Church pocket/72. “Prometti a me filiale obbedienza”: una promessa in crisi?

Nei due articoli precedenti sulla solitudine dei preti è emerso con chiarezza un nodo delicato: il rapporto tra vescovi e sacerdoti. Un dato colpisce più di tutti: quasi l’80% dei sacerdoti intervistati sente il proprio vescovo come distante, formale, quasi irraggiungibile. Un padre, certo, ma spesso più “di diritto” che “di fatto”.
“Il vescovo è il padre della diocesi”: quante volte lo abbiamo sentito dire? È scritto nei documenti ufficiali, viene ripetuto durante le omelie d’insediamento, lo ripetono i preti e i fedeli. E ogni prete, nel giorno dell’ordinazione, ha pronunciato con emozione e convinzione queste parole davanti al proprio vescovo:
«Prometti a me e ai miei successori filiale rispetto e obbedienza?»

Ma diciamoci la verità: spesso questa promessa filiale rischia di restare solo una formalità liturgica, non per mancanza di sincerità, ma perché è difficile viverla concretamente se manca un'autentica relazione umana e pastorale. La figura del vescovo appare sempre più quella di un manager ecclesiastico, oberato da compiti amministrativi, agende affollate e appuntamenti formali. Le visite pastorali rischiano di ridursi a occasioni fugaci, eventi ufficiali pieni di formalità e discorsi già scritti. Gli incontri personali sono sempre più rari, brevi, formali e poco incisivi.
UlltimaLuglioChurch1.jpg (135 KB)
Eppure, la vocazione sacerdotale non chiede manager, ma pastori. Il recente Giubileo dei sacerdoti indetto da Papa Leone XIV lo ricordava: sacerdoti da tutto il mondo si sono radunati a Roma, richiamati a riscoprire la loro missione come testimoni, non funzionari. Il Giubileo voleva essere un richiamo a tornare all’essenziale: essere “servitori”, non amministratori. Non è solo colpa dei singoli vescovi. È tutta una struttura ecclesiale che negli ultimi decenni ha scelto la strada della burocratizzazione, moltiplicando gli incarichi amministrativi, riempiendo le giornate dei pastori di riunioni, consigli e pratiche da firmare, lasciando poco tempo per un ascolto autentico e un confronto diretto.
A peggiorare il quadro sono arrivate, negli ultimi anni, le decisioni di nomine di vescovi per più diocesi contemporaneamente - in persona episcopi. Soluzioni forse necessarie per affrontare il calo delle vocazioni e le difficoltà economiche, ma che trasformano ulteriormente la figura del vescovo in un “episcopo itinerante”, diviso tra comunità distanti, preti sconosciuti, fedeli che faticano a riconoscersi nella figura di un pastore incontrato raramente.
UlltimaLuglioChurch2.jpg (134 KB)
Papa Francesco, parlando ai nuovi vescovi, ha detto:
«Siate pastori con l'odore delle pecore, non manager da ufficio. Stiate in mezzo ai vostri preti, ascoltateli, camminate insieme a loro».
Ma come è possibile farlo, se le diocesi diventano sempre più grandi, gli incarichi sempre più numerosi, e il tempo sempre più breve? Serve una riflessione urgente. È tempo che la Chiesa si interroghi seriamente su cosa voglia davvero dire essere “vescovo”. Non un burocrate che firma carte, non solo un'autorità ecclesiastica che pronuncia discorsi. Ma un uomo che conosce davvero la vita, le difficoltà e i bisogni di ogni sacerdote. Un padre capace di farsi prossimo, non per protocollo, ma per umanità. La crisi della solitudine dei preti chiama in causa direttamente la figura episcopale: non basta avere vescovi bravi, serve che siano anche vescovi vicini, reali, tangibili. Il cambiamento non è solo una questione organizzativa, è anzitutto spirituale e pastorale. Significa scegliere consapevolmente la priorità dell'incontro personale rispetto a quello istituzionale, del dialogo diretto rispetto al comunicato stampa.
Perché, ricordiamolo ancora, la Chiesa non è solo una struttura, ma un corpo vivente. E ogni corpo vive e cresce solo grazie a relazioni vive e vere. Ripartiamo da qui. Da relazioni vere tra pastori e sacerdoti. È l'unico modo per ridare forza e credibilità alla Chiesa. È l'unico modo per dire davvero che il vescovo è padre. Non solo sulla carta, ma nella vita di ogni sacerdote.
Segui Church Pocket - Teologia Tascabile anche su Instagram, Facebook e TikTok per altri approfondimenti video.
Rubrica a cura di Pietro Santoro
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.