"L'altra meta' del cielo", i siti sessisti: anche questa è violenza contro le donne

Il Centro Antiviolenza “L’altra metà del cielo” di Merate prende posizione contro i siti sessisti con un comunicato in cui “esprime indignazione e profonda preoccupazione per la diffusione di siti e materiali online dal contenuto sessista e discriminatorio”.
E’ infatti di questo ultimo periodo l’esplosione di un fenomeno finora rimasto sottotraccia, che ha visto venire alla luce un gruppo Facebook chiamato “Mia moglie” in cui centinaia di uomini condividevano foto sexy di mogli e compagne a loro insaputa e un sito Phica.eu in cui il promotore pubblicava immagini di donne famose per darle in pasto ai “guardoni” della Rete.
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Amalia Bonfanti e Silvana Redaelli

“Due casi diversi nella forma ma non nella sostanza” è l’opinione di Amalia Bonfanti, presidente de “L’altra metà del cielo” e di Silvana Redaelli, operatrice attiva nella medesima associazione.
In una lunga e illuminante intervista che ci hanno concesso, le due volontarie hanno rimarcato come in entrambi i casi sia sottesa una “estrema violenza nei confronti delle donne”.
Perché la violenza, questo è il grande equivoco da sfatare, non è solo quella fisica. 
Emerge infatti sempre di più il fenomeno dello stalking, ovvero quell’insieme di comportamenti persecutori e molesti come pedinamenti, messaggi e telefonate o addirittura regali indesiderati, espressi in modo compulsivo tale da creare nella vittima uno stato d’ansia perenne e che spesso sfociano in un controllo coercitivo della stessa.
“Dallo stalking si può passare direttamente al femminicidio, senza che ci sia stata violenza fisica”, avvertono le due operatrici. 
Affermazione che trova riscontro nei casi più recenti ed éclatanti come quello di Giulia Cecchettin, che tanta indignazione e commozione aveva suscitato e che è già purtroppo finito nel dimenticatoio.
Il numero delle donne che si rivolgono a “L’altra metà del cielo” è in continuo aumento. Spesso denunciano una violenza di tipo psicologico da parte del proprio partner ed è per questo che l’associazione ha di recente inserito una nuova psicologa oltre che una consulente legale. 

Ma è importante che le donne stesse per prime non sottovalutino i comportamenti che le svalutano e le offendono, come la provocazione continua, la disistima, la derisione, la privazione della libertà e l’isolamento fino ad arrivare alla minaccia e al ricatto.
“Spesso è la stessa donna che minimizza, perché, dice ‘mio marito non mi picchia’.”
Ma sono anche le istituzioni che a volte mettono in atto lo stesso meccanismo, così come quello della cosiddetta “vittimizzazione secondaria” che spinge la donna a sentirsi in qualche modo colpevole della violenza subita.
“Se non c’è violenza fisica tutto viene derubricato a semplice conflitto e anche nei Tribunali tutto si svuota”, spiegano le operatrici. 
La legge del 2019 conosciuta come “Codice Rosso” che impone di attuare le procedure entro tre giorni scatta automaticamente solo se c’è una violenza domestica fisica attestata da un referto rilasciato dal Pronto Soccorso. 
“Di fronte a episodi di violenza tutti esortano le donne a denunciare, ma per le vittime è molto pesante, dovrebbe essere qualcuno a monte che lo fa”, sostengono le volontarie. “Quand’anche poi si arrivasse a processo, le procedure penali sono molto lunghe e farraginose. Per chi denuncia si tratta di un percorso lungo, faticoso e doloroso”.
I casi recenti aprono un nuovo capitolo, quello della violenza attraverso strumenti digitali. 
“La rete deve essere uno spazio di libertà e rispetto, non un luogo in cui la violenza contro le donne trova nuove forme di espressione”, si legge nel comunicato de “L’altra metà del cielo” che chiede anche “alle istituzioni di attivarsi con decisione per monitorare e sanzionare la diffusione di contenuti sessisti online, ai media e alle piattaforme digitali di assumersi la responsabilità di contrastare attivamente la cultura dell’odio prevedendo la sospensione/limitazione degli account responsabili di iniziative a contenuto sessista, alla cittadinanza di non restare indifferente, segnalando e prendendo posizione contro ogni forma di violenza, anche verbale e digitale”. 
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Ma la consapevolezza del genere maschile di fronte a questi problemi sta un po’ aumentando o siamo sempre all’anno zero?
La risposta delle operatrici è scoraggiante.
“Purtroppo negli incontri con gli uomini maltrattanti constatiamo che generalmente tendono a minimizzare i propri comportamenti”.
Che fare dunque?
L’associazione da anni è attiva nelle scuole del territorio con interventi per la prevenzione del fenomeno. Lo scorso anno sono stati 49 gli incontri effettuati e a volte capita che, a seguito di questi, studenti e studentesse si rivolgano a “L’ altra metà del cielo” portando problemi individuali o anche famigliari.
“Gettiamo dei semi, sperando che gli alberelli crescano”.
Ma si profila anche una novità a livello istituzionale. 
L’Asst provinciale sta per attivare un Cuav (Centro uomini autori di violenza), un ente a cui possono rivolgersi nel corso di un procedimento giudiziario i maltrattanti con la possibilità di avere in cambio uno sconto di pena.
“E’ da capire se sarà utile o meno, perché potrebbe essere visto dagli autori delle violenze solo come un modo per vedere ridotta la pena da scontare. Per il momento il nostro giudizio però è positivo, Perché perlomeno ci sarà un ente che avrà il compito di creare maggiore consapevolezza”.
A.Vi.

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