La questione meridionale tra numeri e tifoserie

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Grazie all’ intervento del “biblista” Santoro, la Questione Meridionale torna al centro del dibattito politico e culturale. Tuttavia, il modo in cui viene discussa rivela i limiti della comunicazione pubblica moderna, sempre più costruita su retoriche e schieramenti.

Un linguaggio dominato da elenchi decontestualizzati, slogan ideologici e frasi a effetto, simili al “grammelot” o alle famose “supercazzole”. Il dibattito è spesso più retorico che informativo.

L’intervento di Santoro, in risposta alle dichiarazioni di Castelli, anziché chiarire, sembra alimentare il conflitto ideologico: da un lato una visione neoborbonica, dall’altro la solita retorica vetero-leghista. Il risultato? Più tifo da stadio che analisi storica o economica.

Noi lettori, non specialisti, siamo spesso spinti a schierarci. Certamente non siamo aiutati da chi, con abile colpo da maestro “cerchiobottista”, devia il discorso verso temi come Lodovico il Moro sepolto in Francia. “Ma che ci azzecca?” direbbe Di Pietro.

Qualche numero:
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-Dislivello evidente nello sviluppo infrastrutturale e nei collegamenti nonostante la vastità del territorio meridionale.

-La prima ferrovia in Italia è stata costruita nel Sud ( Napoli - Portici 1839 ) ma poi lo sviluppo ferroviario si è fermato quasi del tutto.
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-Il Nord ha investito di più per costruire l’unità d’Italia ( vedi guerre d’indipendenza).

-Il Sud possedeva una grande ricchezza in oro, ma usata in maniera improduttiva; questo alimenta l’idea che la monarchia borbonica governasse “ pro domo sua"

-Il sistema creditizio del centro-nord era articolato, già in evoluzione verso un moderno capitalismo.

-Va aggiunto che importanti economisti liberali ( Antonio De Viti De Marco e Francesco Saverio Nitti ) sostennero che l’unità aveva danneggiato il Sud con l’imposizione del modello amministrativo del Nord e soprattutto con la gestione fiscale ritenuta ingiusta.

-Si deve sapere che i Borboni tenevano la tassazione molto bassa per evitare rivolte della popolazione.
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-Sistema scolastico quasi inesistente al sud e tasso di analfabetismo elevatissimo.

-Circolazione delle idee, commercio e rapporti interpersonali più sviluppati al Nord.

-I testi di Verga, così come quelli di Matilde Serao e di Luigi Capuana, rappresentano una testimonianza letteraria fondamentale della povertà e arretratezza del Meridione, confermando con una narrativa di altissimo valore quello che emerge anche dai dati storici:

analfabetismo altissimo, mancanza di mobilità sociale, sfruttamento economico, abbandono e isolamento delle popolazioni rurali.

I dati non raccontano di un Meridione felix depredato da un Nord famelico; il divario di cui ancora oggi ci si (pre)occupa richiederebbe meno tifoserie e più responsabilità analitica.

Il Meridione non è solo parte dell’Italia ma ne è anche una sua importante risorsa.

Fonti:
Istat
Banca d’Italia
Parlamento
Siti storiografici
Manuali di storia contemporanea
Giovanni Pelle
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