Ponte: così parlò M. Piazza ai Sindaci simili a naufraghi
Ci è capitato in mano bevendo un caffè un’antica e ormai quasi dimenticata gloria del giornalismo locale. L’attenzione è caduta sul titolo aggressivo, secondo cui Mauro Piazza avrebbe gelato i sindaci (una ventina almeno di diversa estrazione politica). Un brivido, non solo per il freddo trasudato dalla pagina. Subito a leggere le novità del Frozen declinato al maschile. Ma prima ancora del titolo strillato, l’occhio è finito su un taglio centrale dove la star delle sconfitte, Caterina Viani, dice che i sindaci, cioè quelli che la gente ha eletto, compreso il suo di Verderio, sembrano naufraghi. Un giudizio tagliente da una signora che dall’aprile del 1995 partecipa a tutte le chiamate elettorali senza mai vincerne una, senza nemmeno riuscire per una volta a entrare in maggioranza. Dalle nostre parti una battuta del genere finirebbe in risata.
Ma naturalmente ognuno è libero di attribuire il peso che ritiene più congruo. Quindi siamo tornati alla questione del ponte che, tuona Mauro Piazza sul giornale di casa sarà uno solo. E sarà lì, dove ha detto RFI, dove lo vuole Claudia Maria Terzi, cioè il progetto nr.1, anche perché costa 300 milioni e non il doppio come nella terza ipotesi, sempre di RFI. Non ci sono soldi spiega il Sottosegretario e ha ragione perché 15 miliardi sono destinati al Ponte sullo Stretto, e di cui 1.100 milioni già spesi in studi e progettazioni varie (pensate che cuccagna) e, nel malaugurato caso il ponte non si facesse la penale è del 10% pari a 1.5 miliardi. Ovvio quindi che si deve risparmiare ovunque e al diavolo Roma ladrona la Lega non perdona e il mitico differenziale fiscale di 54 miliardi che vede i lombardi creditori verso il resto del Paese.

Costi quel che costi.
Chiunque fra tanto tripudio avrebbe chiesto qualche dato concreto almeno per mettere la mordacchia ai sindaci sopravvissuti al naufragio. Invece mano, anzi, pagina libera.
Allora vediamo qualche dato. La situazione di oggi è molto critica sia per l’attraversamento sia, già ora, per arrivare al ponte. Eppure il transito è limitato:
- Veicoli/giorno: 5.700
- Automezzi pesanti/giorno: zero
- Treni/giorno: 21 da lunedì a sabato, 18 domenica.
A nuovo ponte realizzato, secondo dati della stessa RFI confermati dalla Regione il quadro sarà il seguente:
- Veicoli/giorno: 12.000
- Automezzi pesanti/giorno: 2.000
- Treni giorno: 108 regionali e 36 merci.
Dove per merci si intendono convogli lunghi anche 750 metri che sferragliano più di notte che di giorno tra Verderio, Robbiate e Paderno D’Adda.
Questa la situazione sulla sponda lecchese. Ora, anche Mauro Piazza, leghista tutto d’un pezzo, comprenderà il timore di sindaci e cittadini di fronte a questi numeri.
Dunque il ponte è indispensabile ma forse occorre meno rigidità da parte della Regione e di RFI e maggiore volontà di valutare le tesi dei sindaci che poi sono i rappresentanti del popolo. Perché alle promesse, dopo faremo le infrastrutture come sosteneva lo stesso Mauro Piazza, non ci crede più nessuno (ricordiamo ancora la promessa fatta cinque anni fa dal consigliere regionale, allora di Forza Italia, di prolungare la tangenziale Est fino a Olgiate). Il lungo intervento di RFI pre covid sul San Michele avrebbe dovuto garantire il funzionamento del ponte fino al 2050. Così diceva l’azienda di Stato. Poi però il lavoro è stato ridimensionato e ora la vita residua del viadotto si ferma al 2030.
Dunque prima vedere cammello poi dare denaro. O se si preferisce il detto originale “Pagare moneta, vedere cammello”.
Ma naturalmente ognuno è libero di attribuire il peso che ritiene più congruo. Quindi siamo tornati alla questione del ponte che, tuona Mauro Piazza sul giornale di casa sarà uno solo. E sarà lì, dove ha detto RFI, dove lo vuole Claudia Maria Terzi, cioè il progetto nr.1, anche perché costa 300 milioni e non il doppio come nella terza ipotesi, sempre di RFI. Non ci sono soldi spiega il Sottosegretario e ha ragione perché 15 miliardi sono destinati al Ponte sullo Stretto, e di cui 1.100 milioni già spesi in studi e progettazioni varie (pensate che cuccagna) e, nel malaugurato caso il ponte non si facesse la penale è del 10% pari a 1.5 miliardi. Ovvio quindi che si deve risparmiare ovunque e al diavolo Roma ladrona la Lega non perdona e il mitico differenziale fiscale di 54 miliardi che vede i lombardi creditori verso il resto del Paese.

Mauro Piazza
Mauro Piazza parla a ruota libera, giocando in casa. Nessuno gli pone domande quindi il gioco di cui è supremo maestro è semplice: dire tante cose per non dire nulla. Al termine della lettura l’unica cosa chiara è che il ponte si farà a 30 metri dall’attuale sarà a doppia corsia e a doppio binario. Garante l’Ente regione che ascolterà sì i territori (proprio come ha fatto la Terzi ignorando i sindaci lecchesi, forse perché già sott’acqua secondo la narrazione Viani) ma poi deciderà. Anzi ha già deciso e un commissario regionale provvederà a fare in modo che nel giro di 3-4 anni il ponte sia realizzato.Costi quel che costi.
Chiunque fra tanto tripudio avrebbe chiesto qualche dato concreto almeno per mettere la mordacchia ai sindaci sopravvissuti al naufragio. Invece mano, anzi, pagina libera.
Allora vediamo qualche dato. La situazione di oggi è molto critica sia per l’attraversamento sia, già ora, per arrivare al ponte. Eppure il transito è limitato:
- Veicoli/giorno: 5.700
- Automezzi pesanti/giorno: zero
- Treni/giorno: 21 da lunedì a sabato, 18 domenica.
A nuovo ponte realizzato, secondo dati della stessa RFI confermati dalla Regione il quadro sarà il seguente:
- Veicoli/giorno: 12.000
- Automezzi pesanti/giorno: 2.000
- Treni giorno: 108 regionali e 36 merci.
Dove per merci si intendono convogli lunghi anche 750 metri che sferragliano più di notte che di giorno tra Verderio, Robbiate e Paderno D’Adda.
Questa la situazione sulla sponda lecchese. Ora, anche Mauro Piazza, leghista tutto d’un pezzo, comprenderà il timore di sindaci e cittadini di fronte a questi numeri.
Dunque il ponte è indispensabile ma forse occorre meno rigidità da parte della Regione e di RFI e maggiore volontà di valutare le tesi dei sindaci che poi sono i rappresentanti del popolo. Perché alle promesse, dopo faremo le infrastrutture come sosteneva lo stesso Mauro Piazza, non ci crede più nessuno (ricordiamo ancora la promessa fatta cinque anni fa dal consigliere regionale, allora di Forza Italia, di prolungare la tangenziale Est fino a Olgiate). Il lungo intervento di RFI pre covid sul San Michele avrebbe dovuto garantire il funzionamento del ponte fino al 2050. Così diceva l’azienda di Stato. Poi però il lavoro è stato ridimensionato e ora la vita residua del viadotto si ferma al 2030.
Dunque prima vedere cammello poi dare denaro. O se si preferisce il detto originale “Pagare moneta, vedere cammello”.
Claudio Brambilla