Brivio: piastra votiva alle Betulle per Giuseppe Mandelli, alpino-pescatore riportato a casa dalla mamma. E per un commilitone di Santa Maria

Era un uomo d'acqua dolce. Si è trovato a solcare il mare per andare... alla guerra. Il richiamo dell'Adda lo ha però, poi, salvato, riportandolo a casa.
A distanza di 80 anni dalla Liberazione, ad oltre 50 dalla sua prematura dipartita, da domenica anche il nome del briviese Giuseppe Mandelli sarà perpetuato alla Chiesetta Votiva del “suo” Battaglione, il Morbegno, al Pian delle Betulle dove, al termine dell'annuale cerimonia che porta in Alta Valsassina centinaia di penne nere, saranno apposte dodici nuove piastre votive.
giuseppemandelli1.jpg (96 KB)
Giuseppe Mandelli in divisa militare

L'unico “riconoscimento” per un alpino come tanti nel cui “curriculum” militare non figurano né medaglie né encomi, solo, per dirla tutta, al tempo della leva, provvedimenti disciplinari. “Invitato dell'ufficiale di servizio tre quarti d'ora dopo il silenzio a presentare il proprio permesso serale di cui ne era sprovvisto anziché obbedire, si dava alla fuga”: quello con la motivazione più “divertente” letta con gli occhi dell'oggi.
giuseppemandellinonno2.jpg (52 KB)
Dalla condotta dunque “mediocre” fuori servizio, ma “buona” in attività, Giuseppe Mandelli, classe 1918 e la quarta elementare in tasca, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale nel giugno nel 1940 viene schierato dapprima sul fronte occidentale, pare sul Colle della Seigne partecipando dunque l'aggressione italiana nei confronti della Francia per poi essere trattenuto alle armi e destinato, nel mese di novembre, al fronte greco-albanese. Il 16 novembre è imbarcato quindi a Brindisi verso Durazzo. Compirà il viaggio in senso inverso solo a fine giugno dell'anno successivo, impiegando due giorni di navigazione per giungere a Bari, per poi essere mandato, come effettivo, a Morbegno, presso il 5° Alpini, fino al rientro a Brivio, chiesto e ottenuto dalla mamma, donna caparbia, chiamata, da sola, a mandare avanti la famiglia.  
giuseppemandelli6.jpg (94 KB)
Al lavoro come pescatore, in una foto post guerra

“Io sottoscritta Motta Marianna, vedova Mandelli, richiedo a questo comando per bisogno di lavoro presso la nostra piccola azienda peschereccia la licenza illimitata a mio figlio, Mandelli Giuseppe, classe 1918, appartenente al 5° reggimento alpini, 47a Compagnia, Battaglione Morbegno, avendo questi due altri fratelli alle armi”, si legge nel documento firmato in bella calligrafia dalla donna nel settembre del 1941 e ancora conservato nell'Archivio di Stato a Como.
giuseppemandelli4.jpg (104 KB)
In barca sul fiume Adda con l'Addolorata per una festa di Brivio post guerra

Il suo Giuseppe, in soldoni, prima di imbracciare il fucile, era pescatore, come pescatore prima di lui lo era il padre, morto giovane, lasciando altri cinque figli: Vittoria (1925) e Camilla (1928), le ultime due a mancare, in anni recenti, dopo aver vissuto sempre assieme, Adelmo (1922),  Angelo (1919) al tempo soldato di leva e Luigi (1914) con quest'ultimo - futuro marito della Marcellina, “colonna” dell'Azione Cattolica - che, pur avendone diritto essendo il primogenito, da Caporale nel 7° Reggimento Fanteria, Battaglione di formazione, fa mettere per iscritto, da Porto Valtravaglia (Varese), la propria rinuncia a essere collocato “a riposo”, in favore del fratello, rendendogli così possibile, sul finire dell'anno, l'abbandono della divisa. Fino al 4 giugno 1943 quando, ancora, anche Giuseppe viene richiamato alle armi “per esigenze di carattere eccezionale” e inviato di nuovo a Morbegno, dove l'8 settembre viene raggiunto dalla notizia dell'Armistizio.
giuseppemandelli3.jpg (42 KB)Inizialmente sbandato, verrà, nella primavera successiva, esonerato dal servizio della RSI, attendendo così sull'Adda la Liberazione, in quel 1945 che, per lui, dopo le nozze con la sua Lieta, segnerà anche la nascita del suo primo figlio Carlo, a lungo sarto a Lecco. Seguiranno poi Giulio, alpino come lui e Ermanno, il papà di chi scrive, con Flavia, l'unica femmina, mancata invece ancora bambina. L'ha raggiunta l'8 giugno 1969, a 51 anni appena. 
alpinorosa.jpg (103 KB)
Angelo Rosa

La piastra votiva, nell'anno del centenario del Gruppo Alpini di Brivio, si deve all'interessamento del capogruppo Riccardo Perego supportato, nelle ricerche presso l'Archivio di Stato, da Flaviano Ciceri del Gruppo Alpini Monte San Genesio impegnato da anni nel preservare la memoria delle penne nere del suo territorio. A tal proposito domenica alle Betulle, verrà apposta anche quella in ricordo di Angelo Rosa, contadino classe 1919, nato a Rossino ma residente a Santa Maria di Rovagnate, morbegnino che, dopo essere stato schierato sul fronte occidentale, venne imbarcato per l'Albania, insieme a Giuseppe Mandelli, il 16 novembre 1940, per tornare poi in Italia nel giugno dell'anno successivo, godere della “licenza agricola” e venire infine inviato in Russia, nell'estate del 1942.  “Irreperibile” del 26 gennaio 1943, data della battaglia di Nikolaevka, aveva già inviato a casa un'ultima lettera con un chiosa premonitrice: addio.
A.M.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.