Oratori estivi: musicalmente diseducativi

Oratorio: luogo di relazione-educazione-accoglienza, che può emergere ed essere valorizzato anche attraverso il linguaggio della musica.
Voglio mettere in luce e in primo piano l’importanza di uno spazio unico come l’Oratorio, attraverso la bellezza della musica che diventa una autentica forma di educazione. Tutti noi siamo passati da questa esperienza straordinaria dove abbiamo condiviso e maturato valori come: l’amicizia, il rispetto, l’ascolto, l’attenzione, l’altruismo, il servizio, la preghiera, il senso del tempo, la pazienza, il silenzio, il gioco, il canto e la musica.
Mi è caduto l’orecchio, passando vicino agli Oratori estivi durante le attività proposte a centinaia di bambini. Ho voluto utilizzare una metafora per sottolineare il disagio di fronte a un luogo dove la musica (linguaggio universale per avvicinarci ed educarci alla gioia dello stare insieme) invece di avere un ruolo di educazione ai valori e soprattutto al bello diventa elemento passivo e diseducativo. Audio ad altissimo volume dove si fa fatica ad ascoltare e soprattutto a dialogare.
Ma, e questo è l’elemento decisamente preoccupante, un genere di musica continuamente sparata nel cervello inascoltabile, volgare, insignificante. La musica deve essere uno strumento che aiuta a stare insieme, a giocare, a studiare e riflettere.
Ma, se l’orecchio e soprattutto il cervello sono bombardati da testi insignificanti, misogini, violenti, da ritmi e melodie nauseanti, da voci elettroniche trip, trap, trup, inconsciamente entra come “normale” ascoltarla e condividerla. In un contesto come l’Oratorio, sinonimo di serenità e rispetto ai valori che costruiscono una persona, diventa inconciliabile questo tipo di proposta musicale.
L’educazione passa soprattutto anche attraverso una valutazione oggettiva di quello che si vuole proporre e condividere ai ragazzi. Dobbiamo riportare al centro la persona che sta maturando una sua identità. Una identità che deve rapportarsi con l’altro e rispettarlo nonostante le sue diversità e caratteristiche.
Discernere tra il bello e il brutto, tra il giusto e lo sbagliato, tra l’attenzione e l’indifferenza, tra la partecipazione e il menefreghismo. Tutto è relativo o soggettivo? No! Dobbiamo adeguarci alla massa? No! E’ bello perché ha milioni di visualizzazioni o pollici in su? No! Perché non troviamo e valorizziamo momenti di silenzio dove ascoltare la musica che ci circonda?
Ma anche momenti dove la musica viene messa in primo piano attraverso il canto, la danza, l’ascolto, l’analisi di un testo. La musica può diventare uno strumento straordinario per abbattere i muri e le barriere e costruire ponti di pace.
Mi ritorna alla mente una canzone che ho imparato all’Oratorio con Don Natale Galbiati: “Perchè non costruiamo i ponti sopra i fiumi, perché non costruiamo i ponti, così ci incontriamo, perchè non costruiamo i ponti”.
M°Antonello Brivio
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