Merate: i ricorsi giudiziari pesano sulle casse del Comune. Tra ‘carri armati’ e recinzioni in Valletta spesi oltre 50mila €
Il comune ha piena facoltà e massima discrezionalità di scelta in materia urbanistica in virtù anche dell'ampia discussione sorta in consiglio comunale durante la seduta relativa all'approvazione dello strumento di governo del territorio.
E' questa in sintesi la conclusione a cui è arrivato il giudice del Tribunale Amministrativo Regionale cui si era appellata una azienda di via Bergamo a Merate, facendo ricorso appunto contro il PGT.
Il nodo della questione era la scelta di impedire l'utilizzo di aree dismesse per ampliamenti o per strutture di media e grande distribuzione.
L'appellante aveva giudicato negativamente questa scelta e si era rivolto al TAR, scelta cui tempo dopo era stata sposata anche da una seconda azienda che però si era appellata al Presidente della Repubblica.
Con delibera dell'aprile 2024 era stata approvata la variante allo strumento urbanistico che impediva appunto il sorgere di nuove strutture di medio e grande calibro, con lo scopo di tutelare i negozi di vicinato.

Ne era nata una discussione tra i membri in aula, terminata con l'approvazione della variante. E poi un primo ricorso al TAR e un secondo al Presidente della Repubblica, per chiedere l'allentamento di tali vincoli giudicati evidentemente troppo stringenti.
E' di questi giorni, invece, il pronunciamento del giudice a sostegno delle scelte dell'amministrazione, ribadendo l'autonomia dell'ente in materia urbanistica visto anche il confronto sorto tra gli stessi consiglieri in assise.
"La sentenza del TAR ribadisce che il Comune ha piena competenza nella pianificazione urbanistica, ma sottolinea anche quanto questa discrezionalità debba essere esercitata con responsabilità. Per noi è un richiamo importante: ogni scelta urbanistica deve essere trasparente, motivata e orientata al bene comune" ha commentato l'assessore Mattia Muzio.
La sentenza, dunque, dà atto che le motivazioni poste a fondamento del divieto (saturazione commerciale, viabilità critica, tutela dell’ambiente urbano) sono coerenti, fondate e legittime.

Il comune di Merate, invece, si è trovato a dover impegnare altri 16mila euro (6.978,40 e 10.150,40 euro) per due appelli al Consiglio di Stato proposti da due società riconducibili alla vicenda dei carri armato di via laghetto. A dicembre il TAR, interpellato sull'ordinanza di sospensione delle attività, si era espresso a favore del comune respingendo il ricorso, salvo in un punto “tecnico” e i mezzi cingolati erano rimasti fermi. Ora nel tentativo di poter riprendere a farli circolare, le società si sono appellate al livello giuridico superiore, costringendo il comune a opporsi e, dunque, a impegnare altri soldi.


Soldi pubblici, quindi, di tutti i cittadini per difendere interessi collettivi dalle pretese dei privati. Qualcosa del genere sta avvenendo per le ormai dimenticate dai più, recinzioni della valletta di Novate. Una storia che si trascina dal 2016 e che ha attraversato le amministrazioni Massironi e Panzeri senza arrivare a una concreta conclusione nonostante le norme del PGT siano chiarissime: le recinzioni delle proprietà private in quella zona devono essere a cespugli o in legno con uno spazio dal suolo al primo legno di 50 centimetri per consentire il passaggio della fauna essendo la valletta parte del corridoio ecologico. Di diverso avviso i tecnici della Twins Engineering, i cui proprietari dispongono di un maneggio e aree per i cavalli. A suo tempo le recinzioni furono installate in ferro con tanto di cancellata. Nel 2016 ha preso avvio la vertenza legale e tuttora è pendente innanzi al Consiglio di Stato un ricorso della società dal 2023, dopo i pareri avversi del Tar. Negli anni precedenti, le amministrazioni comunali hanno atteso la definizione processuale della controversia, al fine di limitare ulteriori oneri a carico della comunità meratese in caso di soccombenza nella lite. Il contenzioso è già costato alle casse comunali, cioè a tutti i cittadini di Merate ben 25 mila euro. E non è ancora finita.
A distanza di circa un anno dall’insediamento dell’attuale Amministrazione, e preso atto che il Consiglio di Stato non si è ancora espresso, la Giunta ha ritenuto che siano maturi i tempi per uscire dall’attuale stato di incertezza. A tal fine, è stato dato incarico a un legale di presentare un’istanza di prelievo, ossia una richiesta formale volta ad anticipare la trattazione del ricorso al fine di dare certezza alle situazioni giuridiche. L’obiettivo è ottenere una celere definizione della vicenda, nell’interesse dell’ente e della comunità.
E' questa in sintesi la conclusione a cui è arrivato il giudice del Tribunale Amministrativo Regionale cui si era appellata una azienda di via Bergamo a Merate, facendo ricorso appunto contro il PGT.
Il nodo della questione era la scelta di impedire l'utilizzo di aree dismesse per ampliamenti o per strutture di media e grande distribuzione.
L'appellante aveva giudicato negativamente questa scelta e si era rivolto al TAR, scelta cui tempo dopo era stata sposata anche da una seconda azienda che però si era appellata al Presidente della Repubblica.
Con delibera dell'aprile 2024 era stata approvata la variante allo strumento urbanistico che impediva appunto il sorgere di nuove strutture di medio e grande calibro, con lo scopo di tutelare i negozi di vicinato.

Ne era nata una discussione tra i membri in aula, terminata con l'approvazione della variante. E poi un primo ricorso al TAR e un secondo al Presidente della Repubblica, per chiedere l'allentamento di tali vincoli giudicati evidentemente troppo stringenti.
E' di questi giorni, invece, il pronunciamento del giudice a sostegno delle scelte dell'amministrazione, ribadendo l'autonomia dell'ente in materia urbanistica visto anche il confronto sorto tra gli stessi consiglieri in assise.
"La sentenza del TAR ribadisce che il Comune ha piena competenza nella pianificazione urbanistica, ma sottolinea anche quanto questa discrezionalità debba essere esercitata con responsabilità. Per noi è un richiamo importante: ogni scelta urbanistica deve essere trasparente, motivata e orientata al bene comune" ha commentato l'assessore Mattia Muzio.
La sentenza, dunque, dà atto che le motivazioni poste a fondamento del divieto (saturazione commerciale, viabilità critica, tutela dell’ambiente urbano) sono coerenti, fondate e legittime.

Il comune di Merate, invece, si è trovato a dover impegnare altri 16mila euro (6.978,40 e 10.150,40 euro) per due appelli al Consiglio di Stato proposti da due società riconducibili alla vicenda dei carri armato di via laghetto. A dicembre il TAR, interpellato sull'ordinanza di sospensione delle attività, si era espresso a favore del comune respingendo il ricorso, salvo in un punto “tecnico” e i mezzi cingolati erano rimasti fermi. Ora nel tentativo di poter riprendere a farli circolare, le società si sono appellate al livello giuridico superiore, costringendo il comune a opporsi e, dunque, a impegnare altri soldi.

Come si presentava la valletta di Novate prima della posa delle recinzioni (nella foto sotto)

Soldi pubblici, quindi, di tutti i cittadini per difendere interessi collettivi dalle pretese dei privati. Qualcosa del genere sta avvenendo per le ormai dimenticate dai più, recinzioni della valletta di Novate. Una storia che si trascina dal 2016 e che ha attraversato le amministrazioni Massironi e Panzeri senza arrivare a una concreta conclusione nonostante le norme del PGT siano chiarissime: le recinzioni delle proprietà private in quella zona devono essere a cespugli o in legno con uno spazio dal suolo al primo legno di 50 centimetri per consentire il passaggio della fauna essendo la valletta parte del corridoio ecologico. Di diverso avviso i tecnici della Twins Engineering, i cui proprietari dispongono di un maneggio e aree per i cavalli. A suo tempo le recinzioni furono installate in ferro con tanto di cancellata. Nel 2016 ha preso avvio la vertenza legale e tuttora è pendente innanzi al Consiglio di Stato un ricorso della società dal 2023, dopo i pareri avversi del Tar. Negli anni precedenti, le amministrazioni comunali hanno atteso la definizione processuale della controversia, al fine di limitare ulteriori oneri a carico della comunità meratese in caso di soccombenza nella lite. Il contenzioso è già costato alle casse comunali, cioè a tutti i cittadini di Merate ben 25 mila euro. E non è ancora finita.
A distanza di circa un anno dall’insediamento dell’attuale Amministrazione, e preso atto che il Consiglio di Stato non si è ancora espresso, la Giunta ha ritenuto che siano maturi i tempi per uscire dall’attuale stato di incertezza. A tal fine, è stato dato incarico a un legale di presentare un’istanza di prelievo, ossia una richiesta formale volta ad anticipare la trattazione del ricorso al fine di dare certezza alle situazioni giuridiche. L’obiettivo è ottenere una celere definizione della vicenda, nell’interesse dell’ente e della comunità.
