La questione meridionale e la lettura di Giovanni Pelle

Io, a quanto pare, sono caduto in questo errore; il Sig. Pelle, invece, ci si è proprio tuffato.
La storia ci consegna dati precisi, e molti di questi dicono l’opposto di ciò che spesso viene ripetuto.
Qualche numero e qualche fatto:
- Ricchezza del Regno delle Due Sicilie. Al momento dell’unificazione, il Banco delle Due Sicilie possedeva la più grande riserva aurea d’Italia: circa 443 milioni di lire/oro, contro i 27 milioni del Piemonte (dati Banca d’Italia). Dopo l’Unità, gran parte di quelle riserve fu usata per finanziare il debito del nuovo Stato, drenando liquidità al Sud.
- Industria e infrastrutture. Prima del 1861 il Sud aveva alcuni poli industriali avanzati: l’opificio di Pietrarsa (Napoli) era la più grande officina meccanica d’Italia, i cantieri navali di Castellammare producevano navi a vapore all’avanguardia, le seterie di San Leucio erano rinomate in Europa. Non un tessuto diffuso, ma eccellenze che furono smantellate o ridimensionate dopo l’Unità, a favore delle industrie del Nord.
- Ferrovie. È vero: la prima ferrovia (Napoli-Portici, 1839) nacque al Sud. Ma lo sviluppo si fermò non per incapacità locale, bensì perché le politiche ferroviarie del nuovo Stato privilegiarono il triangolo industriale del Nord, lasciando il Sud isolato per decenni (F. Saverio Nitti, Nord e Sud, 1900).
- Fisco. I Borboni mantenevano un regime fiscale leggero: la pressione era attorno al 9% del reddito medio. Con l’Unità salì rapidamente al 18–20%: tasse più alte su terre e consumi, senza che al Sud tornassero servizi proporzionati. Lo stesso Nitti, economista e antifascista, scrisse che il Mezzogiorno “fu trattato come colonia di sfruttamento”.
- Militarizzazione e repressione. Tra il 1861 e il 1870 il Sud subì la cosiddetta “questione brigantaggio”: oltre 120.000 soldati inviati a sedare le rivolte, con migliaia di morti e paesi devastati. Una vera guerra civile, mai subita dal Nord in quegli anni.
- Istruzione. È corretto dire che l’analfabetismo fosse alto. Ma le statistiche dell’epoca vanno lette: il Sud aveva avviato riforme scolastiche, per esempio l’Università di Napoli era la più grande d’Italia. Dopo l’Unità, l’obbligo scolastico fu imposto ovunque, ma le risorse statali si concentrarono di più al Nord.
- Fenestrelle. Il buon Pelle ha omesso – non so se per distrazione o per convenienza – di citare la pagina più buia dell’unificazione: il forte di Fenestrelle, dove migliaia di soldati borbonici furono deportati e lasciati morire in condizioni disumane. Non fu un dettaglio, ma il simbolo di un’Unità costruita non sull’integrazione, ma sulla sottomissione armata e culturale.
La conclusione, quindi, non è che “il Sud non era felix e non fu depredato”. Il Sud era un regno con grandi contraddizioni, certo, ma più ricco di risorse, con industrie di punta e una finanza solida. L’Unità non colmò quei divari: trasferì ricchezze, industrie e tasse verso il Nord, relegando il Mezzogiorno a periferia del nuovo Stato.
Che cosa ci costa, oggi, riconoscere questa verità storica e da lì ripartire per costruire davvero un’Italia unita?
Infine, come una glossa a lato, non posso che ammirare del Signor Pelle la sua disinvolta nonchalance con cui ha già inaugurato la campagna elettorale a Cernusco Lombardone fin dalle prime righe della sua risposta ma di certo non con questo pezzo. Una dote che, da semplice neofita della politica locale, dovrei forse imparare. Quanto poi alla naturale propensione di certe aree politiche di trasformare ogni confronto in campagna elettorale condita dalla consueta macchina del fango, mi preme chiarire che questa volta non intendo in alcun modo sottopormi a simili macchinazioni.
Inoltre, preciso, per correttezza verso lui e verso i lettori, che non sono né biblista né “biblista”, ma baccelliere in Sacra Teologia con studi in Diritto Canonico. Così la prossima volta, quando vorrà citarmi, avrà almeno l’appellativo giusto senza rifugiarsi in un ambiguo virgolettato.
Nel frattempo, ci toccherà sorbirci Pelle – retorica inclusa – fino al 2027.
Cordialmente
Dott. Pietro Santoro