Church pocket/73. Santa Maria delle vacanze: un’estate della Madonna!

C’è chi parte all’alba, incolonnato dietro centinaia di targhe. C’è chi resta in città e allunga il tragitto solo di qualche fermata di bus. Agosto, comunque lo giri, è mese di strade. Strade cittadine deserte, pneumatici caldi, valigie che non si chiudono, treni in ritardo – non solo ad agosto. Un movimento continuo. Inauguriamo così Santa Maria delle vacanze/un’estate della Madonna! Cinque appuntamenti per una fede che non timbra il cartellino, non si siede in poltrona, non si nasconde dietro il caldo. Se Dio ha scelto di viaggiare con lei, può certamente viaggiare anche con noi. 

Maria, Madre della Chiesa: ma quale Chiesa?

Il 28 e il 29 luglio 2025, Roma ha accolto un evento senza precedenti: il primo Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici, celebrato insieme al Giubileo dei Giovani. Oltre 1.700 partecipanti provenienti da 75 Paesi si sono ritrovati non solo per condividere esperienze di evangelizzazione via web, ma per consacrare la propria missione.  Il cardinale Luis Antonio Tagle, durante l’omelia in San Pietro, ha affermato: “Non siete solo influencer, ma missionari. L’amore non nasce da un algoritmo: siamo stati influenzati dall’Amore, e così dobbiamo influenzare gli altri, amando”. Papa Leone XIV ha chiuso l’incontro con parole essenziali ma decisive: “Andate a riparare le reti. Siate agenti di comunione in un mondo dilaniato da guerre e cuori vuoti. Rendete virale la luce della verità”. 
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In questo contesto Maria è risuonata non come una figura devozionale d’altri tempi, ma come una madre viva, presente, reale. Il titolo “Mater Ecclesiae” — istituito ufficialmente da Paolo VI al Concilio Vaticano II — ha assunto un senso nuovo e urgente: madre di una Chiesa che oggi vive anche nelle reti digitali, tra i feed e le storie, tra i commenti e le condivisioni. I social network sono oggi uno spazio decisivo anche per il messaggio cattolico. Non si tratta solo di “esserci”, ma di abitare il digitale con il linguaggio del Vangelo. Ma il rischio è dietro l’angolo: se la rete è spesso teatro di superficialità, polarizzazione, e autocelebrazione, l'annuncio cristiano rischia di diventare un contenuto tra tanti. Il pericolo non è solo tecnico, ma teologico e pastorale: ridurre la fede a comunicazione, la missione a prestazione, la verità a slogan. Per questo, parlare di Maria come Madre della Chiesa “digitale” significa interrogarsi su come annunciare Cristo senza svuotarlo di senso. Il Giubileo dei missionari digitali ha offerto una risposta possibile: evangelizzare senza rincorrere le logiche della visibilità, scegliere l'autenticità invece della strategia, costruire relazioni vere, anche attraverso gli strumenti più effimeri. In questo, Maria resta la guida: silenziosa, profonda, fedele. Madre non dell'apparenza, ma della verità che si fa carne.
Ma quale Chiesa è oggi quella che Maria è chiamata a custodire? Quale volto della Chiesa abbraccia ancora la sua maternità?
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Una Chiesa affaticata, sicuramente divisa, alle prese con crisi interne e ferite pubbliche. Una Chiesa che ha perso — in parte — la fiducia della gente, e che deve riscoprire la tenerezza e la verità del Vangelo. In mezzo a tutto questo, Maria resta madre non di una fazione, ma dell'intero popolo di Dio. Una Chiesa divisa ha ancora più bisogno di essere rigenerata alla luce del Vangelo. Se Maria è ancora Mater Ecclesiae, allora la Chiesa deve assomigliarle: non deve preoccuparsi di piacere, ma di servire. Non di contare i suoi numeri, ma di restare fedele al suo Signore. Non di espandersi, ma di generare.
Il Giubileo dei missionari digitali ci ha ricordato che anche nel mondo delle connessioni virtuali c’è bisogno di una Chiesa materna, credibile, libera. E che Maria, ancora oggi, può insegnarle come farlo.
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Rubrica a cura di Pietro Santoro
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