Church pocket/76. Santa Maria delle vacanze: un’estate della Madonna! Maria Regina dei Martiri: quando credere costa ancora!

È difficile credere davanti a un altare coperto di sangue. È difficile credere quando una bomba spegne le preghiere di chi aveva appena detto «Padre nostro». È difficile credere quando anche le chiese diventano luoghi di morte e paura, anziché rifugi di pace e misericordia. Eppure proprio qui, di fronte ai corpi innocenti di cristiani, dilaniati in Siria, Congo, Gaza, non possiamo non pensare a Maria come Regina dei Martiri: non una signora lontana su un trono, ma una madre che piange accanto ai suoi figli, affranta come loro.
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Negli ultimi mesi, attacchi feroci hanno colpito fedeli innocenti: in Siria, nella chiesa greco-ortodossa di Mar Elias, un attentatore suicida ha massacrato più di venti persone durante la liturgia. In Congo, miliziani hanno strappato decine di vite durante una veglia notturna. A Gaza, la chiesa della Sacra Famiglia è stata centrata da un bombardamento. Davanti a queste tragedie, che accadono proprio dove ci si aspetterebbe la protezione fisica di Dio, credere diventa una lotta difficile. È proprio in questa lotta che appare Maria, la Regina dei Martiri. Non è un titolo retorico, è il segno che Maria condivide pienamente il dolore delle vittime. Lei, che sotto la croce ha visto morire il suo Figlio innocente, sa cosa significhi il silenzio di Dio, la sofferenza senza risposte immediate. 

Ma come può Dio permettere queste morti, nella sua casa, per la fede in Lui? 

Dio non desidera la morte né il dolore delle sue creature, infatti leggiamo «Io non godo della morte di chi muore» in Ez 18,32. Ha creato l’uomo e la donna dotandoli di una libertà autentica, proprio perché soltanto nella libertà può nascere un amore vero, consapevole, non imposto. Non ha creato sudditi. La libertà, come insegna Sant'Agostino, è un bene così grande che Dio rispetta fino in fondo, al punto di lasciare agli uomini anche la possibilità di scegliere contro di Lui. Il male, dunque, non viene da Dio, non è voluto né progettato da Lui: è il risultato tragico ma reale dell’uso distorto della libertà umana, una libertà che sicuramente esclude Dio e apre le porte al Nemico.   Così si comprende il martirio: non è Dio a imporre la sofferenza o la morte per fede, ma è l'uomo che, scegliendo il male, infligge persecuzione e violenza. Così il martirio, attraverso la storia cristiana – dai primi martiri fino ai fedeli perseguitati oggi – diventa seme di fede, testimonianza luminosa, vittoria silenziosa contro l'ingiustizia e il buio del male che vuole eliminare la fede, manifestando al mondo che nessuna violenza può avere l’ultima parola sulla vita che Dio custodisce e promette eternamente. Il potere può togliere tutto, tranne la fede.
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Oggi il martirio cristiano non è solo quello evidente, di sangue e violenza fisica. C'è anche un martirio più silenzioso, subdolo, quotidiano. È il martirio della pressione culturale e sociale che vuole imporre il silenzio su Dio, che tenta di emarginare la fede, riducendola a qualcosa di cui vergognarsi o da tenere nascosto. In questo clima, persino i social diventano talvolta luoghi ostili, dove chi prova a testimoniare la propria fede, i cosiddetti missionari digitali, è spesso vittima di scherno, insulti, derisione. Anche questo è un martirio: non c'è sangue, ma c'è umiliazione; non ci sono ferite visibili, ma l’isolamento fa male lo stesso. 

Maria, Regina dei Martiri, resta al fianco di ogni cristiano che soffre o muore per la sua fede. E proprio dalla sua presenza silenziosa e forte nasce un'altra domanda urgente: possiamo immaginare davvero una pace autentica, mentre le bombe continuano a cadere e l'odio divide i popoli? È possibile sperare in un mondo riconciliato? Proveremo a rispondere domenica prossima, invocando Maria con un altro titolo tremendamente attuale: Regina della Pace.

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Rubrica a cura di Pietro Santoro
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