Santoro ai lettori critici: la locomotiva Milano rischia di avere il motore truccato
Vede, Mauro P.,
il problema è proprio questo: confondere la fotografia del presente con il film intero della storia. Se oggi il Sud arranca non è per un misterioso gene dell’inefficienza, ma perché quel “lontano 1861” ha messo le basi economiche e sociali di un divario mai colmato. Del resto il glorioso Nord va avanti anche con il lavoro di quei delinquenti del Sud. Il Nord è locomotiva? Bene. Ma lo è anche perché ha caricato carbone e binari presi altrove. Quanto alla criminalità organizzata, nessuno la nega. Ma anche lì: nasce nel vuoto di uno Stato che, fin dall’Unità, ha preferito reprimere piuttosto che integrare, lasciando interi territori senza alternative. Il reddito di cittadinanza, poi, non è “prerogativa” di nessuno: è un segnale di bisogno, e il bisogno è più forte dove il lavoro manca. E sulle opere incompiute: è vero, ce ne sono. Ma i fondi che “spariscono” hanno sempre un mittente e un controllore, e spesso non stanno al Sud. La zavorra, caro Mauro, non è il Sud: è la retorica che giustifica il divario invece di capire perché esiste. E speriamo che lei non rappresenti la locomotiva del Nord, perché in tal caso sarebbe alimentata a pura ignoranza. Anche perché, viste le ultime inchieste sugli appalti edilizi a Milano, la locomotiva rischia di avere il motore truccato.
Cordialmente
Gentile Giorgia,
quando si usano gli stessi argomenti per parlare di meridionali e di “extracomunitari”, mettendoli sullo stesso piano e attribuendo loro pigrizia, criminalità e assistenzialismo, non si sta facendo un’analisi: si sta facendo razzismo. La sua frase “invito lei e chi la pensa come lei che nessuno vi trattiene” è lo stesso linguaggio di chi dice agli immigrati “se non vi piace, tornatevene a casa vostra”. Solo che qui non parliamo di stranieri: parliamo di cittadini italiani, con la stessa carta d’identità, che pagano le stesse tasse e che hanno contribuito — con il loro lavoro — a far crescere anche il Nord. Il punto è semplice: non siamo ospiti di nessuno. La “casa mia” è anche questa, perché il mutuo me lo sto pagando io e le tasse regionali e comunali le pago come lei. La verità, Giorgia, è che nessuno “ci trattiene” perché non siamo prigionieri: siamo cittadini e non perché lei, con insopportabile insolenza, ci dà il permesso. E se oggi siamo qui, è anche perché il Nord l’abbiamo costruito pure noi. Forse, più che invitarci ad andarcene, sarebbe il caso di invitare certi pregiudizi a farsi un lungo viaggio di sola andata.
il problema è proprio questo: confondere la fotografia del presente con il film intero della storia. Se oggi il Sud arranca non è per un misterioso gene dell’inefficienza, ma perché quel “lontano 1861” ha messo le basi economiche e sociali di un divario mai colmato. Del resto il glorioso Nord va avanti anche con il lavoro di quei delinquenti del Sud. Il Nord è locomotiva? Bene. Ma lo è anche perché ha caricato carbone e binari presi altrove. Quanto alla criminalità organizzata, nessuno la nega. Ma anche lì: nasce nel vuoto di uno Stato che, fin dall’Unità, ha preferito reprimere piuttosto che integrare, lasciando interi territori senza alternative. Il reddito di cittadinanza, poi, non è “prerogativa” di nessuno: è un segnale di bisogno, e il bisogno è più forte dove il lavoro manca. E sulle opere incompiute: è vero, ce ne sono. Ma i fondi che “spariscono” hanno sempre un mittente e un controllore, e spesso non stanno al Sud. La zavorra, caro Mauro, non è il Sud: è la retorica che giustifica il divario invece di capire perché esiste. E speriamo che lei non rappresenti la locomotiva del Nord, perché in tal caso sarebbe alimentata a pura ignoranza. Anche perché, viste le ultime inchieste sugli appalti edilizi a Milano, la locomotiva rischia di avere il motore truccato.
Cordialmente
Gentile Giorgia,
quando si usano gli stessi argomenti per parlare di meridionali e di “extracomunitari”, mettendoli sullo stesso piano e attribuendo loro pigrizia, criminalità e assistenzialismo, non si sta facendo un’analisi: si sta facendo razzismo. La sua frase “invito lei e chi la pensa come lei che nessuno vi trattiene” è lo stesso linguaggio di chi dice agli immigrati “se non vi piace, tornatevene a casa vostra”. Solo che qui non parliamo di stranieri: parliamo di cittadini italiani, con la stessa carta d’identità, che pagano le stesse tasse e che hanno contribuito — con il loro lavoro — a far crescere anche il Nord. Il punto è semplice: non siamo ospiti di nessuno. La “casa mia” è anche questa, perché il mutuo me lo sto pagando io e le tasse regionali e comunali le pago come lei. La verità, Giorgia, è che nessuno “ci trattiene” perché non siamo prigionieri: siamo cittadini e non perché lei, con insopportabile insolenza, ci dà il permesso. E se oggi siamo qui, è anche perché il Nord l’abbiamo costruito pure noi. Forse, più che invitarci ad andarcene, sarebbe il caso di invitare certi pregiudizi a farsi un lungo viaggio di sola andata.
Pietro Santoro