Riserva Lago, la Giunta alla Regione: allentare i vincoli
A fine mese riaprirà l’area interclusa della Riserva di Sartirana.
La chiusura della zona posta a nord si rinnova ogni anno nel periodo compreso tra marzo e luglio, al fine di garantire un’adeguata protezione alla nidificazione dell’avifauna presente nella Riserva.
Come è risaputo, la misura non è ben accetta da molti essendo il bacino lacustre e l’area circostante méta privilegiata per camminatori e camminatrici meratesi, al punto che alcun anni fa era stata avviata una raccolta di firme per chiedere al Comune di allentare i divieti.
Iniziativa che aveva suscitato l’immediata reazione di alcune associazioni ambientaliste, quali l’Associazione Monte di Brianza, il Comitato Civico Ambiente, Legambiente Lecco e Cros Varenna, preoccupate che un allentamento o addirittura un annullamento dei divieti potesse pregiudicare la riproduzione di specie considerate di pregio a livello europeo.

Ma qualcosa potrebbe cambiare. Lo scorso mese di febbraio l’assessora all’Ambiente del Comune di Merate, Silvia Sesana, e il sindaco, Mattia Salvioni, hanno inviato una lettera alla Regione Lombardia in cui si chiede in sostanza di poter avere una maggiore flessibilità rispetto a norme stabilite in passato e che oggi potrebbero essere “non più rispondenti alle necessità di tutela e gestione del sito”.
Nella lettera l’Amministrazione comunale, che in quanto ex Ente Gestore ha predisposto il Piano integrato della Riserva, evidenzia che durante la fase di stesura del Piano “si è discusso approfonditamente sulle norme per la regolamentazione delle attività antropiche salvo poi appurare che Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Parchi, Aree Protette e Consorzi di Bonifica, imponeva che il nuovo Piano Integrato dovesse essere totalmente allineato ‘ai divieti esplicitati nella D.P.C.R. 15 novembre 1984, n. III/1802 e alle misure di conservazione specifiche contenute nell’allegato 2 della D.G.R. 30 novembre 2015, n. X/4429.”
Ma quello che più conta è la precisazione, da parte regionale, che “nel nuovo piano integrato andranno riportati integralmente tutti i divieti e le disposizioni contenute nelle deliberazioni sopra citate, secondo il principio che, in caso di disallineamento tra i due atti, prevale la norma più restrittiva”.


Sempre nella lettera si sottolinea che “considerato che i Piani di Gestione, avendo una durata temporale limitata, a volte introducono alcuni divieti anche a livello sperimentale che col tempo potrebbero perdere la valenza scientifica o risultare non più adeguati alla situazione ecologica e gestionale del sito, il loro inserimento nelle misure di conservazione di fatto rende tali divieti immodificabili”.
Insomma, anche qualora il Comune volesse cambiare lo stato di fatto, questo non sarebbe possibile. E un esempio è proprio rappresentato dal periodo di chiusura di una parte della Riserva Naturale, misura introdotta nel primo Piano di Gestione della Riserva approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 4/56753 del 03.08.1990 e modificata poi dal Piano di Gestione del Sic nel 2001, riportata nelle misure di conservazione approvate con D.G.R 30 novembre 2015, n. X/4429”.
Al di là delle doverose citazioni di delibere e regolamenti, quello che l’Amministrazione comunale chiede a Regione Lombardia è che i divieti possano essere modificati dall’Ente Gestore in fase di predisposizione dei Piani di Gestione, in modo da poter avere un approccio gestionale più flessibile, “evitando che misure sperimentali o datate diventino vincoli permanenti non più rispondenti alle necessità di tutela e gestione del sito”.
Al momento la lettera non ha ancora avuto risposta da parte della Direzione Generale Territorio e Sistemi Verdi Parchi della Regione a cui è stata inviata.
Qualora la risposta dovesse essere positiva, “eventuali cambiamenti dovranno essere supportati da conoscenze scientifiche sull’avifauna presente nella Riserva e sui luoghi di nidificazione”, ha tenuto a sottolineare l’assessora Silvia Sesana.
La chiusura della zona posta a nord si rinnova ogni anno nel periodo compreso tra marzo e luglio, al fine di garantire un’adeguata protezione alla nidificazione dell’avifauna presente nella Riserva.
Come è risaputo, la misura non è ben accetta da molti essendo il bacino lacustre e l’area circostante méta privilegiata per camminatori e camminatrici meratesi, al punto che alcun anni fa era stata avviata una raccolta di firme per chiedere al Comune di allentare i divieti.
Iniziativa che aveva suscitato l’immediata reazione di alcune associazioni ambientaliste, quali l’Associazione Monte di Brianza, il Comitato Civico Ambiente, Legambiente Lecco e Cros Varenna, preoccupate che un allentamento o addirittura un annullamento dei divieti potesse pregiudicare la riproduzione di specie considerate di pregio a livello europeo.

Ma qualcosa potrebbe cambiare. Lo scorso mese di febbraio l’assessora all’Ambiente del Comune di Merate, Silvia Sesana, e il sindaco, Mattia Salvioni, hanno inviato una lettera alla Regione Lombardia in cui si chiede in sostanza di poter avere una maggiore flessibilità rispetto a norme stabilite in passato e che oggi potrebbero essere “non più rispondenti alle necessità di tutela e gestione del sito”.
Nella lettera l’Amministrazione comunale, che in quanto ex Ente Gestore ha predisposto il Piano integrato della Riserva, evidenzia che durante la fase di stesura del Piano “si è discusso approfonditamente sulle norme per la regolamentazione delle attività antropiche salvo poi appurare che Regione Lombardia, Direzione Generale Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi Parchi, Aree Protette e Consorzi di Bonifica, imponeva che il nuovo Piano Integrato dovesse essere totalmente allineato ‘ai divieti esplicitati nella D.P.C.R. 15 novembre 1984, n. III/1802 e alle misure di conservazione specifiche contenute nell’allegato 2 della D.G.R. 30 novembre 2015, n. X/4429.”
Ma quello che più conta è la precisazione, da parte regionale, che “nel nuovo piano integrato andranno riportati integralmente tutti i divieti e le disposizioni contenute nelle deliberazioni sopra citate, secondo il principio che, in caso di disallineamento tra i due atti, prevale la norma più restrittiva”.


Sempre nella lettera si sottolinea che “considerato che i Piani di Gestione, avendo una durata temporale limitata, a volte introducono alcuni divieti anche a livello sperimentale che col tempo potrebbero perdere la valenza scientifica o risultare non più adeguati alla situazione ecologica e gestionale del sito, il loro inserimento nelle misure di conservazione di fatto rende tali divieti immodificabili”.
Insomma, anche qualora il Comune volesse cambiare lo stato di fatto, questo non sarebbe possibile. E un esempio è proprio rappresentato dal periodo di chiusura di una parte della Riserva Naturale, misura introdotta nel primo Piano di Gestione della Riserva approvato con Delibera della Giunta Regionale n. 4/56753 del 03.08.1990 e modificata poi dal Piano di Gestione del Sic nel 2001, riportata nelle misure di conservazione approvate con D.G.R 30 novembre 2015, n. X/4429”.
Al di là delle doverose citazioni di delibere e regolamenti, quello che l’Amministrazione comunale chiede a Regione Lombardia è che i divieti possano essere modificati dall’Ente Gestore in fase di predisposizione dei Piani di Gestione, in modo da poter avere un approccio gestionale più flessibile, “evitando che misure sperimentali o datate diventino vincoli permanenti non più rispondenti alle necessità di tutela e gestione del sito”.
Al momento la lettera non ha ancora avuto risposta da parte della Direzione Generale Territorio e Sistemi Verdi Parchi della Regione a cui è stata inviata.
Qualora la risposta dovesse essere positiva, “eventuali cambiamenti dovranno essere supportati da conoscenze scientifiche sull’avifauna presente nella Riserva e sui luoghi di nidificazione”, ha tenuto a sottolineare l’assessora Silvia Sesana.
A.Vi.