Calco: chiesa gremita per l’estremo saluto a Gallina

Mario Gallina
Una chiesa gremita, un silenzio denso di commozione, uno sguardo collettivo rivolto a un uomo che ha lasciato un segno profondo nella comunità meratese. Nel pomeriggio di venerdì 1° agosto nella chiesa parrocchiale di Calco – paese in cui abitava – si sono celebrati i funerali del dottor Mario Gallina, storico medico e politico, già sindaco di Merate e figura di riferimento per decenni nella vita pubblica del territorio.
Gallina si è spento all’età di 77 anni, lasciando la moglie Adele e la figlia Francesca dopo aver combattuto contro un male incurabile. Alla cerimonia funebre, officiata dal parroco di Calco don Giuseppe Sala insieme a don Mauro Malighetti, parroco di Merate, hanno preso parte moltissimi cittadini, amici, colleghi, pazienti, amministratori e sindaci ed ex sindaci del territorio. Presenti in chiesa, tra gli altri, il primo cittadino di Calco Stefano Motta e quello di Merate, Mattia Salvioni, e gli ex sindaci della città Andrea Massironi e Dario Perego, oltre all’ex sindaco di Valmadrera Antonio Rusconi, che al termine della messa ha condiviso un ricordo personale.

Durante l’omelia, don Giuseppe – che ha conosciuto Mario negli ultimi mesi della sua vita – ha tratteggiato un profilo umano e spirituale di Mario Gallina che ha toccato il cuore dei presenti. “Averlo conosciuto è stata per me una grazia” ha detto. “Un uomo semplice, buono, mite, operoso. Non uno di quelli che si fanno notare con fuochi d’artificio, ma di quelli che ti colpiscono se sai guardare in profondità. Un uomo di spessore e di grandezza umana”.
Don Giuseppe ha raccontato il tempo condiviso con lui durante la malattia, un periodo in cui – ha detto – “ho incontrato un uomo pieno di speranza, capace di combattere, capace di saggezza, capace di amore”. Ha ricordato il momento in cui Gallina ha ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi: “Mi ha aspettato. Non voleva restare seduto sul letto. Ha voluto alzarsi in piedi, davanti a Dio, con dignità. E io credo che un uomo si giudichi anche da come affronta la morte”.

“Mario – ha proseguito don Giuseppe – ha vissuto con dedizione incondizionata. Aveva un amore profondo per la sua famiglia, per la moglie e la figlia, e per il suo lavoro. Ma soprattutto aveva uno sguardo attento verso la vita e verso le persone, non solo come medico, ma come uomo”.
Il parroco ha voluto sottolineare anche l’umiltà e il senso del dovere con cui Gallina ha vissuto il proprio impegno pubblico e politico: “Non si vantava dei suoi meriti. Non parlava dei suoi successi. I talenti che il Signore gli aveva dato li ha fatti fruttare tutti. Come medico, come amministratore, come uomo di fede. Non si è risparmiato mai. Ha amato le cose vere. È stato un uomo innamorato della vita”.

Don Giuseppe ha raccontato i loro ultimi incontri, fatti anche di silenzi carichi di significato: “A volte mi faceva domande a cui, in qualche caso, non rispondevo, domande di cui sembrava conoscesse già le risposte. Mi guardava, mi studiava, con affetto. Quando sono andato a trovarlo in ospedale, si è commosso. Ha vissuto questo tempo di passaggio con fiducia. La sua era una speranza tenace, quella che Papa Francesco paragona a un’ancora gettata nell’aldilà, a cui restiamo attaccati con una corda chiamata speranza”.
Il sacerdote ha concluso l’omelia con un ringraziamento alla famiglia, e in particolare alla moglie Adele: “La sua presenza accanto a Mario è stata decisiva. In quegli ultimi giorni, è stato chiaro quanto profondo fosse il legame tra loro”.
Al termine della cerimonia, Antonio Rusconi, anch’egli legato a Gallina da stima e amicizia, ha ricordato del loro primo incontro grazie alla conoscenza comune di Oscar Luigi Scalfaro, divenuto poi Presidente della Repubblica, e ha sottolineato la coerenza tra la vita pubblica e privata di Gallina: “In tanti hanno ricordato giustamente in questi giorni le numerose cariche istituzionali che ha ricoperto, ma forse questo è il luogo più giusto per ripercorrere la dimensione religiosa e tornare all’origine della profonda umanità e spiritualità. Il Mario sindaco che aveva la porta spalancata per tutti era parallelo al Mario ortopedico, disponibile sempre (…). Mario Gallina ha ricoperto diversi ruoli istituzionali. Era parte integrante di una generazione di valore di amministratori democristiani che avevano nell'ingegner Luigi Zappa una guida politica, convinti della necessità che la peculiarità del Meratese, di cui erano orgogliosi a partire dall’ospedale, si dovesse confrontare a livello provinciale e regionale. Era evidente in lui l’insegnamento degasperiano che imponeva che la vita privata fosse la stessa immagine di quella pubblica. Anzi, parlerei oggi di un’inattualità di figure umane come quella di Mario Gallina, per cui si poteva dire che la politica era vissuta come servizio e come forma più ampia di carità”.

A rendere ancora più intensa la cerimonia, le parole della figlia Francesca, che ha voluto condividere un tributo profondamente personale e carico di gratitudine: “Ciao babbo, ho pensato tanto a questo momento, ma non credevo sarebbe arrivato così in fretta. Tu ci tenevi tanto ad accompagnare il piccolo Tommy all’asilo o scuola, invece purtroppo non ce l’hai fatta. Ma non ti preoccupare, perché il primo giorno di asilo di Tommy, il mio primo pensiero andrà a te. E mentre accompagnerò il mio bimbo, gli parlerò del suo grande nonno, che gli volveva tanto bene”. La figlia ha tratteggiato con numerosi ricordi l’immagine del padre, anche particolarmente personali e toccanti: “Tu per me sei sempre stato il mio eroe e come i veri eroi mi hai salvato la vita. È stato grazie al tuo intuito di papà o di medico che nel lontano 2005 mi hai detto di fare quella famosa ecografia da cui è emerso qualcosa di impensabile, che se non fosse stato scoperto in tempo, mi avrebbe portato via. Grazie veramente, babbo. Attraverso di te ho potuto sperimentare il significato dell’amore incondizionato. I miei bisogni venivano prima dei tuoi e so che hai fatto l’impossibile per aiutarmi e rendermi più felice”.

Infine, anche la nipote Martina, in lacrime, ha voluto ricordare l’amato zio: “Non sono qui per raccontare quello che tutti già sanno, in questi giorni ho pensato di raccontare quello che sei stato per noi” ha detto, parlando poi dello studio di Gallina “pieno di fogli e di libri, dove la passione per la cultura si respirava nell’aria” e della sua “sete di sapere”, oltre che delle loro mattinate insieme, del suono del pianoforte nella sua casa e degli innumerevoli gatti che la moglie adottava e che Gallina guardava “con affetto rassegnato ma sincero”.
Con Mario Gallina se ne va una delle figure più storicamente rappresentative del panorama civile e politico del Meratese, un uomo che ha saputo vivere con rigore, umanità e passione ogni ruolo ricoperto, senza mai cercare il clamore, ma lasciando una traccia indelebile. Nel silenzio di una chiesa colma di affetto e riconoscenza, la sua eredità – fatta di servizio, coerenza e amore – è rimasta come guida per le generazioni future.
Gallina si è spento all’età di 77 anni, lasciando la moglie Adele e la figlia Francesca dopo aver combattuto contro un male incurabile. Alla cerimonia funebre, officiata dal parroco di Calco don Giuseppe Sala insieme a don Mauro Malighetti, parroco di Merate, hanno preso parte moltissimi cittadini, amici, colleghi, pazienti, amministratori e sindaci ed ex sindaci del territorio. Presenti in chiesa, tra gli altri, il primo cittadino di Calco Stefano Motta e quello di Merate, Mattia Salvioni, e gli ex sindaci della città Andrea Massironi e Dario Perego, oltre all’ex sindaco di Valmadrera Antonio Rusconi, che al termine della messa ha condiviso un ricordo personale.

Durante l’omelia, don Giuseppe – che ha conosciuto Mario negli ultimi mesi della sua vita – ha tratteggiato un profilo umano e spirituale di Mario Gallina che ha toccato il cuore dei presenti. “Averlo conosciuto è stata per me una grazia” ha detto. “Un uomo semplice, buono, mite, operoso. Non uno di quelli che si fanno notare con fuochi d’artificio, ma di quelli che ti colpiscono se sai guardare in profondità. Un uomo di spessore e di grandezza umana”.
Don Giuseppe ha raccontato il tempo condiviso con lui durante la malattia, un periodo in cui – ha detto – “ho incontrato un uomo pieno di speranza, capace di combattere, capace di saggezza, capace di amore”. Ha ricordato il momento in cui Gallina ha ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi: “Mi ha aspettato. Non voleva restare seduto sul letto. Ha voluto alzarsi in piedi, davanti a Dio, con dignità. E io credo che un uomo si giudichi anche da come affronta la morte”.

“Mario – ha proseguito don Giuseppe – ha vissuto con dedizione incondizionata. Aveva un amore profondo per la sua famiglia, per la moglie e la figlia, e per il suo lavoro. Ma soprattutto aveva uno sguardo attento verso la vita e verso le persone, non solo come medico, ma come uomo”.
Il parroco ha voluto sottolineare anche l’umiltà e il senso del dovere con cui Gallina ha vissuto il proprio impegno pubblico e politico: “Non si vantava dei suoi meriti. Non parlava dei suoi successi. I talenti che il Signore gli aveva dato li ha fatti fruttare tutti. Come medico, come amministratore, come uomo di fede. Non si è risparmiato mai. Ha amato le cose vere. È stato un uomo innamorato della vita”.

Don Giuseppe ha raccontato i loro ultimi incontri, fatti anche di silenzi carichi di significato: “A volte mi faceva domande a cui, in qualche caso, non rispondevo, domande di cui sembrava conoscesse già le risposte. Mi guardava, mi studiava, con affetto. Quando sono andato a trovarlo in ospedale, si è commosso. Ha vissuto questo tempo di passaggio con fiducia. La sua era una speranza tenace, quella che Papa Francesco paragona a un’ancora gettata nell’aldilà, a cui restiamo attaccati con una corda chiamata speranza”.
Il sacerdote ha concluso l’omelia con un ringraziamento alla famiglia, e in particolare alla moglie Adele: “La sua presenza accanto a Mario è stata decisiva. In quegli ultimi giorni, è stato chiaro quanto profondo fosse il legame tra loro”.
Al termine della cerimonia, Antonio Rusconi, anch’egli legato a Gallina da stima e amicizia, ha ricordato del loro primo incontro grazie alla conoscenza comune di Oscar Luigi Scalfaro, divenuto poi Presidente della Repubblica, e ha sottolineato la coerenza tra la vita pubblica e privata di Gallina: “In tanti hanno ricordato giustamente in questi giorni le numerose cariche istituzionali che ha ricoperto, ma forse questo è il luogo più giusto per ripercorrere la dimensione religiosa e tornare all’origine della profonda umanità e spiritualità. Il Mario sindaco che aveva la porta spalancata per tutti era parallelo al Mario ortopedico, disponibile sempre (…). Mario Gallina ha ricoperto diversi ruoli istituzionali. Era parte integrante di una generazione di valore di amministratori democristiani che avevano nell'ingegner Luigi Zappa una guida politica, convinti della necessità che la peculiarità del Meratese, di cui erano orgogliosi a partire dall’ospedale, si dovesse confrontare a livello provinciale e regionale. Era evidente in lui l’insegnamento degasperiano che imponeva che la vita privata fosse la stessa immagine di quella pubblica. Anzi, parlerei oggi di un’inattualità di figure umane come quella di Mario Gallina, per cui si poteva dire che la politica era vissuta come servizio e come forma più ampia di carità”.

A rendere ancora più intensa la cerimonia, le parole della figlia Francesca, che ha voluto condividere un tributo profondamente personale e carico di gratitudine: “Ciao babbo, ho pensato tanto a questo momento, ma non credevo sarebbe arrivato così in fretta. Tu ci tenevi tanto ad accompagnare il piccolo Tommy all’asilo o scuola, invece purtroppo non ce l’hai fatta. Ma non ti preoccupare, perché il primo giorno di asilo di Tommy, il mio primo pensiero andrà a te. E mentre accompagnerò il mio bimbo, gli parlerò del suo grande nonno, che gli volveva tanto bene”. La figlia ha tratteggiato con numerosi ricordi l’immagine del padre, anche particolarmente personali e toccanti: “Tu per me sei sempre stato il mio eroe e come i veri eroi mi hai salvato la vita. È stato grazie al tuo intuito di papà o di medico che nel lontano 2005 mi hai detto di fare quella famosa ecografia da cui è emerso qualcosa di impensabile, che se non fosse stato scoperto in tempo, mi avrebbe portato via. Grazie veramente, babbo. Attraverso di te ho potuto sperimentare il significato dell’amore incondizionato. I miei bisogni venivano prima dei tuoi e so che hai fatto l’impossibile per aiutarmi e rendermi più felice”.

Infine, anche la nipote Martina, in lacrime, ha voluto ricordare l’amato zio: “Non sono qui per raccontare quello che tutti già sanno, in questi giorni ho pensato di raccontare quello che sei stato per noi” ha detto, parlando poi dello studio di Gallina “pieno di fogli e di libri, dove la passione per la cultura si respirava nell’aria” e della sua “sete di sapere”, oltre che delle loro mattinate insieme, del suono del pianoforte nella sua casa e degli innumerevoli gatti che la moglie adottava e che Gallina guardava “con affetto rassegnato ma sincero”.
Con Mario Gallina se ne va una delle figure più storicamente rappresentative del panorama civile e politico del Meratese, un uomo che ha saputo vivere con rigore, umanità e passione ogni ruolo ricoperto, senza mai cercare il clamore, ma lasciando una traccia indelebile. Nel silenzio di una chiesa colma di affetto e riconoscenza, la sua eredità – fatta di servizio, coerenza e amore – è rimasta come guida per le generazioni future.
E.Ma.