Church pocket/78. Santa Maria oltre l’estate: una fede con la Madonna!

Via l’infradito, dentro le scarpe comode: si torna alla vita reale! Così, dalla spensierata «Santa Maria delle vacanze: un’estate della Madonna!», passiamo ora a una più impegnativa, ma altrettanto simpatica, «Santa Maria oltre l’estate: una fede con Madonna!». Perché, se Maria è stata una perfetta compagna per le ferie, lo è ancora di più per tornare al lavoro, alle file in tangenziale e ai ritardi di Trenord. Diciamoci la verità: chi meglio di Maria sa indicarci come imitare davvero suo Figlio, nella concretezza della vita quotidiana?
Maria, Specchio di Giustizia: non c’è pace senza dignità
Proprio oggi, guardando alle sfide sociali che ci aspettano, torna utile invocarla con un titolo magari poco usato, anche un po’ desueto: Maria, Specchio di giustizia. Perché oggi la giustizia sembra una di quelle belle idee che restano nelle prediche domenicali o nei tweet dei politici, senza mai diventare realtà. Disuguaglianze crescenti, salari sempre bassi, lavoro precario, giovani sfruttati con stage infiniti e senza garanzie. È come se qualcuno avesse strappato la pagina della Rerum Novarum, l’enciclica con cui Papa Leone XIII già nel 1891 ricordava che la giustizia sociale è un dovere, non una gentile concessione. A distanza di oltre 130 anni, ci ritroviamo ancora qui, a domandarci perché il lavoro sia sempre meno dignitoso e la ricchezza sempre più mal distribuita. Che c’entra Maria con tutto questo? C’entra eccome. Invocarla come Specchio di giustizia significa riconoscere che lei riflette una giustizia diversa. Quella che non lascia indietro nessuno, che non chiede permesso alle logiche economiche, che non tollera la disuguaglianza come effetto collaterale inevitabile. Maria, la donna che ha cantato il Magnificat parlando di potenti rovesciati dai troni e di poveri innalzati, non può certo essere indifferente davanti a un giovane che non riesce a costruire un futuro perché sottopagato, davanti a una famiglia che fatica ad arrivare alla fine del mese, o a chi vede i propri diritti calpestati in nome del profitto.
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Ma il cristiano può mai accontentarsi di aspettare la giustizia finale di Dio? E ora? No, il cristiano vive sempre in una tensione tra il “già” e il “non ancora”. Il Regno di Dio è già cominciato con Gesù, ma non è ancora pienamente realizzato. Questo però non significa rassegnazione davanti all’ingiustizia o rinvio passivo della giustizia al tempo futuro. Gesù stesso, annunciando il Regno, ha invitato i suoi discepoli a impegnarsi concretamente nel presente, trasformando il mondo attorno a loro: «Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere…» (Mt 25,35). Questa è una parte della giustizia del Vangelo: non possiamo annunciare una promessa futura ignorando la realtà presente. Per il cristiano, dunque, la certezza che Dio realizzerà pienamente la giustizia non diventa una scusa per restare fermi, ma al contrario un motivo per muoversi. L’attesa non è mai fuga: è responsabilità. Se il giudizio di Dio sarà giusto e definitivo, allora ogni gesto di giustizia che compiamo oggi diventa un’anticipazione di quel Regno. Non basta sperare che un giorno Dio capovolgerà le ingiustizie: siamo chiamati a gridare contro di esse, a non tacere davanti al dolore degli innocenti, a prenderci cura di chi è scartato. Ecco perché invocare Maria come Specchio di giustizia è tutt’altro che una pia astrazione: è un modo per guardare in faccia le ingiustizie quotidiane e decidere da che parte stare. È scegliere di specchiarci nella vita concreta di Maria, nella sua umiltà, nella sua forza silenziosa che non è passiva rassegnazione, ma un «sì» deciso alla giustizia di Dio, quella che smuove le coscienze e cambia la storia. Guardiamo a Maria, Specchio di giustizia, e iniziamo a costruire qui e ora quella giustizia che Dio ha già preparato per noi.
Rubrica a cura di Pietro Santoro
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