famiglia Valcolla che è oggetto del suo monitoraggio.
Vincenzo Perin, Simone Renoldi, Giovanni Zardoni
“E’ sbagliato dire che il lupo vive in branco, il lupo vive in famiglia, perché il gruppo è solitamente composto da membri legati da vincoli di sangue. Gli estranei non vengono visti di buon occhio e se si avvicinano vengono allontanati o addirittura uccisi. I membri giovani spesso si allontanano dalla famiglia per trovare con chi accoppiarsi, solo raramente avvengono accoppiamenti tra membri consanguinei”.
Ma qual è l’habitat ideale per questa specie?
“E’ un territorio dove si verificano tre condizioni: ci deve essere cibo, rifugio e protezione. Per quanto riguarda il cibo va sfatato il luogo comune secondo cui il lupo sarebbe un carnivoro: in realtà è onnivoro, perché è molto ghiotto anche di mirtilli e bacche di ginepro e sorgo montano. Le prede, pecore o nutrie che siano, in genere vengono scelte in base al principio della massima resa con il minor sforzo”.
Inevitabile chiedere se ci sono regole di comportamento da tenere in caso l’essere umano si trovasse a incontrare uno o più esemplari.
Senza negare che si tratti di un animale potenzialmente molto pericoloso, il guardiaparco ha comunque rassicurato circa il fatto che si tratta di eventi rarissimi, sia per la bassa presenza e per la preferenza a spostarsi in orario notturno, sia per il fatto che il lupo ha paura dell’uomo.
Difficile poi dare regole precise, perché sono animali caratterizzati da una forte individualità e che hanno quindi comportamenti molto diversi tra un esemplare e l’altro. Nel corso della serata, attraverso filmati realizzati con fototrappole, è stato possibile vedere diversi momenti di vita spesso caratterizzati dal gioco, attività che non viene praticata solo dai cuccioli ma anche dagli adulti.
Difficile poi distinguere un lupo da un cane lupo, come è stato dimostrato attraverso una slide che riproduceva diversi fotogrammi tutti apparentemente molto simili e quindi di non facile individuazione.
Per chi volesse approfondire l’argomento il libro di Vincenzo Perin “Come l’acqua, il lupo”, Il Richiamo edizioni, offre molte informazioni soprattutto di carattere tecnico.
A.Vi.