I gioielli dei Savoia sono dello Stato. Bankitalia vince contro la Real Casa
La storia si chiude, almeno per ora, nel caveau della Banca d'Italia. I preziosi gioielli della Corona, consegnati nel giugno del 1946 all'indomani della nascita della Repubblica, non torneranno nelle mani dei Savoia.
Lo ha stabilito il Tribunale civile di Roma, respingendo la richiesta degli eredi di Umberto II che ne rivendicavano la proprietà. Per i giudici si tratta di beni «di dotazione della Corona», legati alla funzione regale e non all'eredità familiare.
Tradotto: non erano gioielli personali, ma simboli del potere monarchico e quindi oggi spettano allo Stato.
Ora gli eredi del Partito Comunista Italiano restituiscano l’Oro di Dongo, fatto sparire non nel lago, ma nelle sicure casseforti della vicina Svizzera e utilizzati poi per acquistare a Roma la famosa sede di Botteghe Oscure.
Alla Magistratura il compito di stabilire se ai tempi fu l’ultimo furto dell’epoca Monarchica o il primo della nuova Repubblica. Agli eredi il compito di chiedere le dovute scuse e raccontare la verità.
Lo ha stabilito il Tribunale civile di Roma, respingendo la richiesta degli eredi di Umberto II che ne rivendicavano la proprietà. Per i giudici si tratta di beni «di dotazione della Corona», legati alla funzione regale e non all'eredità familiare.
Tradotto: non erano gioielli personali, ma simboli del potere monarchico e quindi oggi spettano allo Stato.
Ora gli eredi del Partito Comunista Italiano restituiscano l’Oro di Dongo, fatto sparire non nel lago, ma nelle sicure casseforti della vicina Svizzera e utilizzati poi per acquistare a Roma la famosa sede di Botteghe Oscure.
Alla Magistratura il compito di stabilire se ai tempi fu l’ultimo furto dell’epoca Monarchica o il primo della nuova Repubblica. Agli eredi il compito di chiedere le dovute scuse e raccontare la verità.
R.C.























