Il gruppo ‘Mia moglie’ perverso godimento dell’immaginazione

Sobbalza, come una sorpresa inaspettata, la vicenda della pagina web, su Facebook riguardante la scoperta di un gruppo – “Mia moglie” -, composto da più di trentun mila utenti, che condividono foto intime delle partner (mogli, compagne), postate senza nessun consenso. C’è meraviglia, diniego, costernazione, incredulità. Eppure nel web c’è di tutto. Questo evento si può catalogare come un comportamento da cybersex additction: sesso virtuale (E. Magni, F.Riboldi, Cybersex addiction; cause, sintomi, percorsi di autoterapia, Franco Angeli, 2020, Mi).

È un disturbo caratterizzato da ossessioni e impulsività; la cybersex addiction è un esempio calzante del connubio perverso tra tecnologia e ricerca del piacere. Il cyberespazio rappresenta lo sfondo ideale, ambiguo, ma straordinariamente efficace, per confrontarsi con altri per confermare la propria identità, appartenenza, condivisione di piaceri. La cybersex additction è una prigione virtuale incredibilmente costrittiva e soffocante: è un ambiente dilatato e spalancato alle esperienze di tutti. Il cyberspazio, usando una metafora fisica, è l’antimateria della realtà psichica. Nel web compare l’altra faccia invisibile, immateriale, scissa del reale. La foto della moglie postata diventa un oggetto feticistico, che è un elaborato distorto e deformato. Il feticcio assume una connotazione erotizzante sostitutiva dell’atto sessuale. Il feticcio, nell’evoluzione della specie umana, ha assunto connotazioni esorcizzanti deformanti della dimensione del sacro ed è presente - oggetto, immagine parte del corpo - nelle varie culture orientali, occidentali e aborigene. 

In questo caso, l’oggetto è sostituito con l’immagine del possesso desacralizzato, reificato della donna; inoltre, il godimento si consuma all’interno di un gruppo virtuale che non ha corpo a/sessualizzato. 

Nel mondo virtuale si supera ogni barriera, si cancella ogni tabù, si libera ogni fantasia. Su questo davanzale infinito, aperto a tutti e che guarda su tutto, prende forma l’immaginario sessuale, che è un raccoglitore-catalizzatore di significati estensibile oltre ogni confine. Qui è facile entrare nei territori dell’onnipotenza, dove vige la norma che tutto è possibile e dovuto. Attraverso il monitor, sempre più “sfera di cristallo” del proprio immaginario, si arriva facilmente agli scenari più eccitanti, inquietanti, nascosti nel buio della foresta neuronale.

L’immagine diventa un oggetto da condividere con altri per goderne il piacere. È un perverso godimento dell’immaginazione. È perverso (per/versus: volgersi, girare, andare oltre) perché condiziona il godimento (gaudere, piacere). Godere ha un significato polisemico che coinvolge la dimensione erotica ma anche civile: godere di una proprietà, di un possesso. In questo senso, la foto assume connotazioni polisemiche intergenerazionali. La dimensione socioeconomica si azzera come l’eclissi solare. È interclassista, è ipermoderna e postglobale: medici, giornalisti, operai, impiegati 

In questo caso, il feticcio è un godimento che rimuove l’eros genitale. La donna è considerata come una figurina da condividere, scambiare e incollare sull’album Panini; al posto dei calciatori si incollano le ‘proprie’ partner. 

Il web è riflesso specchiante della realtà e proietta l’immagine della donna come oggetto del godimento perverso – pregenitale-. La dimensione pseudo erotica di questo gruppo e non solo, si caratterizza per la mancanza di contatto fisico, sensoriale, relazionale, e per il godimento gruppale del maschio - maschilismo primordiale -. 

Il gruppo gode perversamente nel vedere le partner degli altri e nel mostrare la propria. È un processo psicologico così primitivo che ha radici profonde nell’evoluzione corticale e cognitiva del maschio. Nel web emerge l’immaturità profonda della psiche del maschio che ha bisogno di fantasticare su streghe, puttane, sante, amazzone per staccarsi dalla realtà, per ricercare l’immagine idealizzante della sua donna. La conferma della sua perversa idealizzazione è data dalla maggior visualizzazione della foto: più è cliccata più il suo inibito io si sente orgogliosamente soddisfatto. 

È preferibile leggere “La filosofia del boudoir”, così scrive de Sad: “Voluttuosi di ogni età e sesso, dedico quest'opera a voi soli: nutritevi dei suoi principi, favoriranno le vostre passioni! E le passioni, verso le quali certi freddi e piatti moralisti v'incutono terrore, sono in realtà gli unici mezzi che la natura mette a disposizione dell'uomo per raggiungere quanto essa si attende da lui. Obbedite soltanto a queste deliziose passioni! Vi condurranno senza dubbio alla felicità”. 
dr. Enrico Magni
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