Un golpe virtuoso
La vergogna dell'attuale Israele è ormai sotto gli occhi di tutti e quello che sta perpetrando nei confronti del Popolo Palestinese, non solo a Gaza, ormai va al di là di ogni umana esecrazione.
Come ex simpatizzante del Popolo Ebraico, quando avevo volutamente portato in tempi antesignani ad Auschwitz la mia famiglia “per non dimenticare” la Shoah e le sue ripetute passate persecuzioni, è da molti mesi che mi chiedo cosa ormai differenzi oggi l'attuale Israele (ad eccezione di non pochi palesi “resistenti” alla barbarie del proprio governo) da quanto da loro subito dalle atrocità naziste.
Vedo dai servizi mediatici giornalmente trasmessi – spesso furbescamente manipolatori- che gli Usa di un inqualificabile Trump, gli unici che potrebbero effettivamente fermare ciò che sta avvenendo non solo a Gaza bloccando l'invio di armi, ipocritamente fingono di voler frenare la volontà omicida di Netanyahu e la sua cricca di fanatici integralisti.
Vedo un' Europa sempre più, divisa da rigurgiti sotto varia forma nazionalistici, balbettare prese di posizione inconcludenti, a partire dal nostro governo che di fatto si rende complice perlomeno per la sua ignavia.
Vedo però anche crescere all'interno di Israele una variegata opposizione anche numerica alle inumane azioni della leadership della banda Netanyahu a partire da voci tutt'altro che secondarie sia dell'esercito che dei tradizionali servizi di sicurezza. https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/105905-netanyahu-verso-la-rioccupazione-totale-di-gaza.html
E mi viene da pensare in questa tragicissima situazione di apparente impotenza , quasi aggrappandomi all'ultimo residuo di speranza, che è dall'interno di Israele stesso che possa ragionevolmente provenire una delle poche possibilità di fermare questa programmata strage di innocenti, tutt'altro che giustificabile come reazione all'orrenda strage del 7 ottobre.
Se il popolo israeliano non vuole essere condannato dalla Storia e dal disprezzo planetario deve oggi ribellarsi a ciò che si sta profilando in particolare in questi giorni in cui il governo Netanyahu sta decidendo della rioccupazione militare totale di Gaza e annessi inevitabili massacri.
La solo presunta punta di democrazia occidentale in Medio Oriente, che schiere di lacchè attribuisce all'attuale assetto politico Israeliano, è ad un passo dal baratro etico definitivo e quindi risulterebbe più che legittimo che si avveri ciò che la democrazia consente e direi obbliga fare in casi come questi: un rovesciamento di quello che di fatto incarna una inumana dittatura di una risicata maggioranza tenuta in piedi da fanatici fondamentalisti in combutta con spietati arrivisti.
Che le migliori energie interne trovino il coraggio di dire no a quella che si sta profilando come scelta definitiva di una ulteriore preordinata strage e facciano decadere un governo assassino.
Che la Resistenza civile e politica e soprattutto i vertici militari e i soldati stessi sappiano con coraggio incrociare le braccia per quello che una volta tanto potrebbe essere un “golpe virtuoso”.
Sicuramente non sarebbero soli ma avrebbero l'appoggio convinto di moltissimi in tutto il mondo.
Come ex simpatizzante del Popolo Ebraico, quando avevo volutamente portato in tempi antesignani ad Auschwitz la mia famiglia “per non dimenticare” la Shoah e le sue ripetute passate persecuzioni, è da molti mesi che mi chiedo cosa ormai differenzi oggi l'attuale Israele (ad eccezione di non pochi palesi “resistenti” alla barbarie del proprio governo) da quanto da loro subito dalle atrocità naziste.
Vedo dai servizi mediatici giornalmente trasmessi – spesso furbescamente manipolatori- che gli Usa di un inqualificabile Trump, gli unici che potrebbero effettivamente fermare ciò che sta avvenendo non solo a Gaza bloccando l'invio di armi, ipocritamente fingono di voler frenare la volontà omicida di Netanyahu e la sua cricca di fanatici integralisti.
Vedo un' Europa sempre più, divisa da rigurgiti sotto varia forma nazionalistici, balbettare prese di posizione inconcludenti, a partire dal nostro governo che di fatto si rende complice perlomeno per la sua ignavia.
Vedo però anche crescere all'interno di Israele una variegata opposizione anche numerica alle inumane azioni della leadership della banda Netanyahu a partire da voci tutt'altro che secondarie sia dell'esercito che dei tradizionali servizi di sicurezza. https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/309-topnews/105905-netanyahu-verso-la-rioccupazione-totale-di-gaza.html
E mi viene da pensare in questa tragicissima situazione di apparente impotenza , quasi aggrappandomi all'ultimo residuo di speranza, che è dall'interno di Israele stesso che possa ragionevolmente provenire una delle poche possibilità di fermare questa programmata strage di innocenti, tutt'altro che giustificabile come reazione all'orrenda strage del 7 ottobre.
Se il popolo israeliano non vuole essere condannato dalla Storia e dal disprezzo planetario deve oggi ribellarsi a ciò che si sta profilando in particolare in questi giorni in cui il governo Netanyahu sta decidendo della rioccupazione militare totale di Gaza e annessi inevitabili massacri.
La solo presunta punta di democrazia occidentale in Medio Oriente, che schiere di lacchè attribuisce all'attuale assetto politico Israeliano, è ad un passo dal baratro etico definitivo e quindi risulterebbe più che legittimo che si avveri ciò che la democrazia consente e direi obbliga fare in casi come questi: un rovesciamento di quello che di fatto incarna una inumana dittatura di una risicata maggioranza tenuta in piedi da fanatici fondamentalisti in combutta con spietati arrivisti.
Che le migliori energie interne trovino il coraggio di dire no a quella che si sta profilando come scelta definitiva di una ulteriore preordinata strage e facciano decadere un governo assassino.
Che la Resistenza civile e politica e soprattutto i vertici militari e i soldati stessi sappiano con coraggio incrociare le braccia per quello che una volta tanto potrebbe essere un “golpe virtuoso”.
Sicuramente non sarebbero soli ma avrebbero l'appoggio convinto di moltissimi in tutto il mondo.
Germano Bosisio