La doppiezza comunicativa a Rimini
Oggi più che mai nel mondo della Comunicazione ci sono particolari che fanno la differenza.
Tutti ormai sappiamo che nelle nostre società l'arte del “presentare” le cose a volte può rischiare di diventare più determinante dei contenuti stessi della comunicazione.
Il tutto primariamente per accalappiare l'attenzione dello “spettatore” ma soprattutto per condizionare la formazione delle opinioni a vantaggio di chi le esterna.
L'esempio del presidente Meloni a Rimini mi sembra proprio calzante.
Non entro nel merito delle singole sue perentorie affermazioni (ognuna perfettamente confutabile) ma nelle sue modalità espressive.
Impressionante a prima vista nel suo intervento la sicurezza e la capacità espositiva che appassionatamente sembrava promanare convinzioni radicate, quasi un tutt'uno col proprio essere: insomma un segno del credere profondamente in quello che stava dicendo e quindi indice di genuinità di pensiero.
Apparentemente.
Poi, grazie ad un esperto di comunicazione https://www.youtube.com/watch?v=dMSrBBxA3eI
chissà perché all'inizio sottaciuta da quasi tutti i grandi media), si scopre che Meloni ha letto l'intero suo discorso utilizzando un dispositivo che permette di leggere senza essere visti. Insomma un trucchetto per apparire autentici.
Quindi un particolare che può ben denotare un calcolo preciso: quello di voler emanare credibilità.
Intendiamoci, usufruire di questi mezzi artificiosi è ovviamente più che legittimo e magari pure utile ma perché mascherare?
Forse perché si vuole alimentare costantemente un'immagine pubblica di fermezza, efficienza, genuinità, passionalità?
Non occorre essere degli esperti di semiotica per sapere che il voler trasmettere l'immagine di sicurezza personale costituisce un elemento essenziale per far presa sul cittadino medio.
Vorrà dire qualcosa?
Vorrà forse dire che tutto ciò ha anche lo scopo di rendere più credibile il proprio mantra che sta snocciolando una serie di affermazioni che prese una ad una sarebbero tutte perlomeno confutabili se sottoposte ad un reale confronto d'opinioni? Ed è per questo che la nostra premier non ama il confronto dialogante con giornalisti e oppositori?
Come pure il cipiglio e la veemenza che spesso la contraddistingue possono essere funzionali al bisogno di rassicurare coloro che vi affidano le proprie insicurezze, a partire da quella economica esistenziale, visti i mala tempore che stiamo vivendo?
Ma la sostanza di tre anni di governo mi pare ben altra e riguarda quello che, sintetizzando al massimo, ritengo l'elemento essenziale di una buona Politica basata tutt'altro che sull'immagine e sulla capacità di apparire: quello di una effettiva azione di riduzione delle disuguaglianze, a prescindere dal credo politico che si professa.
E' qui che occorrerebbe misurare la reale coerenza di una premier che si identificava con la cosiddetta “destra sociale” dichiaratamente attenta soprattutto alle esigenze dei meno abbienti. Invece abbiamo una “leader” che usa gli stessi indicatori dei più benestanti: spread, mercati che ci premiano, compiti a casa da svolgere, competitività e quant'altri mantra di un neoliberismo asimmetrico che fingendo di servire la causa del ceto medio di fatto favorisce gli interessi dei più forti e affossa quelli dei sempre più poveri. Lascio ai lettori trovare immancabili esempi.
Ecco perché i mercati e i grandi players la premiano: è pienamente funzionale ad essi.
Un'unica considerazione sul meeting di Rimini - sempre da apprezzare sul fronte dei volontari - e sulla presunta accoglienza trionfale riservata alla premier.
Innanzitutto dalle immagini del suo intervento ho visto anche volti impassibili e per nulla applaudenti mentre gli organizzatori in prima fila ne erano quasi estasiati. Organizzatori e vertici di CL talmente imparziali da non prevedere nel programma alcun leader del cosiddetto campo progressista. Sarà un caso?
Tutti ormai sappiamo che nelle nostre società l'arte del “presentare” le cose a volte può rischiare di diventare più determinante dei contenuti stessi della comunicazione.
Il tutto primariamente per accalappiare l'attenzione dello “spettatore” ma soprattutto per condizionare la formazione delle opinioni a vantaggio di chi le esterna.
L'esempio del presidente Meloni a Rimini mi sembra proprio calzante.
Non entro nel merito delle singole sue perentorie affermazioni (ognuna perfettamente confutabile) ma nelle sue modalità espressive.
Impressionante a prima vista nel suo intervento la sicurezza e la capacità espositiva che appassionatamente sembrava promanare convinzioni radicate, quasi un tutt'uno col proprio essere: insomma un segno del credere profondamente in quello che stava dicendo e quindi indice di genuinità di pensiero.
Apparentemente.
Poi, grazie ad un esperto di comunicazione https://www.youtube.com/watch?v=dMSrBBxA3eI
chissà perché all'inizio sottaciuta da quasi tutti i grandi media), si scopre che Meloni ha letto l'intero suo discorso utilizzando un dispositivo che permette di leggere senza essere visti. Insomma un trucchetto per apparire autentici.
Quindi un particolare che può ben denotare un calcolo preciso: quello di voler emanare credibilità.
Intendiamoci, usufruire di questi mezzi artificiosi è ovviamente più che legittimo e magari pure utile ma perché mascherare?
Forse perché si vuole alimentare costantemente un'immagine pubblica di fermezza, efficienza, genuinità, passionalità?
Non occorre essere degli esperti di semiotica per sapere che il voler trasmettere l'immagine di sicurezza personale costituisce un elemento essenziale per far presa sul cittadino medio.
Vorrà dire qualcosa?
Vorrà forse dire che tutto ciò ha anche lo scopo di rendere più credibile il proprio mantra che sta snocciolando una serie di affermazioni che prese una ad una sarebbero tutte perlomeno confutabili se sottoposte ad un reale confronto d'opinioni? Ed è per questo che la nostra premier non ama il confronto dialogante con giornalisti e oppositori?
Come pure il cipiglio e la veemenza che spesso la contraddistingue possono essere funzionali al bisogno di rassicurare coloro che vi affidano le proprie insicurezze, a partire da quella economica esistenziale, visti i mala tempore che stiamo vivendo?
Ma la sostanza di tre anni di governo mi pare ben altra e riguarda quello che, sintetizzando al massimo, ritengo l'elemento essenziale di una buona Politica basata tutt'altro che sull'immagine e sulla capacità di apparire: quello di una effettiva azione di riduzione delle disuguaglianze, a prescindere dal credo politico che si professa.
E' qui che occorrerebbe misurare la reale coerenza di una premier che si identificava con la cosiddetta “destra sociale” dichiaratamente attenta soprattutto alle esigenze dei meno abbienti. Invece abbiamo una “leader” che usa gli stessi indicatori dei più benestanti: spread, mercati che ci premiano, compiti a casa da svolgere, competitività e quant'altri mantra di un neoliberismo asimmetrico che fingendo di servire la causa del ceto medio di fatto favorisce gli interessi dei più forti e affossa quelli dei sempre più poveri. Lascio ai lettori trovare immancabili esempi.
Ecco perché i mercati e i grandi players la premiano: è pienamente funzionale ad essi.
Un'unica considerazione sul meeting di Rimini - sempre da apprezzare sul fronte dei volontari - e sulla presunta accoglienza trionfale riservata alla premier.
Innanzitutto dalle immagini del suo intervento ho visto anche volti impassibili e per nulla applaudenti mentre gli organizzatori in prima fila ne erano quasi estasiati. Organizzatori e vertici di CL talmente imparziali da non prevedere nel programma alcun leader del cosiddetto campo progressista. Sarà un caso?
Germano Bosisio